ARTE E ARCHITETTURA
L'architettura funeraria di Basile: una grande bellezza progettata in ogni singolo particolare
La cappella Lanza rientra tra le eleganti opere con cui Ernesto Basile apre il Novecento artistico italiano sotto l’egida floreale dell’ormai maturo codice compositivo di stilemi Art Nouveau
Cappella Lanza al cimitero monumentale di Santa Maria di Gesù a Palermo, realizzata da Basile
È proprio con questa elegante opera, di architettura funeraria che, unitamente al villino per la famiglia Florio all’interno del parco dell’Olivuzza e al Grand Hotel Villa Igiea presso la borgata marinara dell’Acquasanta, Ernesto Basile apre il Novecento artistico italiano sotto l’egida floreale dell’ormai maturo codice compositivo di stilemi Art Nouveau.
Per la posizione strategicamente emergente sulla spianata superiore prospiciente il sagrato della Chiesa del monastero medievale fondato nel 1426 dai frati francescani, la piccola costruzione il cui monocromatismo è affidato probabilmente al beige del rinomato intonaco plasticheggiante dei Fratelli Li Vigni, nel suo proiettarsi verso ciò che resta del paesaggio della zona sud della Conca d’Oro, ricorda la centralità sacrale del Tempio di Atena Nike nell’Acropoli ateniese.
Se ancora forte è l’eco di morfemi neogotico-catalani soprattutto nell’armonioso gioco di modanature che disegnano le arcate del loggiato di accesso alla cella vera e propria anticipata da colonne sormontate da studiatissimi capitelli dichiaratamente floreali, è ancora neogotica la soluzione di ghiere e rastremazioni a perimetro delle finestre lungo i prospetti e sul tamburo, così come ancora neogotica la citazione morfologica dell’avancorpo del loggiato chiaramente ispirato alla chiesa di Santa Maria della Catena alla Cala. È allo stesso tempo chiara ormai la dimensione stilistica Art Nouveau dell’intero manufatto, intesa come struttura compositiva totalizzante pienamente rispondente al metabolizzato concetto di gesamtkunstwerk.
Potremmo definire la cappella Lanza come un “trattato di integrazione tra arti decorative floreali”. Se in prima battuta infatti si rimane affascinati dalla raffinata giustapposizione di forme elementari culminanti nella cupola orientaleggiante oggi ingrigita, impostata sul tamburo ottagono, l’uso di marmi per colonne, architravi e cimase, l’ancoraggio delle partiture in ferro battuto e dai terminali floreali, ma soprattutto la costruzione del fregio policromo composto da serie di mattonelle ceramiche poste al di sotto di ogni cornicione aggettante dal tamburo, ci restituisce lo stupore tipico della grande architettura di ogni tempo, articolata su di un sistema maturo di elementi decorativi composti da materiali eterogenei, capaci di rapire letteralmente lo sguardo.
Un’architettura pensata per accompagnare e tentare di rendere assai più lieve l’addio attraverso la consapevolezza di uno spazio plasmato per alleggerire lo spirito mediante la bellezza costruita e ragionata sul tavolo da disegno. Una grande bellezza progettata in ogni singolo particolare, verificata attraverso il medium inderogabile del disegno inteso come strumento di controllo formale sempre caratterizzato da una avvolgente cifra artistica.
Suggestiva rimane la dimensione tettonica del recinto a motivi fitomorfici in ferro battuto, travolgente si presenta la porta d’accesso a due ante in ferro e vetro. Completa la composizione all’esterno, il gruppo scultoreo tripartito con tralci floreali attribuito ad Antonio Ugo con la Madonna e gli angeli su fondo verde posto al di sopra dell’accesso fruibile per mezzo di cinque gradini marmorei.
Tutta questa bellezza sociale dell'arte langue sotto sole, pioggia e vento in attesa che un progetto corale per salvaguardia della monumentale bellezza storica delle cappelle funerarie dell'intero campo santo comunale, venga immaginato, progettato e realizzato, nel rispetto dei defunti, dei progettisti della parentesi felice della belle époque, consapevolmente orientati a tutelare e trasmettere alle prossime generazioni, concreti frammenti di educazione tangibile alla cultura.
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