STORIA E TRADIZIONI
I palazzi nobiliari non si dovevano toccare: l'ingegnere che "sgarrò la lenza" a Palermo
A quanto pare, l’ingegner Giuseppe Spadafora "sbagliò" l’allineamento di uno degli assi viari più importanti della città, favorendo il pretore, gli aristocratici e le loro dimore
Via Vittorio Emanuele a Palermo
Nel corso dei secoli, fu denominata "As Simat" (la fila), Cassero, Via Marmorea, Via Toledo. Nell'anno 830, gli arabi occuparono Palermo e questa via fu denominata "Cassaro" dal vocabolo arabo "Al Qasar" che significa "Castello" (conduceva ad esso).
Durante il dominio Normanno fu denominata "via Marmorea" perchè lastricata di grandi pietre di marmo, ai lati c’erano diverse attività commerciali quali seterie, argenterie ed altri beni di lusso. Arrivava fino alla via Pannieri. Durante la dominazione Spagnola, esattamente nel 1568, assunse il nome di "via Toledo" in onore del Vicerè Garzia de Toledo che fu il promotore dell’allineamento e del prolungamento fino alla Via Porto Salvo.
A proposito dell’allineamento della strada, a quanto pare l’ingegner Giuseppe Spadafora "sgarrò la lenza" (sbagliò l’allineamento) favorendo il Pretore della Città e altri aristocratici (i loro palazzi dovevano essere abbattuti oppure arretrare i prospetti principali). Durante questi lavori fu istituito il "Privilegio di Toledo" grazie al quale si poteva espropriare a basso costo un immobile per la pubblica utilità o ricostruire edifici aristocratici.
Era quindi luogo di processioni, eventi coreografici, atti di giustizia. Ai lati della via si affacciavano i palazzi signorili, i monasteri di clausura e le attività commerciali. Durante i pomeriggi primaverili ed estivi si poteva assistere alla "passeggiata" dei nobili che sfoggiavano le loro ricchezze, indossavano abiti preziosi e si spostavano all’interno di carrozze trainate da cavalli addobbati con costosi finimenti e scortati da lacchè anch’essi elegantemente vestiti. Anche i commercianti ed i ricchi borghesi si riversavano in questa via per concludere i loro affari ma il periodo più importante era durante le "giornate del Festino" che avveniva annualmente nella metà di Luglio.
Nel 1582, per volontà del Vicerè Marcantonio Colonna furono realizzati, l'ultimo tratto che dalla chiesa di Porto Salvo conduceva sino alla “strada Colonna“ (l'odierno Foro Italico ) e Porta Felice.
Il "Cassaro" (è la denominazione più diffusa dell'arteria), per la popolazione locale in alcuni tratti cambiava denominazione.
Da Porta Nuova fino alla Cattedrale aveva questo appellativo, da qui fino a piazza Bologni diveniva "Cassariello" perchè vi si trovavano botteghe meno importanti del tratto precedente, subito dopo, dalla Via Pannieri fino al palazzo delle Finanze era denominato "Madonna del Cassaro" mentre l'ultimo tratto che iniziava dalla Chiesa di Porto Salvo fino a Porta Felice era denominato "Cassaro Morto" perchè non era lastricato, non vi erano botteghe ed era poco transitato. Per questo motivo diventò il luogo ideale per quelle attività "sommerse", una fra tutte era la prostituzione. Le donne che svolgevano sul luogo questo "mestiere" furono denominate le "Cassariote".
Il Villabianca nel suo "Palermo D’Oggigiorno" scrisse che da Porta Nuova sino a Porta Felice, era lunga 1846 metri e larga in media metri 10. Prese l'odierna denominazione il 1° dicembre del 1860, giorno in cui il Re Vittorio Emanuele II da essa entrò in Palermo.
Ancora oggi, inizia da Porta Nuova e, attraversando verticalmente tutta la città antica, termina a Porta Felice. Fino all’inizio del secolo scorso, inglobava tutti i Quattro Mandamenti della Città. Ancora oggi possiamo ammirare sul luogo, i palazzi degli aristocratici, i conventi, i monasteri e le chiese.
Rimane sempre la strada storica per eccellenza. Sembra una vecchia signora affascinante che rievoca la bellezza di un tempo. Il tratto che dalla Cattedrale conduce sino alla Piazza Vigliena (Quattro Canti), da qualche anno è diventato zona pedonale.
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