ITINERARI E LUOGHI
Dedicato a Sebastiano Tusa: in Sicilia c'è un museo che ti racconta i "segreti" del mare
Tracce di relitti, cannoni e pezzi di artiglieria. Monete e oggetti marinari, tra cui timoni e antiche lanterne. Cosa c'è da sapere sul Museo del Mare di Sciacca
Il modellino dell'Amerigo Vespucci al Museo del Mare di Sciacca
La struttura è un’antica aspirazione della città siciliana dove le attività legate al mare hanno sempre avuto un ruolo importante nell'economia e nella cultura della città, basti pensare alla tonnara.
Ma questo specchio di mare ha anche preservato molteplici tracce di relitti e di numerosi oggetti sparsi.
Alcuni dei quali si possono finalmente ammirare nelle sale del Museo del Mare. Si tratta reperti recuperati dalla Guardia di Finanza e, in parte, dalle ricerche subacquee coordinate dalla Soprintendenza del Mare.
Un apparato didattico ben fatto e ricco di notizie fa da guida ai visitatori. Ottimi pannelli descrittivi e didascalie in doppia lingua di cui qui ci avvaliamo per illustrare i molti reperti che arricchiscono il Museo.
Si trovano accanto ad anfore romane (dell’ultima metà del primo secolo a.C,) spesso destinate al trasporto dell'olio e allo stoccaggio di materie di uso a bordo delle navi (calce, realgar, pece) e alle anforette lunghe e strette, africane e bizantine tardive (dal IV al VII see. d.C) poco capienti, che attestano la circolazione almeno fino al VII sec. d.C. di prodotti di lusso: vino e salse di pesce pregiate.
È opportuno ricordare che il litorale sudoccidentale della Sicilia era parte integrante di un vasto ed ampio circuito commerciale.
Infatti, il territorio circostante era fertile, ricco di piante e colture, quindi, abbondante era la produzione di cereali, ortaggi e derrate alimentari, tra cui l'olio, il vino e il grano. Di grande effetto la presenza nelle sale del museo di alcuni cannoni del XVI secolo.
Negli anni Novanta la casuale scoperta a Sciacca di alcuni cannoni e di altri reperti di interesse storico-artistico, rinvenuti nel sito subacqueo di Cammordino portò al recupero del carico di una nave da trasporto, Parissona Grossa, salpata da Genova e affondata a causa di un possibile fortunale naufragata in quel tratto di mare alla fine del 1500.
Nelle acque antistanti la città, a circa 80 mt dalla riva e su un fondale di appena 5 mt, giacevano due cannoni in bronzo. Furono poi rinvenuti e portati alla luce altri cannoni in bronzo e ferro, decorati e riportanti i marchi di peso, provvisti di forcella brandeggiabile, insieme a munizioni di diverso calibro in pietra e metallo, lamine in piombo per il rivestimento della nave, chiodi, martelli, stoviglie in metallo e ceramica, frammenti di legno.
Il recupero complessivo è stato di otto cannoni in bronzo e ferro della seconda metà del XVI sec. oltre a diverse parti strutturali della nave, stoviglie, strumenti di bordo.
Tra i beni rinvenuti, e in mostra, un prezioso pezzo di artiglieria in bronzo, riportante la sigla "F* e il simbolo della salamandra che ha determinato con certezza la provenienza della nave, appartenuta alla flotta francese, mentre regnava Francesco I.
Un flagello endemico per quest'area fu in quel secolo la guerra di corsa. Fenomeno questo, che vedrà, in un alternarsi di «schieramenti più o meno omogenei.
Genovesi, Veneziani, Catalani, Marsigliesi, Palermitani, Greci e Turchi si alternavano nel concedere i propri favori militari ora all'una o all'altra potenza, sferrando assalti spesso in nome di motivazioni religiose, ma, soprattutto, di opportunità di allargamento di nuovi mercati commerci.
Dalle indagini fin qui condotte, sui cannoni che ammiriamo nel museo saccense risulta chiaramente che al momento del naufragio i cannoni erano pronti a far fuoco. Infatti, durante le fasi di restauro, sono state rinvenute inserite nelle canne le relative palle in ferro colato.
Di tali periodi burrascosi, danno testimonianza fra le altre, la fitta rete di torri di guardia che ancora oggi punteggia la costa, a prevenzione delle temutissime scorribande barbaresche che partivano dagli approdi nordafricani verso i dirimpettai litorali agrigentini e i numerosi resti di navi armate rinvenuti al largo di Agrigento (Maddalusa) e Sciacca (Coda di Volpe).
Ma secondo altri studiosi, i rinvenimenti di numerosi cannoni lungo la costa agrigentina, da Licata a Sciacca, prevalentemente databili al XVI secolo ma anche ai successivi, non sono da attribuirsi a relitti di navi da guerra ma a quelli di imbarcazioni mercantili armate per autodifesa, che frequentavano i punti di carico della Sicilia per imbarcarvi prevalentemente grano.
La collezione del museo è composta di ancore di vario genere, quali le "ancore a prota"", la cui funzione era quella di far presa sui fondali marini, sia sabbiosi che rocciosi e tenere ferma la nave costituita da un fusto di legno, con due bracci chiamati marre, a cui era incastrato un ceppo in pietra, bronzo o piombo, che ha la funzione di appesantire l’ancora, che veniva trascinata in modo da far presa sul fondo.
Le ancore in ferro che mantengono la stessa struttura (fusto, ceppo e marre) ma generalmente sono più piccole, in quanto hanno un maggior peso specifico e possono essere maneggiate più facilmente.
Il museo ospita anche una collezione di strumenti nautici, tra cui bussole, astrolabi, quadranti e timoni. Questi strumenti erano utilizzati dai marinai saccesi per navigare in mare.
È presente una stadera bronzea del VI-VII sec. d.C. rinvenuta in contrada San Marco, della lunghezza cm 175, uno strumento di misurazione più largamente utilizzato in età romana e bizantina.
È costituita da un’asta graduata con anelli per la sospensione, ganci, catenelle e pesi del carico, che servivano a sostenere il giogo dell'apparato di sospensione del carico. Due anelli, uno nella parte superiore e uno nella parte inferiore, servivano per agganciare i pesi del carico.
Nel segmento vicino la testa sono incisi una croce a bracci patente e un pesce, simboli di matrice cristiana. La stadera di contrada San Marco è una delle più grandi finora note
Ammiriamo inoltre una collezione di monete, tra cui monete greche, romane, arabe e normanne che testimoniano la storia economica e politica di Sciacca. Una serie di oggetti marinari, tra cui timoni, antiche lanterne e sestanti.
Modellini di antiche imbarcazioni, perfette riproduzioni fedeli nei minimi particolari, alcune addirittura con luci ed eliche funzionanti. Il museo ospita anche una collezione di dipinti, tra cui dipinti di paesaggi marini, scene di pesca e ritratti di marinai.
Questi dipinti testimoniano l'importanza del mare nella vita dei saccesi. Il museo organizza anche una serie di attività didattiche e di intrattenimento, rivolte a bambini e adulti. Queste attività hanno lo scopo di promuovere la conoscenza del mare e della sua importanza per l'uomo. Il museo organizza anche una serie di eventi speciali, come feste, concerti e spettacoli teatrali.
Questi eventi sono un modo per celebrare il mare e la sua importanza per la vita dell'uomo.
Il museo è dedicato a Vincenzo e Sebastiano Tusa e l'allestimento si deve infatti anche a Sebastiano Tusa, titanica figura di impareggiabile studioso, che ha esplorato i più disparati ambiti del mondo antico.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÙ LETTI
-
STORIA E TRADIZIONI
Lo sfarzo a Palermo, poi il furto e la crisi: i gioielli perduti di Donna Franca Florio