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Lo vedi sempre ma non sai la sua storia: l'ultimo esempio di Belle Epoque a Palermo

Siamo tra le vie Brunetto Latina e Sammartino, in piazza Giovanni Amendola. Qui sorge un elegante edificio di eco modernista costruito da Vincenzo Alagna

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 27 maggio 2023

Palazzo Fanara a Palermo

Noto per aver immaginato e dunque realizzato la grande bellezza liberty del Palazzo Dato a principio di via XX settembre, Vincenzo Alagna si impone nell’immaginario collettivo come uno dei più raffinati progettisti d’inizio Novecento nella distanza di maniera compositiva dalla scuola basiliana di Palermo.

Se in Palazzo Dato è evidente il lessico di una ricerca che guarda oltre il recinto isolano per accedere a sinuosità di retaggio francese e belga, Alagna non rinuncia a manifestare la sostanza del proprio bagaglio classicista nell’interessante soluzione di raccordo urbano nel vicino Palazzo Fanara prospiciente la piazza Giovanni Amendola.

Costruito intorno al 1910 tra le vie Brunetto Latini e Sammartino, l’elegante edificio d’eco modernista si compone di cinque piani articolati su geometrie fitte di lesene, fasce bugnate e modanature avvolgenti le porte-finestre tutte munite di balconi singoli o condivisi (piani 1-4), ancorato a terra da una ulteriore e fitta fascia di elementi a filari orizzontali paralleli su cui si aprono finestre e porte di attività commerciali.
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L’edifico, stretto superiormente da un lieve cornicione aggettante ad anticipare il sottostante fregio a festoni scultorei, si caratterizza per la curva di raccordo tra i fronti tra via Brunetto Latini e piazza Amendola, governando di fatto lo spazio urbano, riuscendo a donare all’intero invaso un singolare tono di ulteriore decoro, rafforzato dal lirismo delle partiture di intonaco che alleggeriscono la percezione della grande massa volumetrica complessiva.

Moderno e intriso delle eleganti atmosfere della fase terminale della Belle èpoque, Palazzo Fanara venne colpito dalle bombe anglo-americane del 9 maggio 1943 che devastarono il fronte sulla piazza allora denominata “Guarnaschelli”, ma fortunatamente venne ricostruito "com’era dov’era" subito dopo la fine dell’ultima guerra.

Scevro da ogni formalismo tipicamente liberty, qui Alagna compone un organismo dalla forte monumentalità modernista prossimo alla ricerca architettonica coeva delle maggiori città italiane, solcando una via distante da quella di Ernesto Basile relativament all’imprinting decorativo ma prossimo alle esperienze del Palazzo Russo-Radicella di Salvatore Benfratello (demolito) e del vicino Palazzo Cirrincione di Ernesto Armò.

Una grande architettura dalla pelle di intonaco che supera la prova del tempo partecipando di quell’eleganza complessiva che seppe animare in diverse aree della città l’iconica “Età dei Florio”.
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