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Dolce la conosci, salata ti sorprende: la mezzaluna (siciliana) che non ti puoi perdere

Trapani si candida per entrare nel network Unesco. Qui da sempre si preparano queste delizie imperdibili in entrambe le versioni super golose e ricche di gusto

Jana Cardinale
Giornalista
  • 21 luglio 2024

Le cassatelle (nella versione salata)

Un allegro modo di dire trova la sua manifestazione più pura nella cucina siciliana in genere, e si addice, in special modo, a quella del territorio trapanese: "Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei".

È noto che per i suoi sapori legati sia al mare che alla terra, per i suoi metodi di preparazione tradizionali, per la sua intensità nei gusti, la cucina ha da sempre racchiuso la vera anima della provincia di Trapani, dove ogni specialità ha una sua storia e un’essenza ineguagliabile.

E si tratta di specialità da non perdere, che si è soliti consigliare ai turisti di tutta Italia, sempre felici di apprendere quanto sia grande la varietà di piatti che caratterizzano queste zone, ovviamente isole minori comprese.

La cucina trapanese, proprio come tutta quella siciliana, è una delle più ricche e variegate di sapori tra le cucine regionali, per merito anche degli influssi delle diverse culture e dei popoli che si sono succeduti nel corso dei secoli, e un tour gastronomico virtuale prevede sempre dei momenti di vera felicità del palato.
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Con questa consapevolezza è ufficialmente iniziato il percorso di candidatura dell’intero territorio della provincia di Trapani al network Unesco delle Città Creative per la Gastronomia. Uno straordinario strumento per valorizzare l’area della Sicilia occidentale, i suoi prodotti, le sue unicità e le professionalità presenti.

Il Distretto Turistico della Sicilia Occidentale ha promosso di recente incontri di presentazione per la condivisione del progetto ai rappresentanti istituzionali, alle associazioni di settore e agli operatori turistici, e ha raccolto grande interesse e partecipazione per una candidatura condivisa che accrescerebbe le prospettive dell’intero settore in diversi ambiti, non solo enogastronomici ma anche sociali, culturali e di occupazione giovanile.

Comuni, Polo Universitario, Asp, Camera di Commercio, Libero consorzio comunale di Trapani e molti soggetti privati hanno dato la disponibilità ad aderire all’iniziativa che rappresenta una grande occasione di visibilità internazionale e rilancio per la provincia. Qualora la candidatura venisse accettata, infatti, Trapani sarebbe la prima città del sud Italia ad entrare nel "network Unesco delle Città Creative".

I cibi da conoscere e assaporare sono davvero tanti, e ogni città della provincia ha qualche particolarità e differenziazione che arricchisce l’ampio menu che si inserisce in questo percorso.

Tra le cose buone da non lasciarsi sfuggire, spaziando dai dolci ai primi piatti, c’è una tipicità, che qui, si può assaggiare sia in versione dolce che "salata": si tratta della cassatella (in dialetto ‘cassatedda’): una mezzaluna di pasta friabile con un ripieno di ricotta aromatizzata con gocce di cioccolato, scorza grattugiata di limone e cannella, che va gustata ancora calda dopo essere stata fritta nell’olio bollente.

Un tempo preparata in famiglia in occasione delle feste, oggi la si trova tutto l’anno e in occasione delle diverse sagre estive.

Le cassatelle di ricotta, nel trapanese, si mangiano anche in brodo. Non sono chiaramente da confondere con le omonime dolci, ma, tipiche in particolare del borgo ericino, secondo la tradizione si preparano con il brodo di carne (il classico è quello di gallina ruspante, ma un'ottima alternativa è quello di carne vaccina), anche se molto note sono anche quelle con la variante di pesce, e molto interessanti sono le cassatelle in brodo di astice o di aragosta.

La particolarità nella preparazione di questa pietanza sta nella tecnica di chiusura manuale, un po’ come se le mani fungessero da cucitrici, in modo che la parte della chiusura abbia una consistenza corposa e piacevole da gustare. Il percorso intrapreso dal Distretto Turistico prevede diverse tappe che si concluderanno nel maggio del 2025 quando il dossier verrà presentato alla Commissione nazionale italiana Unesco.

Al momento, le città italiane presenti nel network delle Città Creative Unesco sono 14 (Bologna, Fabriano, Torino, Parma, Roma, Alba, Carrara, Milano, Pesaro, Bergamo, Biella, Como, Modena e Bolzano), e lavorano insieme con l’obiettivo di porre la creatività e le industrie culturali al centro dei loro piani di sviluppo a livello locale e cooperare attivamente a livello internazionale.

A livello mondiale, invece, le città creative sono complessivamente 350.

«L’obiettivo è ambizioso, ne siamo consapevoli. Vogliamo unire tutto il grande patrimonio culturale enogastronomico della nostra terra e valorizzarlo con un progetto di visione in base ai valori che Unesco persegue e che possiamo ritrovare nell’agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile – commenta Rosalia D’Alì, presidente del Distretto della Sicilia Occidentale -.

Il progetto ha riscosso ampi consensi nei vari incontri che abbiamo promosso in queste settimane e la sfida è già partita. È fondamentale essere tutti uniti per il raggiungimento dell’obiettivo».

Rosalia D’Alì è convinta che un punto di forza del progetto territoriale sia la stagionalità dei prodotti, e la grande varietà presente tutto l’anno: dal tonno nel mese di maggio, ai grani antichi a giugno, al melograno in autunno.

I tanti amministratori comunali che hanno sposato il progetto sanno che si tratta di una importante tappa del percorso di crescita per la provincia che, con il riconoscimento Unesco di Città Creativa per la Gastronomia, potrà fare un notevole salto in avanti in termini di visibilità e credibilità a livello nazionale ed internazionale. Jana Cardinale
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