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Danza e disabilità alla Cattedrale di Palermo: l'emozionante spot dedicato a chi non ha confini

Il video è stato realizzato dall'associazione Mete Onlus di Palermo in occasione della Giornata Mondiale per le persone con disabilità, proclamata nel 1981 dalle Nazioni Unite

Balarm
La redazione
  • 17 dicembre 2020

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"Dedicato a coloro che si nutrono di sogni e non hanno confini". Ancora una volta, la danza è stata protagonista di un lavoro prodotto e realizzato dalla Associazione Mete Onlus presieduta da Giorgia Butera.

Adesso, è la volta dello spot girato sul piano della Cattedrale di Palermo e realizzato in occasione della Giornata Mondiale persone con disabilità, proclamata nel 1981 dalle Nazioni Unite, con lo scopo di promuovere i diritti ed il benessere dei disabili nell’ambito della Campagna di Sensibilizzazione “Mete Onlus for Dance and Disability”.

Gli interpreti sono Gaetano La Mantia (Tersicoreo Teatro Massimo di Palermo) e Chiara Lo Coco (riprese e montaggio a
cura di Alfredo Di Forti, la regia è di Angelo Butera, la colonna sonora è “Us and Them” - Pink Floyd 1973. Disco Camera Rock: Voce Giuliana Di Liberto e Arrangiamento di Giuseppe Vasapolli).

«Avere la capacità di coinvolgere nell’emozione, decidere di scoprirsi, e lasciare che l’anima dell’altro entri nella tua - dice Chiara Lo Coco, protagonista femminile del video sport -. Questo è la danza. La danza in qualche modo ti espone inevitabilmente alle vibrazioni di chi condivide con te quel momento».
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«Mi sono resa conto che mi ha consentito di dar senso al dolore, per una volta - aggiunge -. Sono sempre stata scomposta in un guscio troppo fragile, e più mi allungo più c’è il rischio che qualcosa vada fuori posto. Perché noi siamo come farfalle intrappolate a delle ragnatele».

«E la danza, con Gaetano, mi ha dato la possibilità di esprimere e colorare il dolore ed è riuscita a darmi quel senso di compattezza, di “colla” dentro, che era ciò che mi serviva per non rompermi. È stata dura, non lo nego, lo sforzo fisico è stato notevole e ho deciso di correre un rischio. Ma ciò che importa è capire quando ne vale la pena.

Posso ammettere che è stato il dolore più sensato che ho provato negli ultimi anni. Mi sono resa conto che, in fondo, è stato lo strumento per trasformare il mio dolore. E questa per me è la Vittoria».
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