CULTURA
Il ritratto dell'umanità di Palermo nascosto sottoterra: "Le donne dei Lolli" (e un uomo)
La fermata della metro restituisce un abaco di vestiario e acconciature, colori e mimica che raccontano Palermo: una fila di persone immortalate, per sempre, sulla parete
"Le donne dei Lolli" di Antonio Fester Nuccio (20 metri circa, stazione Lolli di Palermo)
Si, perché che dipinga una dama ottocentesca o un Viceré spagnolo, una buttana o una santa, il suo racconto non pregiudica mai il giudizio sui soggetti dipinti ma ne esalta la straordinaria componente di normalità oggettiva.
Artista lui, che dipinge pienamente immerso nella sua contemporaneità e che rimanda volutamente il giudizio sui suoi personaggi dipinti direttamente ai fruitori.
Nelle sue ultime due partecipazioni a mostre palermitane, Omaggio al "Gattopardo" a cura di Anna Maria Ruta e Rosy forever Manifistunu curata da Francesco Piazza, non ha perso occasione di sottolineare con misurata ironia, tutta la sicilianità dei suoi personaggi mai maschere ma donne sempre dentro la continuità della Storia.
Artista riservato e schivo, con una naturale vocazione baroccheggiante nel senso densamente barocco del termine, ha regalato alla sua città natale, un’elegante narrazione pittorica a metà tra un trattato di antropologia culturale e il reportage sociale d'inchiesta, si trova nella sala d'attesa della nuova fermata metropolitana Lolli, si dipana in una linea orizzontale di circa 20 metri ed è stata voluta e richiesta al giovane artista da RFI e S.I.S. per valorizzare uno spazio di passaggio altrimenti abbastanza neutrale.
È il febbraio del 2016 quando cominciano a sorgere, una dopo l'altra le 31 figure femminili al centro delle quali spunta Totò, uomo, già pronto per andare a Mondello, pochi capelli, baffi e pizzo, occhiali da sole, bermuda e canottiera nera, borsello di pelle a tracolla, sigaretta e reflex, unica presenza maschile in luogo di omaggio dell'artista agli operai della tratta B.
Ci vorrà una settimana circa ma alla fine l'opera di Nuccio si disvela come un trattato di solarità mediterranea, in cui tra le 31 donne, cinque sono girate di schiena, la capo stazione è bionda, sei sono le bambine di cui una con orsacchiotto e una profondamente impertinente, alcune donne sono sedute, una mangia pane e panelle, un'altra ha in mano un vassoio di dolci, una ha persino un volpino sulle spalle, due hanno la pelle nera, tutte hanno il biglietto in mano.
Poi c’è un gatto con la lisca di un pescetto in bocca, un cane, venti borse, 15 valigie, cinque pacchi, una scopa, un secchio e un cartello di attenzione per il pavimento bagnato.
Ma se il racconto dei personaggi affidato alla materia pittorica rappresenta già di per se un grande traguardo di qualificazione di un non-luogo quale è la fermata metrò, la cifra stilistica dell'artista palermitano restituisce un abaco di vestiario e acconciature, cromatismi e mimica strettamente interconnessi ai modi tipicamente urbani della Palermo perbenista che l'artista raccoglie provocatoriamente in questa foto di gruppo felice di gente che non si parla ma ci parla.
È sublime il distacco di questa assoluta mancanza di socialità, geniale la ricerca compositiva messa sapientemente in scena, incredibilmente attuale il messaggio positivo di questa tribù che non si guarda più ma attende qualcosa alla fermata.
E allora, cos'altro aggiungere? Se le volete conoscere tutte, le donne dei Lolli di Antonio Fester Nuccio sono lì e vi attendono impazienti tra la corrente dei treni che passano sotto terra e la velocità delle nostre vite che scorrono in superficie.
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