MUSICA
È figlia d'arte, lascia la Sicilia (e ce la fa da sola): Anna, da "X Factor" ai grandi palchi
Abbiamo incontrato Anna Castiglia a Selinunte, il 25 maggio, durante la maratona musicale "A Nome loro" dedicata alle vittime di mafia. L'intervista esclusiva
Anna Castiglia
Anna Castiglia lo sa bene. La cantautrice catanese che ha stregato il pubblico dell'ultima edizione di XFactor con le sue canzonette impegnate, ha lasciato l'Isola all'età di 18 anni per rincorrere i suoi sogni.
L'abbiamo incontrata a Selinunte, il 25 maggio, durante la maratona musicale "A Nome loro" dedicata alle vittime di mafia. Insieme ad Arisa, Levante e Daniele Silvestri c'era anche lei, fresca da X factor.
In questa occasione ci ha rilasciato un'intervista video esclusiva.
«Mi sento come Rosa Balistreri - spiega Anna - che quando andava via dalla Sicilia si sentiva ancora più siciliana. Anche per me è così, sento molto le mie radici, penso che non si possano nascondere».
Ventisei anni, brava e sicura di sé, in questi giorni gira lo Stivale con il suo tour, portando in giro i brani inediti del suo prossimo (e primo) disco.
Per molti - soprattutto in Sicilia - è "la figlia di", lei lo sa e ci scherza su, facendone il verso con ironia in una canzone. Suo padre è il noto e poliedrico artista showman (attore comico, cabarettista, cantante, conduttore radio) Giuseppe Castiglia; anche sua madre è un'attrice, Enrica Tranchida.
Anna nasce in una casa piena d'arte e ne rimane affascinata fin da piccola. «La mia famiglia è stato un ottimo ambiente in cui crescere - racconta - i miei genitori facevano teatro e mi facevano ascoltare molta musica, poi ovviamente ognuno ha la propria natura e deve assecondarla».
Inizia a studiare pianoforte a nove anni, a 12 comincia anche canto e a scrivere i primi testi. All'età di sedici anni fa il suo primo live, con chitarra e voce al Waxy O'connor's di Catania, ne seguiranno tantissimi altri.
A 18 anni si sposta a Torino e a 24 vive a Milano per studiare al conservatorio. «Mi sono trasferita al nord - racconta - come molti fuorisede, per studiare».
La Sicilia le manca, ma sapere che tornerà per poi riandarsene le piace. «Certe volte sento un vuoto - spiega - e quando si avvicina l'estate sento l'odore del mare anche a Milano, tipo allucinazione. Mi piace questa condizione di nostalgia perenne».
«Sono un po' incostante - ride - probabilmente mi stancherei se ci vivessi sempre. Non lo so».
Ironica, con le sue canzoni fa anche politica: «La musica ha una responsabilità e un potere perché veicola dei messaggi - spiega ai microfoni di Balarm - la musica arriva alle persone e le persone cambiano le cose. Penso non ci sia nulla di male a fare intrattenimento, scrivo anche canzoni d'amore».
Se dovesse dedicare una canzone alla Sicilia sarrebbe 'U mari. «È una canzone nostalgica - spiega - l'ho scritta quando stavo a Torino, mi è venuto di scriverla in dialetto nonostante io non lo parli quotidianamente, figuriamoci al nord, è una canzone che parla di solitune ma allo stesso tempo è molto festosa».
Anna è così: con la sua musica prima ti fa ridere, poi riflettere. La verità fa male, ma intanto balliamo.
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