CURIOSITÀ
Il simbolo dell'Alfa Romeo è "nato" in Sicilia: un portafortuna con cui vinse la Targa Florio
Il simbolo fortunato fece vincere la Targa Florio al pilota che non aveva mai calcato il gradino più alto del podio e che successivamente morì in circostanze tragiche
Un ulteriore primato che impreziosisce, ancora di più, la corsa automobilistica più antica del mondo ideata nel 1906 dall’imprenditore palermitano Vincenzo Florio, quest’ultimo decisamente affascinato dal nuovo mezzo di locomozione che da lì a breve si avviava a sostituire la "trazione animale".
In quell’anno si svolgeva la XIV edizione quando, tra le polverose strade delle Madonie, venne esposto questo contrassegno su una macchina contraddistinta dal numero 13.
Il quadrifoglio fu realizzato da Giuseppe Merosi un progettista particolarmente legato alla casa costruttrice milanese e sempre al seguito delle competizioni sportive di quel tempo.
Sin dall’antichità il quadrifoglio era considerato un simbolo che favorisce la buona sorte. Secondo alcune popolazioni metterne uno sotto il cuscino era propiziatore per fare bei sogni. Le quattro foglie secondo alcune credenze popolari rappresentano: la speranza, la fede, l’amore e ovviamente la fortuna.
Su indicazione del pilota Sivocci, che nonostante il grande talento non aveva mai ottenuto risultati importanti, fece dipingere sul fianco dell’automobile il quadrifoglio inserito in un quadrato bianco. Sarà stato un caso ma in quella edizione il primo a tagliare il traguardo fu proprio Ugo Sivocci che completò la gara con un tempo complessivo di 7 ore 18 minuti.
Le cronache sportive di quel tempo riferiscono che la fortuna fu proprio dalla parte di Sivocci nonostante per tutti i quattro giri previsti il primo era sempre stato Ascari.
Quest’ultimo aveva la vittoria in tasca, si dice che il pubblico delle tribune era ormai in piedi per applaudire la sua straordinaria impresa, quando a pochi metri dal traguardo, circa duecento, il motore si spense improvvisamente, tra lo stupore dei presenti.
Grazie all’aiuto dei meccanici, dopo un quart’ora, Ascari riuscì a mettere in moto l’auto ma commise una ingenuità: nell’euforia i due soccorritori rimasero a bordo tagliando tutti e tre il traguardo.
Dinnanzi a tale irregolarità i giudici di gara imposero al pilota veronese di ripassare nuovamente il traguardo dal punto dove si era spenta l’autovettura facendogli perdere parecchio tempo prezioso nella classifica generale.
Dopo che venne assegnata questa penalità Sivocci colmò il distacco aggiudicandosi la sua prima vittoria internazionale. Il suo compagno di scuderia nonostante aveva condotto la gara al comando accumulò, a causa del “dietro front”, un ritardo di quasi 3 minuti nella classifica finale della gara.
Per Ugo Sivocci, da sempre considerato "l’eterno secondo", sarà stata una strana coincidenza ma quel quadrifoglio gli aveva portato fortuna al punto di aggiudicarsi il primo posto alla mitica "Targa Florio".
Qualche mese dopo, ironia della sorte, lo stesso Sivocci durante le prove del G.P. d’Italia a Monza aveva subito dei ritardi nella preparazione e per questo motivo i meccanici non fecero in tempo a dipingere il quadrifoglio sull’auto.
Durante le prove l’auto, contrassegnata con il numero 17, si schianta contro un albero provocando la morte del pilota campano.
Da quel giorno, quasi certamente, per motivi da attribuire alla scaramanzia, il numero 17 non fu più attribuito alle auto da corsa italiane nonostante nessuna disposizioni da parte della federazione.
Inoltre, da quella stagione tutte le Alfa Romeo da competizione vennero insignite con il quadrifoglio verde iscritto in un triangolo bianco a significare l’assenza del pilota Sivocci.
Dagli anni sessanta in poi, del secolo scorso, il quadrifoglio divenne il simbolo distintivo delle automobili Alfa Romeo con spiccate caratteristiche sportive.
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