ARTE E ARCHITETTURA
Gli "omaggi" del Serpotta a Raffaello nei monumenti di Palermo: dove puoi ammirarli
Spesso nel mondo dell'arte gli artisti sono soliti omaggiare altri artisti più celebri. Alcune statue, un dipinto richiamano opere dei grandi artisti del Rinascimento
Interno della chiesa di Santa Maria del Carmine Maggiore a Palermo
Guardate attentamente uno dei Termini (dal latino terminus, termini, cioè divinità dei confini) posti di fronte la chiesa di Santa Caterina e vedrete per un solo attimo il David di Michelangelo, oppure nella stessa fontana provate ad osservare quello che i palermitani identificano come il fiume Oreto e ditemi se non ricorda il Mosé del celebre scultore.
E ancora si può osservare la posa di Adone e ricondurlo al David di Donatello. Non è un caso che si può far rientrare nello stile manierista l'intera "macchina d'acqua" di piazza Pretoria.
Ma Michelangelo non fu l'unico artista celebre ad essere omaggiato e che può essere riconosciuto nel capoluogo siciliano. Un altrettanto noto artista del Rinascimento ad essere stato preso come modello fu Raffaello Sanzio. Il pittore urbinate dipinse nel 1517 una pala d'altare per la chiesa di Santa Maria dello Spasimo.
Secondo quanto riporta Gioacchino Di Marzo, sarà la chiesa stessa di Santa Maria dello Spasimo a dare il nome al noto quadro di Raffaello che oggi conosciamo come Lo Spasimo di Sicilia.
Questa tavola nel corso dei secoli, proprio per l'importanza del suo autore, ha subito una travagliata vicenda storica e verrà sballottata tra la Spagna e la Francia: «A commissionare la pala alla bottega romana del Sanzio fu il munifico utriusque iuris Giacomo Basilicò che, a partire dal 1508 assecondando le disposizioni testamentarie dettate dalla defunta moglie Eulalia Rosolmini, promosse l'elevazione del tempio olivetano dedicato a Santa Maria dello Spasimo (cui l'opera era destinata) nell'antico quartiere della Kalsa».
Dopo la costruzione del bastione dello Spasimo, i padri olivetani, impauriti per l'eventuale esposizione bellica (il bastione possedeva cinque pezzi di artiglieria), decisero di trasferirsi nella chiesa di Santo Spirito, fuori le mura di Palermo, fino al 1661 e portarono con loro il prezioso quadro. Però, a quanto pare «il quadro famoso fu rapito con male arti da Filippo IV di Spagna».
Vari anni dopo, le truppe napoleoniche lo condussero a Parigi, dove nel 1816 subì un “pesante intervento di restauro” «che si concretizzò nella sostituzione del supporto materico; la pellicola pittorica, infatti, venne trasportata dalla tavola alla tela ad opera di François – Toussaint Haquin e di Feréol de Bonnemaison. Da Parigi il dipinto tornò a Madrid nel 1822».
Attualmente si trova al museo del Prado della capitale spagnola col titolo di Caída en el camino del Calvario, cioè Cadere sulla via del Calvario. Di recente è stato ritrovato e restaurato l'altare di Antonello Gagini, il quale un tempo accoglieva la tavola di Raffaello in Santa Maria dello Spasimo.
Il medesimo altare, inoltre, è stato collocato in una cappelletta di Santa Maria dello Spasimo dedicata a Giacomo Basilicò ed oggi accoglie una copia dell'originale dello Spasimo di Sicilia di Raffaello. Per ovvie ragioni non è stata apposta nella copia la firma del pittore, ma se date un'occhiata al sito online del museo del Prado di Madrid, dove, come dicevo, è il quadro originale, potete vedere la firma Raphaeli Urbinas scritta in calce su un sasso, proprio sotto la mano sinistra del Cristo.
Com'è evidente la eco dell'opera di Raffaello ancora risuona ai nostri giorni, ma così come la fama del pittore era grande quando ancora egli era in vita, allo stesso modo lo Spasimo di Sicilia era noto e ammirato già non appenata fu terminato. In particolare sul finire del XVII secolo, l'opera del Sanzio fu oggetto di interesse da parte di un artista palermitano, famoso per aver decorato in tutta la Sicilia chiese e oratori. Stiamo parlando di Giacomo Serpotta.
Questi realizzò due opere prendendo spunto dallo schema dello Spasimo di Sicilia di Raffaello. Il Serpotta operava nel ramo delle arti plastiche e decorative, era un fine stuccatore e citò, anzi omaggiò, per ben due volte il celebre pittore.
La prima volta nell'Oratorio di Santa Cita, sita nel quartiere della Loggia, ove in una nicchia rettangolare inscena tridimensionalmente la caduta di Cristo ripetendo quasi esattamente lo stesso schema del quadro dell'urbinate. La seconda volta, tra il 1683 e il 1684, realizza lo stesso soggetto, ma ridimensionato, sia nelle proporzioni che nella scenografia, in uno dei due altari del transetto della chiesa di Santa Maria del Carmine Maggiore sita nel mercato di Ballarò.
I due altari speculari presentano in uno, quello di sinistra, un quadro della Vergine attribuito a Tommaso de Vigilia, famoso pittore palermitano del 1492, nell'altro un crocifisso attribuito a Girolamo Bagnasco. Entrambe le opere sono affiancate da due coppie di colonne tortili dette anche salomoniche.
Sulle colonne Giacomo Serpotta, in collaborazione col fratello maggiore Giuseppe e con Giuseppe Pisano, realizzò dei decori stupendi. Nell'altare del crocifisso, cioè quello destro, che a noi più interessa, seguono le spirali delle colonne dei rami di piante rampicanti in stucco, dai quali sembra che prendano vita figure fitomorfe e antropomorfe, tra le quali primeggia la costante figura di un'aquila.
Putti e altre figure mitologiche volteggiano tra le colonne mentre sopra i capitelli corinzi vi stanno degli angeli e due pontefici seduti affiancati da putti, ma l'attenzione si concentra sulle basi di queste colonne dove vengono realizzate alcune scene della vita di Gesù. Tra le coppie di colonne a sinistra dell'altare del crocifisso è raffigurata ancora una volta la caduta di Cristo sotto la croce, ovvero Lo Spasimo di Sicilia.
Non vi resta che andare a vederlo di persona. (Per approfondimenti sul tema confronta Antonino Mongitore Storia delle chiese di Palermo Vol.1 a cura di Francesco Lo Piccolo pag.115; Salvatore Mercadante Lo Spasimo di Sicilia di Raffaello e la sua fortuna nelle arti decorative in OADI Rivista dell'Osservatorio per le arti decorative in Italia; Antonino Prestigiacomo Le statue della Fontana Pretoria;)
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