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Ha 28 anni e ha già fatto nascere (a Londra) 49 neonati: la marsalese Laura e il suo sogno realizzato

In Inghilterra si sta affermando un tipo di assistenza alle gestanti che si chiama "continuità assistenziale", ovvero prima, durante e dopo il parto, ed è quello che Laura vorrebbe portare in Italia

Jana Cardinale
Giornalista
  • 23 giugno 2021

Laura Silvana Adragna

«La mia storia è un ricamo con tanti inizi e nessuna fine». Si racconta così Laura Silvana Adragna, romantica e vulcanica 28enne marsalese, che oggi vive a Londra e si dedica alle future mamme.

È un'ostetrica, che coltiva questo sogno sin dalla più tenera età, quando i suoi coetanei immaginavano magari altre professioni e lei si avvicinava alle donne incinta chiedendo il sesso del nascituro, o pensando di potersene prendere cura al momento del parto.

«Nasco e cresco a Marsala da due genitori umili ma che mi hanno sempre spronata a dare di più, a non accontentarmi mai, a inseguire i miei obiettivi – dice – e per questo a 18 anni decido di lasciare la mia città e andare a vivere a Pisa dove a 21 anni mi laureo in Scienze Infermieristiche; una scelta dovuta a un fatto traumatico della mia vita, con la perdita di una persona cara. Da lì ho deciso di prendermi cura degli altri. Da piccola guardavo i parti, osservavo i bambini, ero sempre interessata a quell'aspetto. La mia tesi è stata in terapia intensiva neonatale e allora mi sono detta che volevo fare questo nella vita».
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Laura Silvana Adragna voleva una vita sempre in movimento, piena di viaggi, da una meta all’altra, ma ha cominciato a lavorare ben presto dovendosi, quindi, fermare. Si è laureata nel novembre 2015 e un amico le ha chiesto di andare a vivere a Londra, a Canterbury, dove si è ritrovata con un lavoro a tempo indeterminato e, a 21 anni, in una realtà totalmente nuova, a ricominciare da capo. Subito si è informata per la specializzazione in Ostetricia e al St Thomas' Hospital, dove lavora al pronto soccorso, conosce un po' di gente e comincia ad andare sempre più spesso a vedere come funziona il reparto Maternità.

Avevo paura – dice – perché un tratto del mio carattere è quello di non capire subito quanto sono capace. Però mi informai su come funzionasse e feci il colloquio all'Università, dove volevano naturalmente un inglese perfetto. Credo molto nel destino: feci il colloquio e qualche giorno dopo mi diedero il benvenuto all'Università Midwifery presso London Southbank University.

Da lì è cominciata tutta una salita, per me, davvero, come salire una montagna con una mountain bike in fiamme, soprattutto con il Covid, che nel mese di settembre e nel pieno del mio corso di laurea, mi ha costretto a cambiare tutti i piani. Ho seguito un corso di venti mesi, in cui eravamo quattordici persone e io l'unica italiana. Non è stato semplice lavorare in pandemia, affianco a chi non riusciva a vedere i propri figli, o a intubare le donne che dovevano fare il cesareo».

Quel corso era iniziato a settembre, ma a novembre 2019 Laura Silvana inizia il suo tirocinio e da quel giorno fa nascere 49 bambini, di cui 22 femminucce.

«Un bambino purtroppo è nato morto – dice – ed è di certo la memoria più difficile che ho di quest’esperienza. Come quando non abbiamo trovato il battito del nascituro nel giorno del compleanno della mamma. Ogni parto è stata un'emozione, anche se molte coppie magari non erano contente di avere vicino una studentessa.

In Inghilterra si sta affermando un tipo di assistenza che si chiama continuità assistenziale in cui l'ostetrica segue la donna dal primo appuntamento fino al termine della gestazione e con le mamme e i papà si instaura un bel rapporto: ci si va a casa anche dopo il parto per i controlli. Qui ho seguito Valeria, italiana anche lei e incinta di 20 settimane al momento del nostro incontro: adesso siamo amiche».

Di viaggi, tuttavia, ne ha fatti tanti, tra cui quello in America. Oggi va in giro per Londra a vedere le cose belle; una Londra diversa da quella turistica, con le case popolari che sono diverse da quelle italiane, costruite negli anni ‘70 e con un’architettura che la colpisce molto. Una Londra piena di gatti, animali che lei ama tanto (il suo ‘Nocciolino’ ha anche un profilo Instagram).

A Londra di mici in giro ce ne sono tantissimi, ma non randagi, sono tutti delle famiglie. «Con Marsala – dice - ho un rapporto di amore e odio; mi manca l'aria di mare, il blu e i tramonti, ma sarebbe difficile tornare essendo abituata a vivere qui, una città così grande, dove l'ostetrica lavora in modo indipendente e la sua opinione può contrastare anche con quella del medico.

Noi qui mettiamo i punti di sutura e seguiamo i tracciati, mentre in Italia funziona più la figura del ginecologo, che a Londra subentra solo se c'è qualche problema specifico, o una malattia. Ho amato molto il corso di laurea e sono uscita con quasi il massimo dei voti».

E per rinsaldare il legame con la Sicilia e la sua città, cosa si fa in una metropoli come Londra?

«Qui cucino cibi marsalesi o parlo in siciliano stretto. Non ho mai smesso di parlare il siciliano, tengo molto alle mie radici, ma Londra insegna tanto. Qui ho conosciuto la maternità surrogata, figli nati da persone dello stesso sesso. Qui ci insegnano a non discriminare, e l’arcobaleno è il mio colore preferito».

Un sogno nel cassetto ce l'ha: scrivere un libro sulla sua esperienza attuale di infermiera di comunità e magari tornare in Italia e introdurre la figura dell’ostetrica di continuità assistenziale come figura autonoma piuttosto che come assistente del medico.

Laura Silvana è arrivata in Inghilterra con una valigia piena di vestiti, ma anche di valori, e con i dolcini di mandorla, «perché mia mamma mi ha insegnato che non si entra a mani vuote in un posto, e quindi li ho portati appena arrivata a lavoro la prima volta», ma soprattutto «con il ricordo delle tante lacrime di mia madre, che ha visto sparire la sua unica figlia per raggiungere un luogo lontano».
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