CURIOSITÀ
In Sicilia c'è la città dove Ferragosto inizia a luglio: si celebra Nettuno col palio marinaro
Fu a lungo la festa nazionale in questo luogo, nella sua realtà di repubblica marinara. Un paragone, forse, si può fare soltanto con il Carnevale di Venezia
Fontana del Nettuno a Messina
Questi sono i giorni in cui ancor oggi, per motivi in parte diversi da quelli d’un tempo e in parte i medesimi, Messina “la Nobilissima” comincia a essere in gran fermento.
Il Ferragosto a lungo fu veramente la festa nazionale di Messina nella sua realtà di repubblica marinara tra i secoli XIII e XVIII, una sublime esaltazione dell’identità peloritana attraverso una felice commistione d’elementi medievali e rinascimentali con un’opulenza indescrivibile determinata dai cospicui stanziamenti dell’aristocrazia e del governo, la Giurazia o Senato (i 6 uomini che governavano Messina).
La festività era così importante da richiedere per forza una lunga durata, e perciò inglobò nel tempo tutte le ricorrenze minori a partire dalla fine di luglio, ovverosia dall’inizio della Fiera di Messina, una delle più antiche e importanti del Mediterraneo e primaria occasione per la Città e per i cittadini d’accumulare ricchezza dagli affari in condizione di favore che ivi si svolgevano tra mercanti provenienti da ogni dove.
La Fiera veniva inaugurata giorno 24 Luglio, alla vigilia della solennità di San Giacomo; nell’antichità il 23 luglio era il giorno delle Neptunalia.
L’intuizione di questo collegamento si deve a Giuseppe Giorgianni, che lo ha espresso nell’esauriente libro su La Festa della Madonna Assunta a Messina.
Nell’Italia antica si celebrava in questa data il signore di tutte le acque, affinché ponesse rimedio alla siccità e portasse refrigerio contro l’eccessiva calura estiva.
Non si sa molto dei modi in cui venisse onorato Nettuno, soltanto che si svolgessero “ludi” – giochi sportivi – e che si allestissero le “umbrae” – capanne di frasche – sotto le quali probabilmente gruppi di persone banchettavano in allegria.
L’inizio d’agosto a Messina era costellato d’una serie di festività, alcune tutt’ora vive: Santa Maria della Scala il 2, San Placido (compatrono) e Compagni Martiri il 4, la Madonna del Piliere il 5.
Tutto cominciava alla fine di luglio con la cavalcata dei tamburini e dei trombettieri del Senato con il Banditore che annunciava per tutta la Città l’apertura della Fiera, i regolamenti e la sospensione dei debiti insoluti affinché si potesse fare affari per saldarli.
La Fiera si svolgeva originariamente, come ancor oggi, nel Piano di San Sepolcro, alla foce del torrente San Michele o Ritiro, oggi detto Giostra. Giorno 24 la Fiera veniva aperta con una solenne cavalcata dei potentissimi Senatori in pompa magna scortati dai Cavalieri della Stella per tutta la Città, che facevano sfilare anche il grande stendardo di Santa Maria della Scala.
Di 2 agosto, giorno proprio della Madonna della Scala, una seconda cavalcata dei Canonici della Cattedrale benediceva la Fiera, e contestualmente si cominciava a montare il grandissimo carro votivo della Vara dell’Assunta che la forza di migliaia di persone fa tuttora correre attraverso la città.
Giorno 4 si festeggia San Placido, il monaco benedettino allievo di San Benedetto in persona, d’origine messinese, che sarebbe stato martirizzato nel 541 d.C. nel luogo in cui furono rinvenute le sue reliquie e oggi sorge l’antica Chiesa di San Giovanni di Malta.
San Placido, che con il suo miracolo dell’acqua purissima e benefica che ancor sgorga nel complesso che gli è consacrato, assomiglia a un nume benevolo delle acque, proprio come il Nettuno italico.
A quel punto, giorno 5, mentre la Vara veniva assemblata, per tutta la Città s’allestivano apparati celebrativi di gran bellezza e si svolgevano i giochi caratteristici del periodo (si rammentino i "ludi" delle Neptunalia), soprattutto a mare, in concomitanza con la festa della Madonna del Piliere.
Lungo tutta la via della Marina, sotto della Palazzata che s’affacciava ininterrotta sul Porto, si faceva una corsa di cavalli barberi, che galoppavano senza fantini a condurli. Si parla anche di corse d’altri animali, ma non ci sono dettagli che ci facciano capire quali.
I giochi d’acqua tuttavia erano il vero piatto forte di ciò che cominciava il 5 Agosto: le Regate, ovvero le gare fatte con snelle e veloci feluche o con le caratteristiche barche paciote (della contrata Pace), i cui equipaggi si contendevano un palio dorato, e le gare di nuovo nelle acque del Porto, e il gioco dell’antenna a mare, in cui gli sfidanti cercano di raggiungere l’estremità d’una lunga e stretta antenna lignea sporgente sul mare senza cadere in acqua (comune ad altre località).
Nei giorni seguenti, per tutte le giornate ferragostane, si allestivano in Città i "pagliari", ovvero finti alberi sui cui rami stavano appese come frutti varie cibarie (albero della cuccagna), alla cui ombra forse si mangiava ciò che s’era riuscito a raccogliere scalandoli.
Tra giochi acquatici (ludi) alla Marina e i pagliari (umbrae) dentro la Città, si può ben dire che tanto delle Neptunalia sia sopravvissuto o si sia – apparentemente per caso – riprodotto a Messina nelle giornate che festeggiano l’inizio della Fiera e preannunciano l’imminente Ferragosto.
Oggi questo periodo festivo rimane, sebben abbia cambiata in parte la sua forma: la Fiera inizia ancόra ai primi d’Agosto (tranne quando avverse condizioni lo rendono impossibile), i festeggiamenti per San Placido hanno ripreso vigore, s’inizia a montare la Vara, le Regate sono state recuperate con il Palio conteso a mare tra le contrade marinare (Case Basse, Paradiso, Pace, Grotte).
Il tutto è coronato dalla bellissima rievocazione dello "spettacolare sbarco di don Giovanni d’Austria" e della flotta congiunta che si riunì a Messina nel 1571 per sconfiggere la marina ottomana (a Lepanto), oggi una delle più importanti e rinomate e con rilevanza internazionale che celebra tra l’altro la potenza e la ricchezza di Messina in quel tempo.
L’insieme del Palio marinaro e della rievocazione assume, non casualmente, la denominazione come evento “Messina in festa sul mare”.
I messinesi spesso dànno l’impressione di dimenticare le tradizioni, ma la verità è che prima o poi le ricordano, sempre, e quando lo fanno le restaurano con grande fasto e determinazione, come sta avvenendo in questo caso. Buone Neptunalia!
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