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Anno 2007, il rock italiano si chiama Verdena

Balarm
La redazione
  • 17 aprile 2007

Anno 2007, il rock italiano si chiama Verdena. La band bergamasca torna a Palermo, venerdì 27 aprile alle ore 22 al Bier Garten (viale Regione Siciliana 6465) per presentare l’ultimo disco dal titolo “Requiem”. Il biglietto costa 17,50 euro e si può acquistare in prevendita a Palermo al Box Office di Ricordi, Bar Rosanero, Master dischi, Ellepi dischi e Dischery. «Tre anni fa quando usci il “Il Sucidio del Samurai” i Verdena dimostrarono, se mai ce ne fosse stato bisogno, di essere una delle migliori band italiane. Il rock/grunge era maturato e si preparava ad esplorare nuovi lidi che passavano da un certo rock psichedelico figlio degli anni ‘70. “Requiem” conferma questa direzione, ampliando però, il discorso con nuovi e significativi cambiamenti. “Requiem” è un album molto curato, ma allo stesso tempo suona sanguigno, è un lavoro che suda rock! (fonte Blackart, Debaser.it)».

Suonano insieme da sempre, Alberto (chitarra, voce), Luca (batteria), Roberta (basso). Hanno esordito nel 1999 con “Verdena”. Feedback? Un sacco di copie vendute. Pubblico che apprezza. Poi via, sulla strada, a suonare in giro per l’Italia. Poi di nuovo in studio, alle Officine Meccaniche, a registrare “Solo un grande sasso”, uscito nei negozi nel 2001. Passano tre anni tra il secondo è il terzo album. Tre anni di decine e decine di concerti (il live è dove tutta la potenza della band viene fuori al meglio), uno studio di registrazione che hanno costruito i Verdena stessi. Tutto per loro (è l’Henhouse, pieno di “macchine” strettamente analogiche, assolutamente “vintage”). Nello studio nuovo, sotto casa, registrano “Il suicidio”. Il disco, a gennaio 2004, entra in classifica (sia con il primo singolo “Luna” che con l’album). L’anno dopo, nel 2005, il terzo lavoro dei Verdena viene pubblicato anche all’estero. Più volte il gruppo parte in tour per l’estero. Prima in Germania, poi in Austria e Svizzera. Infine, nell’estate del 2006, dopo la pubblicazione dell’album in Francia, suona a Parigi e in un festival organizzato da Noir Desir (che li vogliono nel cast). Finito il tour all’estero e dopo un’apparizione unica in Italia ad Arezzo Wave, la band si inabissa nel pollaio. Dopo diversi mesi di recording sessions, finalmente, il 16 marzo 2007, esce “Requiem”, un lavoro di 15 brani frutto di una selezione accuratissima: un bel segnale di vita per il rock nostrano, soprattutto per il fatto che il gruppo si avventura in territori musicali diversi dal solito, confermando la tendenza già mostrata nel precedente album di abbandonare le semplici canzoncine dai toni eccessivamente morbidi e di evolversi verso un rock più sporco, lascivo e distorto.

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«“Marty in the Sky” introduce con un fragoroso scoppio di bomba il mostruoso muro sonoro di “Don Calisto”, facendo poi spazio ad una canzone meno violenta, quella “Non prendere l’Acme, Eugenio” che sembra uscita da “Mellon Collie and.the Infinite Sadness”. A sorpresa ci ritroviamo l’acustica “Angie”, melodie anni Settanta con accenno di assoli spaziali che si perdono nel finale convulso del brano, come in un altro pezzo leggero che troveremo più tardi, “Trovami un Modo Semplice per Uscirne”, straordinariamente delicato, non a caso entrambi co-prodotti da Mauro Pagani. E’ solo un attimo, perché si ritorna a schiaffeggiare gli amplificatori con “Isacco Nucleare” e la tragica “Canos.” Mai stati così cattivi e feroci. ”Il Gulliver” alterna suoni granitici ad atmosfere psichedeliche in quasi 12 minuti di orgia sonora, “Muori Delay” ci dà l’idea di come i Verdena abbiano voluto esplorare a modo loro le radici del rock, per trasportarci qualche brano dopo in un “Caos Strisciante”dannatamente impulsivo. Una seconda lunga composizione chiude l’album, “Sotto Prescrizione del Dottor Huxley”, meno caotica stavolta, ma visionaria e con un finale strumentale che rammenta quanto il trio è stato capace di esplorare, sperimentare e riportare alle nostre orecchie durante le “jammate” nel suo studio di registrazione casalingo, chiamato “Il Pollaio”» (fonte Rockshock.it).

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