ITINERARI E LUOGHI
Le casette, le barche e il mare: il borgo in Sicilia che sembra uscito da una serie tv
Vi raccontiamo un pomeriggio d'ottobre alle porte di Palermo. Questo posto affascinante ricorda una nota serie per teenager, ma in realtà è molto di più
Il borgo Sant'Elia
Ho sempre considerato più suggestivo e caratteristico percorrere la salita fino all'edicola con la croce e con Capo Zafferano davanti a noi, e dove, al di sotto, si presenta un mare così azzurro e limpido che farebbe venire voglia di buttarsi anche a chi ha il terrore dell'acqua alta.
Ecco perchè penso che se si potessero comunicare le sensazioni sulla pelle così come si fa con i messaggi vocali, quelle che si provano alla baia di Sant'Elia a metà ottobre intaserebbero ogni chat.
Verso la mia destra, tutta sola e in disparte, la famosa casetta bianca. Fu proprio verso il vialetto che porta a lei che mi spostai, lasciando a poco a poco la zona più animata, con tutte le sue chiacchiere gesticolate, i suoni agitati delle tazzine da caffè e i calici mezzi vuoti da aperitivo.
Preferii dirigermi dove i gabbiani godevano dell'angolo più fascinoso del luogo. Passando sotto il braccio della gru, attratta dai due pontili dove attraccavano le barche al termine del loro lavoro, mi diressi dentro una piccola cavità sovrastata dalle abitazioni e, ancor prima, decorata dalle pale di fico perfettamente inchiodate alle rocce e ben salde come fermagli tra i capelli. Vegetazione desertica nel bel mezzo di uno scenario prettamente marino.
Mentre mi addentravo in quello che potrebbe essere una grotta da presepe, cercavo di evitare un attentato alla Hitchcock da parte dei gabbiani, ma mi resi conto che non stavano affatto pensando a me che invadevo il loro territorio, alle prese con una scalata coi tacchi sugli scogli viscidi.
Mentre, sotto la gru, le barche facevano da barriera ai suoni estranei di quella movida pomeridiana, ad un certo punto tutti quei volatili si fermarono e si zittirono, e ne approfittai per catturare il profilo di un gabbiano adagiato su un lungo ramo perfettamente in linea con l'orizzonte.
Sembravano in attesa di uno spettacolo teatrale e quando ho visto il cielo colorarsi ho capito quale sarebbe stato il tema. La casetta bianca dalle imposte verdi ora stava su un fondo di nuvole spennellate di luce e di rosa, proprio come il cipresso si staglia tra le stelle nella Notte Stellata di Van Gogh.
I pittori di un tempo vi si sarebbero trasferiti e non avrebbero lasciato un solo spazietto su quella spiaggia pur di imprimere sulle loro tele quel cielo insolito, soprattutto quando il suo riflesso sulle onde dava vita ad uno spettacolo di colori cangianti.
Persino il più inesperto dei fotografi non riuscirebbe a scattare una foto sgradevole con una natura simile, ma forse nessuno, esperti e non, guarderebbe per troppo tempo quei momenti su uno schermo. Non potrebbero competere con il ricordo di quel tetto rosa.
Di certo tutto ciò sarebbe di grande ispirazione per il nostro Dawson Leery, in procinto a scrivere la scenografia del film sull'ipotetico abitante della casetta bianca.
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