ITINERARI E LUOGHI
Il suo nome significa "castello dell'oscurità": un giorno in Sicilia sul monte solitario
Ogni versante "si prende carico" della nostra volontà, salire lassù per toccare con mano parte della Sicilia. Non importa la provenienza, conta identificare l’ambiente
La Rocca della Busambra
Adagiato - in solitudine - nel territorio palermitano, racconta storie di avventurieri. Da lontano, vista l’altezza (1613 mt.), è ragguardevole la sua fisicità.
Visibile dalla Valle del Belice e diverse zone del fronte occidentale palermitano, dietro all’obiettivo chiamato “vetta” c’è una preparazione che mira alla conoscenza del luogo. Impossibile non distinguere le sue caratteristiche.
Nel versante settentrionale è frastagliato, con pareti verticali e tratti a strapiombo. Quello meridionale digrada dolcemente. Le caratteristiche di un ambiente, specialmente quando si tratta di punti di un certo spessore altimetrico o profondità poco accessibili, vanno studiate per non incappare in spiacevoli sorprese.
Ogni versante “si prende carico” della nostra volontà, salire lassù per toccare con mano parte della Sicilia. Non importa la provenienza, conta identificare l’ambiente. Trattasi del passaggio - in zona Godrano - Corleone - dove boschi, gorghi e vegetazione confermano la tesi iniziale: siamo nella giusta direzione.
Alle sue pendici, nella perdizione desertica, ecco spuntare la Casina Reale di caccia. Di costruzione ottocentesca e voluta dai Borboni, precisamente da re Ferdinando, rappresentava la dimora durante gli svaghi (caccia) del sovrano.
Le nozioni storiche, di per sé interessanti, non possono ostruire la bellezza di un itinerario immerso tra salite e stupendi panorami dell’entroterra siciliano.
Le vie d’accesso adatte agli escursionisti sono due: Piana della Tramontana a est e Ciacca di Bifarera a ovest. Scegliere la seconda tratta assume "connotati" che non si possono dimenticare.
Infatti, in tempi non recenti, in questa profonda spaccatura la mafia “usava” (scusate il termine) il luogo per fare sparire i cadaveri delle sue vittime. Tra vaghi pensieri, la salita s’impenna vertiginosamente. È una corsa contro il tempo, provando a dimenticare la fatica accumulata sin dai primi chilometri.
Passo dopo passo, il contatto con la natura diventa spunto di riflessione. I querceti sempreverdi e caducifogli elaborano il contorno escursionistico, mentre le praterie vivono di spontaneità grazie alle orchidee. Strani suoni pervadono la mente dei trekker: sono i corsi d’acqua a carattere torrentizio.
Questi formano dei laghetti chiamati "gorghi". Gorgo Lungo e Tondo detto “del Drago di Godrano” sono i perfetti habitat. Vanno preservati per la fauna e flora di acqua dolce.
E, improvvisamente (anche per i mancati botanici), una pianta ricca di bacche ingolosisce i curiosi. Rocca della Busambra ha al suo attivo una delle poche aree in cui è presente l’Atropa belladonna. Cos’e’ nello specifico? È una pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Solanacee.
Il sapore dei suoi frutti è dolciastro. Ingerire (anche) una piccola quantità delle sue bacche potrebbe causare la morte in poco tempo. Una volta scansato il pericolo, la purezza dell’aria inorgoglisce gli animi gioiosi… “Nel cammin di nostra escursione [...] potremmo incontrare dei gatti selvatici, donnole, volpi e ricci.
Ancor meno è la possibilità di “toccare con lo sguardo” anfibi e tartarughe. Invece è poco remota la presenza di lupi e cervi, scomparsi da molto tempo. I minuti passano in fretta, è inutile soffermarsi su nomi e nomignoli (abbastanza curiosi), l’obiettivo è la cima.
Tuttavia è comprensibile la soddisfazione, una volta raggiunta la stessa (cima), per aver conquistato uno dei monti-simbolo della Sicilia occidentale. Gli ultimi metri aprono nuove frontiere.
Mezza Sicilia è in mano nostra, almeno proviamo a immaginare. Dai Monti Sicani fino al Parco delle Madonie! Gli orizzonti trovano pace nella costa tirrenica.
Che panorama! Silenziosamente proviamo ad ascoltare il rumore delle onde del mare. Nelle giornate di massima corrente il vento spinge creando alte onde che sbattono sui litorali.
L’eco di quel rumore rimbalza sino alle colline e viene incanalato nelle valli. Lo "strano effetto", come viene chiamato in quei luoghi, si riversa fino alla vetta del Busambra dopo lo scontro con la parete dolomitica (sorta di risonanza).
Gustiamoci gli ultimi momenti prima del ritorno, tra scatti, ricordi ed … emozioni.
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