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Il borgo fantasma che nessuno vuole: quale futuro per il paese (abbandonato) in Sicilia

Costruito quasi 90 anni fa ma disabitato ormai da molto tempo, il Comune ha provato a metterlo all'asta ma senza successo. Ora si pensa a un nuovo progetto

Roberto Mistretta
Giornalista e scrittore
  • 27 giugno 2024

Il Borgo Guttadauro visto dall'alto

È andata completamente deserta l’asta del borgo Guttadauro costruito quasi novant’anni fa per volere di Mussolini e messo in vendita dal Comune di Butera, nel cuore agreste della Sicilia. Neppure un’offerta è stata presentata sul prezzo di 716.000 euro, questa la base dell’asta pubblica decisa dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giovanni Zuccalà, che aveva ben pensato di proporre in vendita a privati o a società d’impresa l’intero borgo rurale che si trova in contrada Disueri, non lontano dalla diga omonima, lungo la strada delle zolfare.

Si tratta, come già ampiamente scritto nel nostro precedente articolo, di Borgo Guttadauro costruito negli anni ’40 a seguito della cosiddetta “Battaglia del grano” propugnata dal Duce (a tale proposito si leggano le sue parole nel famoso discorso pubblicato sul Popolo d’Italia del 1928), che progettava la nascita di borghi rurali in tutta la penisola per urbanizzare le zone di campagna e dotarle di servizi essenziali.
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Nello specifico questo borgo – intitolato al capitano Emanuele Guttadauro, caduto in battaglia il 21 luglio del 1938 e insignito con Medaglia d’oro al valor militare – era dotato di una piazza centrale attorno a cui si trovano la chiesa con la canonica, la scuola elementare e quella materna con gli alloggi per gli insegnanti, la sede della delegazione municipale (ex casa del fascio), la caserma dei carabinieri, l’ufficio dell’Ente, il Dispensario Medico, la casa del medico, la rivendita coi negozi per generi di prima necessità, la trattoria, il mercato coperto le botteghe per gli artigiani.

Borgo Guttadauro ha una superficie coperta di 3.510 metri quadri e sviluppa un volume edificato di 13.781 metri cubi, mentre la superficie complessiva di pertinenza è di quasi cinque ettari, ovvero quasi 50.000 metri quadri di terra. Il termine ultimo per la presentazione delle offerte in busta chiusa scadeva il 26 aprile e l’apertura delle buste era prevista il 29 aprile, così come recitava l’avviso di gara pubblicato all’Albo pretorio del Comune di Butera, ma come già detto nessuna offerta è stata presentata.

Quale futuro adesso attende Borgo Guttadauro? Sarà l’amministrazione comunale a vagliare i nuovi passi, magari riproponendo l’asta e chissà che prima o poi non si trovi qualche investitore lungimirante che punti alla valorizzazione di prodotti a chilometro zero riproponendo una filiera produttiva dimenticata ma che oggi va per la maggiore.

Anche, perché no, un villaggio turistico-agrario per apprendere dal vivo coltivazioni biologiche e via elencando, ritrovando una misura di vita dimenticata, lontano da tutto. Qualche anno addietro era stato pure redatto un accurato studio dagli architetti Vincenzo Antonuccio, Pier Paolo Scoglio e Gaetano Di Fede per la rigenerazione urbana di Borgo Guttadauro.

I professionisti ne avevano immaginato la trasformazione in Agro-Village, un Villaggio Agrario, per la rinascita di tutto il distretto agrario circostante, e misero nero su bianco le proprie idee progettuali frutto di uno studio del borgo, della sua storia passata e del suo presente di borgo fantasma. E ne immaginarono un futuro diverso, alternativo e rigenerativo.

Un progetto tuttora visionabile all’albo pretorio del comune di Butera. Anch’esso però rimasto irrealizzato. Negli ultimi anni i borghi rurali del ventennio fascista sono stati oggetto di studio e di un rinnovato interesse.

La stragrande maggioranza di essi versano nelle stesse condizioni di Borgo Guttadauro e sono diventati luoghi fantasma, abbandonati a loro stessi. In altre poche eccezioni ancora resistono e diventano anche luoghi aggregativi in determinati periodi con feste, balli, degustazioni tipiche, come ad esempio Borgo Callea al Tumarrano, che si trova in territorio di Cammarata, nell’Agrigentino.

La nascita di Borgo Guttadauro e di tutti gli altri borghi trova origine nella Legge Serpieri, varata con regio decreto n. 3267 del 30 del 1923 che prevedeva il riordinamento e la riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani, e quindi la trasformazione fondiaria e il risanamento ambientale, gli interventi igienici, l’elettrificazione, la colonizzazione del latifondo per favorire lo sviluppo agricolo del comprensorio socio-rurale Progettato dall’architetto Gaetano Averna.

La gara di appalto per costruire Borgo Guttadauro si svolse il 5 novembre 1940 a Palermo, in via Catania, presso la sede ECLS, Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano. Se l’aggiudicò la ditta romana Ferrobeton e l’accordo venne firmato il 29 gennaio 1941.

L’idea di base era che tale borgo desse slancio all’agricoltura, favorendo il comprensorio dove storicamente si coltivavano grano, fave, piselli, ma cotone e produzioni arboree. Venne anche realizzato il lago artificiale del Disueri per ottimizzare la distribuzione dell’acqua consortile agli agricoltori e agli allevatori, mirando a fare rifiorire la pastorizia.

Negli anni del secondo dopoguerra, che vanno dal 1950 al 1970, i borghi furono progressivamente abbandonati dai residenti che, pur continuando ancora a coltivare le terre, preferirono vivere nei centri comunali più vicini, ovvero nei propri paesi, in case più confortevoli e una vita sociale certo più attrattiva dopo il duro lavoro nei campi.
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