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Dai vicoli della Vucciria alla medaglia d'oro: il riscatto di Salvo, promessa della boxe

La storia di Salvo è un esempio di come, nonostante l'assenza di sponsor e possibilità economiche, si possano raggiungere traguardi importanti (nella vita e nello sport)

  • 18 dicembre 2020

Salvo Di Stefano e il suo allenatore Rosolino Cacopardo

«Se combatte uno, combattiamo tutti».

È questo il mantra che Verdiana Mineo, presidente della ASD, insegna dal 2011 a tutti coloro che varcano la soglia della Palestra Popolare Palermo di via San Basilio, in pieno centro storico.

Ed è proprio in questa palestra che da anni si allena Salvatore Di Stefano, un pugile palermitano junior, cresciuto nel quartiere della Vucciria, che oggi fa parlare di sé per aver vinto la medaglia d'oro sul ring del Palaboxe di Roma, contro il laziale Mattia Spinelli (categoria junior 54 kg).

«Salvo si allena con noi dal 2011 - ci ha detto Verdiana Mineo, atleta agonista di powerlifting, campionessa regionale e vice campionessa nazionale - ed è stato uno dei primi a cominciare a frequentare la palestra, portato dal padre».

La storia di questa giovane promessa della box - già vincitore del titolo nel 2018 - è quella di un ragazzo siciliano di 16 anni come tanti, che dalle strade del suo quartiere, tra ostacoli, sacrifici e contraddizioni ha costruito passo dopo passo il percorso verso i Campionati Italiani di Pugilato.
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Salvo è arrivato all’età di 5 anni al primo allenamento e da allora, prima di dare pugni, ha imparato il rispetto delle regole, dei compagni e dell’avversario e, non ultima, la disciplina nell’allenamento.

«Ha mostrato da subito una grande attitudine mentale - ci ha detto Verdiana - che è fondamentale per crescere in questo sport, non basta solo la volontà per andare avanti e conquistare titoli importanti».

Tra le tante “mancanze” dei quartieri popolari l'attività sportiva, infatti, è quasi un lusso che le famiglie spesso non possono permettersi.

«Vediamo tanti giovani approcciarsi alla disciplina del pugilato nella nostra palestra e poi abbandonarla. Per chi nasce in un quartiere popolare, l'ostacolo principale alla pratica sportiva è rappresentato innanzitutto dall'assenza quasi totale di strutture pubbliche territoriali dove è possibile fare sport».

L’altro ostacolo, difficile da superare, è quello che si prospetta al raggiungimento della maggiore età.

«Quando diventano maggiorenni i ragazzi come si suol dire devono portare i soldi a casa e non hanno più tempo e modo di praticare lo sport, anche se hanno già dimostrato grande attitudine.

L'appoggio della famiglia viene spesso a mancare, soprattutto in relazione ai costi dell'attività sportiva agonistica. Non esiste una cultura dello sport popolare: la possibilità di affrontare gare e competizioni rimane quindi appannaggio di chi può affrontarne le spese.

La storia di Salvo è una storia di riscatto e determinazione, un esempio di come nonostante l'assenza di sponsor e grandi possibilità economiche, si raggiungano vittorie e traguardi importanti».

Che l’impegno nello sport sia fortemente educativo è noto ed è proprio in funzione di questa certezza che, in determinati quartieri, dovrebbero essere garantite realtà affidabili e gratuite che, a loro volta, sarebbero strumenti formativi importantissimi per le nuove generazioni.

Perché come diceva Muhammad Alì: “Dentro un ring o fuori non c’è niente di male a cadere; è sbagliato rimanere a terra”.

E questo Salvo lo ha imparato anche grazie al pugilato e al suo istruttore Rosolino Cacopardo, tecnico federale della Federazione pugilistica italiana, che lo allena da dieci anni.

«Abbiamo conquistato questo titolo dopo un percorso non privo di difficoltà e ostacoli - ha detto Cacopardo - e adesso continueremo con gli allenamenti per consolidare questo percorso.

Salvo è cresciuto imparando le regole e la disciplina del pugilato. Un ragazzo che fin da subito ha dimostrato di fare valere la sua ostinazione e di non subire timore dagli avversari. La boxe, e lo sport in generale, regalano grandi insegnamenti: mi auguro che Salvo possa farne tesoro anche nella vita».

E noi, che facciamo il tifo per Salvo e per tutti coloro che hanno le potenzialità per portare in alto il nome della Palermo più vera, siamo sicuri che sentiremo ancora parlare di questo giovane campione.
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