CRONACA
"I musei curano come gli ospedali": l'idea di Sgarbi per far ripartire anche scuole, locali e trasporti
«Un Paese senza cultura è un Paese morto» dice Vittorio Sgarbi in questa intervista. E annuncia di aver trovato una nuova tecnologia che potrebbe salvare i musei (e non solo)
Vittorio Sgarbi (foto di Nino Ippolito, Roma, 11 dicembre 2020)
Prende così avvio l’intervista a Vittorio Sgarbi in relazione all’attuale chiusura dei musei per la pandemia, prorogata, col Dpcm del 3 dicembre, fino al 15 gennaio 2021.
«Ho già mal tollerato quell’inutile diatriba che si è accesa qui da voi a Siracusa per il progetto connesso al Seppellimento di Santa Lucia di Caravaggio che, in seguito alla segnalazione della brava Silvia Mazza [storico dell’arte, valida giornalista specializzata in materia di beni culturali, firma de "Il Giornale dell’Architettura", nonché responsabile tecnico delle procedure inerenti il prestito e l’intervento conservativo dell’opera, N.d.R.], ho fatto restaurare all’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, esporre al MART di Rovereto [di cui è Presidente, N.d.R.] e ricollocare sull’originario altare maggiore della Basilica di Santa Lucia al Sepolcro nel quartiere Borgata, dove tradizionalmente si dice che la Santa sia stata sottoposta al martirio e poi sepolta».
Mi rammarica da siciliano la scarsa attenzione che di norma le Istituzioni riservano al nostro patrimonio, sicché la valorizzazione di un brano di storia debba sempre passare attraverso l'attenzione degli altri, di Sgarbi in questo caso.
«Nella bella Siracusa, che non ha potuto festeggiare Santa Lucia», prosegue il critico, «certi depensanti, assetati di fama, continuano a denigrare e offendere, invece di ringraziare, chi gli ha riparato il dipinto, restituendolo con puntualità alla sua originaria collocazione storica. Spero di non dover più sentire ulteriori e stridule facezie da parte di questa gente che non ha mai fatto nulla per tutelare Caravaggio.
Come ho già detto, la Santa a Rovereto è stata benissimo. Adesso è in vero pericolo. L’Italia Loro di Siracusa, che non ha niente a che fare con la seria associazione nazionale Italia Nostra, con cui collaboro per la salvaguardia del patrimonio italiano, non sa di cosa parla. Come i corpi anche i secoli invecchiano ma l’arte dei grandi maestri è eterna e abbiamo il dovere di proteggerla da quei morti viventi che incombono sul suo continuo rifiorire, prediligendone il funereo immobilismo».
Le opere d’arte non sono cose morte. Tutta l’arte è viva e contemporanea, purché lasciata libera di muoversi, raccontare e rinvigorire le esistenze. L’arte che si racconta ha vinto sull’inconsistenza. I musei, siti di custodia e tutela, sono anche fucine di ricerca e crescita personale, non luoghi di imbalsamazione interdetti al pubblico.
In un periodo della storia così buio come quello che stiamo vivendo, abbiamo tutti il diritto di sognare attraverso i grandi maestri del passato, filtri privilegiati per una luce che per ora non c’è, per quella crescita interiore che inibisce l’imbarbarimento.
«I musei sono servizi essenziali come le scuole, i trasporti e persino gli ospedali, curano le persone, la loro intimità messa a dura prova dagli accidenti della vita e le allontanano da ogni malattia sociale. Eppure a sentire malati cronici e irrecuperabili come i miei colleghi parlamentari – che non sanno neanche di chi sia il fregio dipinto [Giulio Aristide Sartorio, N.d.R.] sopra la loro testa in quell'aula di Montecitorio progettata proprio dal vostro Ernesto Basile – non devono essere tenuti aperti per questione di sicurezza.
Un’operazione contro ogni logica e ogni buon senso che condanna la già agonizzante cultura italiana a morte sicura. Un Paese senza cultura è un Paese morto. Io non mi arrendo e vado avanti. Ai commessi della Camera, come dice il mio valido Ippolito [giornalista e addetto stampa di Sgarbi, N.d.R.], verrà l’ernia del disco a forza di portarmi via di peso. Come del resto venendo io quotidianamente in contatto con i 5 stelle, andrà a finire che l’ASL mi dirà di rifare la quinta elementare invece del tampone».
È stato fatto tutto per garantire la sicurezza del pubblico nei musei, nei parchi archeologici o nei giardini botanici, dal rilevamento della temperatura alla prenotazione online di visite ben scaglionate. Non necessitava chissà quale intervento ulteriore.
Cose che il Governo sembra non tenere in considerazione, ribadendo che la cultura non è un bene essenziale per la comunità e lasciando che gli operatori del settore sprofondino nel loro inferno, nonostante gli sforzi compiuti. Sgarbi ha pure presentato insieme al Codacons un ricorso al Tar del Lazio che però è stato respinto “in ragione della particolare gravità dell’emergenza sanitaria in atto”.
Un’irragionevole e intollerabile decisione, ha detto, annunciando il ricorso al Consiglio di Stato, contro la «totale e scandalosa indifferenza per i valori della cultura».
«L’arte», continua, «è grande perché ha la capacità di mostrarci il mondo sotto una luce diversa, di farci immaginare e stare bene. È il pharmacon di Gorgia! Cura per il bene, la conoscenza, e veleno per la mediocrità».
In contrappunto a Sgarbi, Silvia Mazza aggiunge a tal proposito che «chiudere i musei non sarà incostituzionale o illegittimo. Ma prima che giuridica si tratta di una battaglia valoriale e culturale che va affrontata sia in ambito nazionale che regionale.
La draconiana decisione di mantenere i musei chiusi (almeno fino al 15 gennaio), a prescindere dalle zone di rischio, rende urgente la ridefinizione del significato e delle finalità del museo, con la necessaria assimilazione di una funzione, ormai riconosciuta da tempo alla medicina, per cui i beni culturali contribuiscono a migliorare il benessere degli individui, anche sotto il profilo psicofisico, particolarmente importante in tempi di pandemia.
Solo così si potrebbe superare la contraddizione giuridica stabilita dai Dpcm, secondo cui i musei ostacolerebbero la “tutela dell’incolumità pubblica” che lo Stato deve garantire (art. 117), anche a costo di sacrificare dei beni essenziali costituzionalmente garantiti (art. 9)».
Sgarbi conclude dichiarando di aver trovato un’idea per riaprire subito tutti i musei, una nuova tecnologia che sta sperimentando in anteprima assoluta al MART. Si tratta in sostanza di una pellicola adesiva a base di ioni d’argento, la cui azione antivirale prolungata consentirebbe una sterilizzazione fino al 99%.
Prodotta da Serge Ferrari Group e commercializzata dall’azienda emiliana GLAB, «la “Membrana Culture” è una grande rivoluzione per contrastare la diffusione del virus in tutti i luoghi pubblici a rischio assembramento, scuole, trasporti, palestre, negozi, locali di ristorazione, baite montane e dunque anche musei.
Un atto di prevenzione essenziale su cui investire e che dovrebbe essere diffuso al pari della mascherina, per la sicurezza dei visitatori dei musei», senza quella continua emorragia di tempo e danaro in incessanti sanificazioni e «vanagloriose quanto inconcludenti contrazioni da decreto ristoro».
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