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La cava-giardino tra le più grandi in Sicilia: una delle meraviglie da scoprire a Favignana

La scopri attraversando un dedalo di vicoli e piccole case quasi tutte dotate di un piccolo giardino ipogeo dove ciascuno poteva coltivare il proprio orto

Jana Cardinale
Giornalista
  • 28 luglio 2023

Favignana

C’è un sito naturale a Favignana che negli anni è stato teatro di bellissime iniziative culturali. Un luogo oggi tornato solitario, che si trova al confine con la Piazza Madrice e alle spalle del Castello San Giacomo, nello storico Rione S’Anna.

Si tratta di Cava Sant’Anna, nel cuore dell’isola, che coincide con la parte più vecchia, ed è caratterizzata da un dedalo di vicoli e piccole case quasi tutte dotate di un piccolo giardino ipogeo dove ciascuno poteva coltivare il proprio orto.

Cava Sant’Anna è una delle più grandi cave dismesse e, oltre a essere un importante documento della memoria dell’estrazione della pietra calcarea di Favignana, ha ospitato anche un’arena all’aperto immersa nel giardino caratterizzato da palme e dalla macchia mediterranea.

Come è noto, l’intera zona nord-orientale di Favignana è fatta di tufo e presenta l'aspetto assolutamente singolare di innumerevoli cave, grotte, sprofondamenti ed erosioni. Il tufo fu per secoli, insieme con la pesca e l'agricoltura, fonte primaria di guadagno per la popolazione; dentro questa roccia sedimentaria si muoveva un piccolo esercito di cavatori abilissimi e intorno a loro manovali, carrettieri, marinai sia delle tre isole che di Trapani.
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Non si sa con esattezza a quando risalga lo sfruttamento del sottosuolo isolano: i vecchi ne parlano come di un'attività connaturata con Favignana e c'è chi lo fa risalire ad epoca romana. Gli arabi chiamavano le cave "le mafie". Negli ultimi due secoli e mezzo questa attività prese un eccezionale sviluppo.

La lavorazione era basata sul cottimo: il cavatore prendeva in appalto un terreno, lo preparava a proprie spese liberandolo dal "cappellaccio", cioè dal calcare di pietra durissima superficiale che poteva avere anche uno spessore di uno, due metri, quindi cominciava il lavoro di estrazione del tufo in blocchetti (conci) già perfettamente squadrati, e veniva pagato a seconda dei blocchi consegnati; per questo motivo lavorava dall'alba al tramonto, portandosi appresso anche i figli in tenera età.

Le cave potevano essere a cielo aperto, ma spesso la roccia veniva attaccata lateralmente con gallerie dal livello del mare, per raggiungere il materiale più pregiato per compattezza e grana, che è sempre il più profondo. Negli anni scorsi Cava Sant’Anna fu resa Arena, e sia per gli isolani che per i turisti era meta di relax per le serate estive.

Lì si è svolta nel 2019 la video proiezione del film "Picciriddra", tratto dal romanzo d’esordio di Catena Fiorello, girato proprio a Favignana dal mese di novembre dell’anno prima, e presentato al Taormina Film Fest dopo la partecipazione alla 65^ edizione del festival, alla presenza del regista Paolo Licata e di alcuni attori che ne hanno preso parte.

Cava Sant’Anna ha ospitato anche il Festival della Commedia Italiana, con Lino Banfi e la figlia Rosanna, oltre al cast composto dagli organizzatori e ideatori della rassegna, Fabrizio Conti e Paola Comin.

In occasione del felice ritorno sull’isola di Banfi, nel giorno del suo 83esimo compleanno, arrivò anche lo staff del programma televisivo La Vita in Diretta per realizzare un servizio sull’iniziativa e celebrare la sua rinnovata presenza alle Egadi.

Negli anni scorsi l’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Siciliana aveva finanziato i lavori di messa in sicurezza e ripristino degli spazi e degli ambienti del teatro Comunale "Cava Sant’Anna", per la sistemazione del contenitore culturale, teatro in cava storica particolarmente suggestivo, al fine di ottenere una struttura idonea a ospitare rappresentazioni ed eventi di varia entità e tipologia.

I lavori miravano ad accogliere, soprattutto durante le stagioni estive, una platea significativa di flussi turistici per portare in scena spettacoli, cine-proiezioni e manifestazioni di rilievo per la promozione del territorio offrendo una capienza ottimizzata, valutando gli spazi esistenti, e permettendo agli enti della Sicilia Occidentale di poter usufruire di un teatro in cave storiche per manifestazioni rivolte a un pubblico numeroso.

Il progetto prevedeva anche delle collaborazioni finalizzate alla realizzazione di “stagioni di corsi formativi”, intesi come attività didattiche culturali ad ampio spettro: artistiche (scultura tufo), teatrali (recitazione), cinematografiche e anche laboratori universitari.

E in quest’ambito a Favignana arrivò anche un gruppo di studenti del Liceo Artistico di Zurigo per un Laboratorio di Scultura, dopo il successo di un Simposio dedicato alla pietra di Favignana, al quale avevano partecipato artisti-scultori provenienti dall’Emilia, oltre che siciliani e locali.

I ragazzi svizzeri, assieme a un assistente e a quattro professori, diedero vita a opere scultoree utilizzando blocchi di pietra locale provenienti dalla cava della Torretta, e le sculture prodotte furono trasferite a Zurigo dove venne allestita una mostra espositiva all’interno della scuola, poi esposta allo Skulpturenpark Ennetburgen, nei pressi di Lucerna.

Sull’isola, in contemporanea, all’interno della cava-giardino, fu realizzata una mostra espositiva di gigantografie di Emiliano Milanesi sulle antiche cave dell’isola e la pietra scomparsa, esposizione grafica sulle opere e le tracce lasciate sul territorio isolano dall’artista Sarino Santamaria, "il signore delle teste".

L’idea era quella di dar vita a un "Giardino d’arte contemporanea" nella stessa Cava Sant’Anna, già patrimonio della memoria dell’estrazione della pietra di Favignana.

Un contenitore culturale a tutto tondo, destinato in passato anche a Centro Giovani, poi purtroppo chiuso e vandalizzato, che aveva ospitato anche le bande giovanili musicali del nord Italia gemellate con quella isolana per un concerto nell'anfiteatro.

Lo scorso anno al suo interno si è svolto il Festival "Egadà, Arti e Isole", con il concerto degli Shakalab, punto di riferimento della scena reggae e soul a livello italiano.

L’auspicio è che Cava Sant’Anna torni luogo di ospitalità per attività ricreative, uno specchio in cui la popolazione possa guardarsi per riconoscersi nel territorio al quale appartiene, e un’immagine da offrire ai visitatori per farsi comprendere meglio, nel rispetto delle sue origini, del lavoro dei suoi abitanti, dei suoi comportamenti, della sua intimità.
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