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Le sue foglie intrappolano le microplastiche: "pro e contro" della scoperta sulla Posidonia

Una nuova ricerca ha permesso di svelare una nuova importante (e in parte problematica) funzione ecosistemica di questa pianta. Tutte le novità

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 30 agosto 2024

Posidonia

Da diverso tempo gli scienziati e i siciliani si sono abituati a considerare la Posidonia oceanica come una delle piante più importanti fra quelle presenti nel bacino del Mediterraneo.

Essa, infatti, protegge le coste dell’isola dall’azione corrosiva delle onde, ospita un gran numero di animali, consente di intrappolare l’anidride carbonica, responsabile del riscaldamento climatico, e diversi altri elementi chimici, che possono inquinare il mare.

Una nuova ricerca ha però permesso di svelare una nuova importante (e in parte problematica) funzione ecosistemica di questa pianta.

Alcuni ricercatori del Cnr di Palermo, che lavorano presso l’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino, hanno scoperto insieme ai colleghi di Genova e del Cnr-Ismar di Bologna che le sue foglie intrappolano le microplastiche presenti nel mare, provocando degli effetti diretti sugli ecosistemi marini.

Considerando questo fenomeno, i tratti di mare in cui sono presenti maggiori concentrazioni di microplastiche sono le stesse che presentano un maggior numero di alghe e una maggiore estensione della prateria algale.
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Tra l’altro, sembra che in alcune situazioni, quando le microplastiche sono davvero molto presenti fra i flutti, questo fenomeno possa portare a un relativo calo demografico della fauna, come dichiarano gli scienziati, parlando di crostacei e molluschi.

«Nella nostra ricerca l'abbondanza di macrofauna e la ricchezza di taxa associata ai prati di P. oceanica sembravano essere influenzate negativamente dall'elevata abbondanza di plastiche nel sedimento, confermando che un'elevata abbondanza di queste sostanze corrisponde a livelli elevati di contaminazione negli organismi associati.

Inoltre, la capacità delle plastiche di assorbire e trasportare metalli pesanti e altri inquinanti nei sedimenti marini aumenta anche il rischio di trasferire questi contaminanti agli organismi, quando questi ingeriscono i frammenti».

Bisogna infine considerare che a seguito delle mareggiate o all’inizio della stagione riproduttiva, le foglie di Posidonia, ricche di plastica, giungono sulla battigia, rilasciando potenzialmente inquinanti anche sulla terra ferma, di seguito alla loro decomposizione.

Un vero problema, considerando l’importanza ecologica che queste foglie mantengono per un gran numero di spiagge siciliane.

Le comunità algali analizzate dagli esperti si trovano al largo di alcune delle più famose città marinare della nostra regione, ovvero Sciacca, Gela e a Capo Passero, dove i volontari attendono ulteriori nascite di tartarughe.

Pensare comunque di ridurre volontariamente le dimensioni delle praterie, al largo della costa siciliana, per limitare la concentrazione di plastiche vicino la costa è una scelta scorretta e potenzialmente pericolosa, secondo i ricercatori, visto che le foglie (anche quelle marcescenti) di Posidonia rappresentano un’importante nicchia ecologica per diverse creature e non sono neppure responsabili dell’inquinamento marino.

Più che altro, esse risultano essere la vittima del nostro spregiudicato sistema produttivo e della nostra incapacità di gestire i rifiuti. Tra l’altro, senza queste alghe le microplastiche vagherebbero più a lungo fra le onde, disperdendosi in maniera ancora più pericolosa nella piramide alimentare, allertando ulteriormente i biologi.

Questa notizia è stata pubblicata sulla rivista scientifica Environmental pollution e sta facendo particolarmente discutere gli ambienti accademici, che già da tempo sospettavano come la Posidonia avesse un ruolo nel filtrare le acque del mare dalla plastica.

Qualche anno fa, infatti, un altro studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports e condotto dagli esperti dell’Università di Barcellona, aveva infatti dimostrato come le egagropile di Posedonia potessero avere un ruolo nel recupero della plastica dal mare che bagna l’isola di Maiorca.

«Non possiamo conoscere completamente l’entità di questa esportazione di plastica verso la terra ferma – aveva dichiarato all’epoca la prima autrice di questo studio, Anna Sànchez-Vidal -.Tuttavia, le prime stime rivelano che le palline di Posidonia potrebbero raccogliere fino a 1.470 frammenti di plastica per kg di fibra vegetale».

Secondo gli studiosi spagnoli, quindi, per migliorare la situazione sarebbe paradossalmente più opportuno pensare di aumentare l’estensione stesse delle praterie, nei pressi di alcune comunità marine, proprio per catturare più microplastiche dall’ambiente e ridurne la concentrazione.
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