STORIE
Lascia la Sicilia, si separa ma non torna più: e ora cucina le ricette del papà in Marocco
Arianna, palermitana volata in Marocco 23 anni fa, porta avanti una "missione": far conoscere la Sicilia attraverso il cibo e i suoi racconti. La sua storia
Arianna Campisi
Adesso, con un matrimonio alle spalle, due figlie e un secondo marito, porta avanti quella che lei stessa definisce “una missione”: «far conoscere la Sicilia attraverso il cibo e i miei racconti da siciliana emigrata».
Vi raccontiamo la storia di Arianna Campisi, una palermitana volata in Marocco 23 anni fa e mai più tornata (se non per le vacanze) che, nonostante la grande lontananza, sente ancora vivo il legame con la sua terra tanto da aver dato il nome “La Sicula” al suo ristorante aperto nel 2017 a Marrakech.
Un’attività che nasce a seguito di varie vicissitudini, private e professionali, successi e fallimenti, spostamenti e cambiamenti di vita che le hanno permesso di arrivare dove è oggi, con tanti sacrifici sì ma senza rimpianti o rimproveri.
Ma per capire bene la sua storia e sapere come ci è finita una siciliana in Marocco occorre fare qualche passo indietro. Originaria di Palermo, Arianna proviene da una famiglia in cui la cucina ha sempre avuto un ruolo da protagonista.
«Eravamo in 4 – racconta – Io, i miei genitori e mia sorella. La passione sfrenata per la cucina l’ho ereditata da mio padre. Era lui, che appena rientrato da lavoro, si metteva subito ai fornelli e sfornava prelibatezze di ogni tipo».
Sin da piccolina quindi Arianna "assorbe", anche involontariamente, ricette e passione.
«Leggevo libri di cucina sparsi ovunque e andavo con papà Ciccio dagli agricoltori a scegliere verdure, la ricotta fresca con il siero, carni e quant'altro – racconta -. Anche quando ero piccina e andavamo in vacanza a Favignana, lui mi svegliava e mi portava la mattina alle 6.00 a vedere come si facevano i krapfen con la ricotta e i cannoli».
Insomma lui è stato e sarà sempre il suo miglior complice in cucina. Oggi, quella passione è diventata il suo lavoro ma a portarla via dalla Sicilia sono stati la disillusione prima, e l'amore dopo.
«La morte di Falcone e Borsellino hanno molto segnato le mie scelte di vita – racconta - perché la loro scomparsa ha fatto svanire l'illusione di un futuro bello e radioso in una Sicilia piena di problematiche, nonostante la sua infinita bellezza».
Così, a 19 anni, Arianna vola a Milano per un lavoro estivo e quella che doveva essere una breve esperienza di 3 mesi divenne un lavoro di 6 anni.
È in questo periodo che conosce quello che poi sarebbe diventato il suo primo marito, uno chef originario del Marocco, ed è proprio grazie a quel matrimonio che Arianna andò lì per la prima volta.
«Tornati in Italia dopo la festa avevo sentito che il mio posto era proprio in quel Paese dove mi ero sposata - spiega -. Così poco dopo convinsi mio marito a trasferirci lì, a Essaouira, una bellissima cittadina sull'Oceano. Lì aprimmo un ristorante che in poco tempo divenne uno dei più conosciuti di cucina siciliana».
Nel 2014, dopo due figlie - Semia che oggi studia Giurisprudenza in Francia e Hania rimasta in Marocco - il matrimonio arriva al capolinea e con lui anche l'attività di ristorazione. In un primo momento entrambi si trasferiscono a Marrakech, poi lui rientra in Italia mentre Arianna decide di rimanere lì.
Il 2017 è l'anno del "richiamo della Sicilia". «Avevo bisogno di ricominciare a sentire il legame con la mia terra - spiega - e così ho aperto il mio attuale locale che oggi gestisco insieme al mio secondo marito. Ho ricominciato a cucinare arancine, panelle, caponata, pasta con pesce spada, involtini, couscous di pesce e tutto ciò che appartiene alla cucina delle mie origini».
Arianna adesso è felice, serena e appagata. Non ha rimpianti ma solo un desiderio. «Vorrei ancora mio padre qui a consigliarmi e suggerirmi nuove idee e nuovi piatti - confida -. Continuerò anche per lui a condividere e far conoscere la nostra cucina a turisti e gente del luogo».
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