STORIE
Di giorno al lavoro, la sera Coriste per gioco: sono le 60 "signore del canto" di Palermo
Da 42 fino a 70 anni, ogni mercoledì sera, si riuniscono alla fine della loro giornata lavorativa per cantare in un coro polifonico. Vi raccontiamo questa bella storia
Coriste per gioco
Monica Faja oggi è una donna di 61 anni esperta in questa forma di espressione canora ma quando era bambina è stata corista dello zio, il maestro e pianista Norino Buogo.
«La mia, sotto questo profilo è stata una vita facile. Mio zio è stato un faro, un grande riferimento. Il suo coro passato alla storia con il nome di "Cantori nuovi" inziò proprio a casa mia quando faceva cantare me e le mie sorelle quando eravamo bambine».
Insegnante di musica all'Istituto "Pecoraro" di Palermo dirige l'"Eolian vocal ensemble" composto da 22 ragazze universitarie.
Da questo è nata l'idea di formare un coro per "adulte" tra le mamme delle stesse "Eolian" e colleghe di Monica.
C'è tanta bellezza nel creare musica tra donne che hanno lo stesso desiderio, obiettivo emotivo e sociale. Tutte dilettanti e senza esperienza ma con una gran voglia di aggregarsi per mettersi in gioco seguite e dirette da Monica Faja.
Da 42 fino a 70 anni, ogni mercoledì sera, si riuniscono 60 donne alla fine della loro giornata lavorativa per cantare in un coro polifonico.
Vengono divise in contralti, mezzisoprani, e soprani in una vera e propria realtà polifonica. Un gioco che diventa impegno, voglia di crescere, divertirsi e riconoscersi tra anime affini.
Le "Coriste per gioco" non si fermano, perchè oltre al canto hanno dato vita a un vero e proprio cortometraggio che va in scena giovedì 4 aprile, alle 19.00, al "Fontarò" di Palermo.
Le coriste si raccontano grazie anche all'intervento di Kate Worker che presenterà la serata. «Il cortometraggio nasce da un brano che abbiamo sentito molto nelle nostre corde, "Cocciu d'amuri" di Lello Analfino, con un meraviglioso arrangiamento fatto per noi da Aurelio Fragapane. Un brano cucito addosso alle coriste cantato in maniera molto appassionata» racconta ancora la maestra.
Registrare un brano a piccoli gruppi in sala registrazione per un problema di "numeri" dell'ensemble non è stata un'operazione facile anche solo per una questione logistica. Incidere un testo con circa 60 voci ha rivelato senza dubbio l'operazione impegnativa.
Ma come sono in realtà queste donne che alla sera si travestono da cantanti? Monica riponde così: «Sono un po' monelle - sogghignando - la dinamica è esattamente quella di una classe. Ci sono le timide, quelle che si nascondono, quelle che si appoggiano alle più brave. La vera bellezza è l'icontro di donne così diverse tra loro ma riunite dalla stessa voglia, quella di cantare. Sono, infatti, anche nati dei legami affettivi, delle grandi amicizie».
Queste "signore del canto" vengono accompagate al piano dal maestro Alessandro Pisciotta con un ventaglio di canzoni che vanno dal pop internzazionale, allo swing italiano, testi in siciliano e del repertorio classico.
«Le coriste, adesso, cominciano a prendere coscienza della propria voce e cantare con le armonie giuste. C'è un godimento nel continuare perchè si comprende che si sta alzando l'asticella del livello musicale» commenta orgogliosa Monica. Il coro è una piccola società serale dove la musica fa da collante con un incrocio di emozioni e personalità.
«"Ma Navu", un canto in ebraico che canta la pace, è un altro brano che hanno interpretato con molto sentimento» racconta l'artista Monica Faja.
La sera queste 60 donne, indubbiamente, si portano dietro umori e malcontenti incontrati durante l'arco della giornata, infatti Monica attenta nel suo modo di dirigere 60 cuori commenta così: «Il potere della musica è enorme ed è quello che fa da padrone. Ci sono stati dei momenti in cui ho intravisto qualche lacrima in un'atmosfera bellissima».
"Let the river run", la colonna sonora del film "Una donna in carriera" è uno dei testi preferiti dalle "Coriste per gioco" perchè probabilmente in quelle sonorità ritrovano ogni ambizione, anche la più nascosta.
Monica sogna di portare le sue coriste "fuori porta", farle incontrare con altri cori per condividere il loro progetto con altre realtà. La musica del resto, è aggregazione, energia.
È un ponte di armonie. «Quello che colpisce la gente è l'energia. Quando dirigo c'è una continua interazione di sguardi e parole mentre canto insieme a loro. Uno scambio continuo di emozioni tra noi e il pubblico.
Quando si conclude l'esecuzione di un brano, io do le spalle al pubblico, ma non mi giro subito, preferisco guardare ancora per qualche secondo le mie coriste con quella vibrazione che c'è ancora nell'aria in un momento impagabile» conclude emozionata la maestra siciliana.
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