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Dall'alto ti svela scenari unici: è il "gigante" siciliano più temuto da molti escursionisti

Considerato un "osso duro" da chi pratica trekking. Una volta raggiunta la cima la mente si libera e regala uno degli scorci panoramici più straordinari dell'Isola

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 17 giugno 2023

La vista dal Monte Sparagio

È la montagna più alta della provincia di Trapani. La vetta è posta a 1.110 m. Rappresenta uno dei luoghi più interessanti per gli escursionisti, meta di grande sacrificio e per molti, quasi irraggiungibile.

Il Monte Sparagio è uno dei rilievi che caratterizzano l'intero territorio trapanese e nello specifico, i comuni di Castellammare del Golfo, San Vito Lo Capo e Buseto Palizzolo. Dal Bosco Giacolamaro inizia uno dei percorsi di grande intensità e alla ricerca delle migliori immagini da immortalare (sono pure tante).

Una volta attraversata la fitta pineta, il percorso in sterrato s'inerpica con una serie di sporgenze e rientranze abbastanze tortuose all’interno della vegetazione. La salita faticosa accompagna la buona volontà dei camminatori e il clima diventa uno dei protagonisti indiscussi.

In estate si raggiungono punte di 35 gradi e crea ambienti aridi e secchi. La situazione cambia vertiginosamente in inverno, con un elevato tasso di umidità e temperature che possono scendere anche sotto lo 0. A primavera “tirano” dei forti venti di scirocco provenienti dall’Africa e dal Mar Mediterraneo.
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La natura geologica del monte è di notevole interesse, costituito da depositi riferibili ad antiche epoche geologiche (Tria Sup. ed il Miocene Inf.). Nella parte alta sono presenti dei calcari pelagici mesozoici stratificati e alternati con liste di selce. Lo smantellamento di queste ultime produce lastre calcaree spesse pochi decimetri e variamente ampie. Si riscontrano depressioni carsiche, canyon-fluvio carsici, falesie e scarpate con un’inclinazione medio-alta.

I frequenti incendi hanno modificato la bellezza originaria del luogo creando una deformazione della vegetazione. Nonostante l’influsso negativo dell’essere umano, la montagna ha mantenuto intatto il fascino nella forma strutturale.

È l’ambiente il vero punto cardine di Monte Sparagio. Gli studi approfonditi del professore Ippolito hanno evidenziato la flora presente nell’intera area. Apparentemente semplice, il paesaggio è frutto del risultato dell’azione pascolare nel tempo. Nella roccia nuda è affiorato qualche esemplare di leccio.

Nel sottobosco crescono arbusti di pungitopo, caprifoglio, stracciabraghe e asparagi. In inverno si afferma la fioritura del ciclamino autunnale e un ranuncolo a fiore giallo. Inoltre, sono presenti anche la Ginestra spinosa, il pero selvatico, l’Olivo selvatico, l’edera e altra vegetazione sparsa.

Il vero obiettivo è raggiungere la cima e una volta toccata, finalmente la mente si libera. Si apre uno scenario unico che abbraccia il territorio castellammarese fino al golfo senza dimenticare il Monte Inici, mentre si osservano gli scorci ineguagliabili verso San Vito lo Capo, il Monte Cofano e le isole Egadi. Poi, nell’entroterra appare nella sua bellezza la vetta di Rocca della Busambra.

La maggior parte dei trekkisti va alla ricerca di una roccia piatta di forma rettangolare chiamata "Tavula di Terraccianu”. Perchè? Qual è la storia che si cela dietro a un masso?

Si narra che in quel luogo si riunisse un gruppo di briganti capeggiato dal bandito Pasquale Turriciano. Era originario di Castellammare del Golfo e fuggì dal paese nel 1862 per ribellarsi al servizio di leva.

Le sue vicende sono state cantate dal poeta contadino Camillo Cajozzo, membro della banda che affermò le doti di lealtà, eroismo e coraggio dell’amico ucciso nel 1870. Della roccia non rimane (presumibilmente) nulla perché distrutta durante le installazioni delle antenne.

Monte Sparagio è un luogo magico senza vie di mezzo. Piace per la sua posizione strategica, i favolosi scorci panoramici e una forte concentrazione naturalistica. Allo stesso tempo, rappresenta ancora un ostacolo per gli aspiranti escursionisti che “vedono” il monte come un osso duro da superare.
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