STORIE
Da luogo di vacanze a scelta di vita: Costanza scommette (e vince) sul teatro di Sambuca
Costanza Amodeo, giornalista e imprenditrice metà fiorentina e metà siciliana, ha deciso di vivere in Sicilia perchè "là dove c’è meno, puoi creare di più"
Costanza Amodeo
Costanza Amodeo, nata a Firenze da padre siciliano, di Sambuca di Sicilia, e madre francese (ma nata nelle Isole Eolie) ha sempre amato la Sicilia e, a prescindere dal ruolo operativo che qui svolge da diversi anni, l’ha sempre prescelta come luogo di vacanze e radici familiari oltre che di profonde amicizie.
Oggi, grazie al suo impegno di lavoro con il teatro, e prima ancora con un giornale denominato "La pagina riformista", ha imparato ad apprezzare ancora di più questa terra che ha grandi potenzialità in parte inespresse, ma «là dove c’è meno, puoi creare di più», dice.
È una terra meno organizzata ed efficiente di altre parti d’Italia – aggiunge – e allora bisogna cavalcare nuove opportunità.
I suoi avi erano commercianti di pietra pomice, e lasciarono Grenoble e Parigi per venirla a commerciare in Sicilia, dove poi venne data all’industria estetica.
«Il Teatro a Sambuca esiste da sempre ed è un teatro pubblico che era stato rovinato dal terremoto del ‘68 e poi messo a posto nel 1992 quando ha aperto i battenti.
Il salto di discontinuità che lo ha portato all’attuale visibilità in Sicilia e in Italia – dice - è il fatto che quando sono arrivata io nel mese di settembre 2016, chiamata da precedente sindaco, Leonardo Ciaccio, a ricoprire il ruolo di presidente, con Salvatore Ferlita direttore artistico, uscì un bando della Regione Siciliana aperto anche ai teatri minori.
Partecipai a quel bando, perché c’era bisogno di risorse economiche, e adesso sono quasi dieci anni che il teatro non ha problemi di cassa e riesce a programmare spettacoli di qualità in modo continuativo».
Presidente fino al 2016, dunque, e da più di un anno direttrice artistica.
«Un tempo – aggiunge - era fondamentale il concetto di rete per me, che adesso è qualcosa di più, invece, di quello che è forse solo marketing. Io vorrei creare dei ponti tra il mio pubblico, tra gli artisti, in modo da rendere economicamente sostenibili i progetti e allo stesso tempo più attrattivi. Che riguardino intere comunità e non singoli paesi, qui nel cuore del Belice».
Ed è già pronta la nuova stagione che prenderà il via il 26 ottobre 2024 e finirà a maggio 2025 con uno spettacolo sulla legalità.
«Abbiamo tantissimi artisti e compagnie in linea con il progetto di creare un ponte tra la Sicilia e il continente che è la mia linea di indirizzo artistico. Abbiamo in programma dei momenti importanti di impegno civile e sociale del teatro, e una settimana della donna per tutto un mese, quello di marzo».
Costanza Amodeo nasce come giornalista, poi diventa imprenditrice nel mondo del digitale e delle tecnologie e, infine, operatrice culturale.
«Ruoli che mi sono tornati utili tutti insieme, perché tutto è utile e il passaggio in azienda mi ha consentito di costruire un’organizzazione all’interno del teatro. La grande ricchezza dei teatri che ci sono in Sicilia – dice – spesso oggetto di relativo abbandono, è che sono imprese culturali a tutti gli effetti, e hanno bisogno di soldi ma anche di professionalizzazione, professionalità e di organizzazione che sia specifica del teatro.
In Sicilia bisogna fare questo salto.
E occorre l’attenzione delle istituzioni, della politica, di chi davvero vuole investire nella cultura. Io ho un consiglio d’amministrazione di cui sono fiera, composto dal presidente, Antonio Giovinco, da Filippo Tardo, Concetta Montalbano, Clarissa Ferina e Francesca Di Miceli.
Il sindaco di Sambuca, Giuseppe Cacioppo, ha nominato me in qualità di direttrice artistica, e i consiglieri. Ho anche la collaborazione di due ragazze, formate appositamente durante il periodo del Covid con dei corsi specifici, che sono Nadia Safina e Gloria Lo Bue. Allora non potevamo fare spettacoli ma ci siamo dedicati alla formazione».
Un’esperienza significativa che ormai si attesta tra le migliori e più note, in Sicilia e in Italia, questa di Sambuca, nata dalla volontà di aprire un teatro in un luogo periferico, in una zona in cui le politiche territoriali non sono necessariamente abituate a gestire le attività culturali pensando al palcoscenico come uno dei primi luoghi deputati alla costruzione di un senso di comunità, in cui la comunità stessa non era solita inserire il teatro nel novero delle possibilità di offerta, per consuetudine o per necessità.
«La Sicilia è una terra di teatri – ribadisce Costanza -. Considerando anche i "teatri di pietra", le rovine monumentali, se ne contano oltre trecento.
Esiste, dunque, una fortissima tradizione del teatro, un’attenzione specifica, ma anche una tendenza all’insularità e spesso manca l’occasione di misurarsi con una dimensione più nazionale e internazionale. Io sono legata a Sambuca per ragioni personali, e ho sempre amato il suo piccolo teatro all’italiana, costruito a metà dell’Ottocento, che conta più o meno 240 posti.
Così quando ho ricevuto la proposta del sindaco ho pensato che fosse l’occasione di mettere la mia formazione manageriale al servizio di un fine artistico e anche comunitario.
Nella mia visione, però, non può esistere il modello volontaristico, che spesso purtroppo sorregge tante realtà artistiche. La passione ha alti e bassi e lo spirito di servizio è sottoposto a molte variabili: un’impresa deve poggiare su altro.
Desidero che i dipendenti vengano regolarmente formati dagli operatori dei grandi teatri nazionali, perché siano sempre aggiornati e sappiano gestire il processo nel futuro».
Costanza ha sempre agito spinta da un ideale che è anche il suo sogno: che lo spettatore di Sambuca non percepisse la platea in cui siede a una distanza siderale da quelle di Roma o di Milano.
Ha voluto, invece, aprire il "recinto".
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