STORIA E TRADIZIONI
Da lì passava l'antica "via Valeria" che univa Messina a Marsala: il Ponte dell'Ammiraglio
Un raffinato esempio di ingegneria che permetteva di attraversare la parte paludosa del fiume Oreto per giungere alle porte di Palermo. Vi raccontiamo un po' della sua storia
Piazza Scaffa
In effetti il letto del nostro carissimo e schernito fiume Oreto non è quello che vediamo oggi ma passava sotto il ponte per poi giungere alla sua foce trasformando la zona in una palude che purtroppo portava seri problemi di salute alla popolazione.
Ma perché costruire un ponte in quella zona? Semplice, per un retaggio storico poiché fu la strada detta via Valeria (costruita dal Proconsole Marco Valerio Levino nel 202 a.C. circa) la quale collegava Messina sino a Marsala passando per Palermo e dove, il viandante, incontrava il fiume Oreto che doveva necessariamente attraversare per inoltrarsi verso il centro della Città; in effetti dalle ricerche svolte dalla Soprintendenza BB.CC.AA. sembra che questa direttrice coincida (su per giù) con l’attuale Corso dei Mille.
Ma il Ponte dell’Ammiraglio porta con se anche il mistero del suo costruttore e del suo nome: secondo gli studiosi sembra che l'opera sia stata terminata intorno al 1131 dall’Ammiraglio Giorgio di Antioca, ma ne siamo sicuri?
L’attribuzione è quantomeno dubbia anche perché nel 1114 il nostro Giorgio aveva ancora la mansione di semplice stratigòto (una carica bizantina equivalente a comandante) della modesta Giattini (oggi San Giuseppe Jato) e quindi lontano dalla corte di Ruggero II che a suo fianco, con la carica di Ammiraglio, aveva Cristodulo; dai testi dell'epoca sappiamo comunque che Giorgio aveva carattere, intelligenza e caparbietà tutte qualità che lo fecero notare a corte, tanto che nel 1123 lo troviamo accanto ad Abd ar-Raḥmān (Cristodulo?) durante le campagne militari; solo nel 1133, quando scompare dai testi ufficiali il nome di Cristodulo (probabilmente de cuius), troviamo il nome di Giorgio con l'alta qualifica onorifica.
Sulla questione del nome, inoltre, si inserisce anche una "fantasiosa" ipotesi che si sviluppò dopo i lavori di restauro del Ponte avvenuti nel 1672 (opere deliberate dal Senato Palermitano); in quella occasione venne coniata una medaglia in bronzo che aveva la peculiarità di rappresentare l’ambiente circostante, per cui si pensava che più che agli Ammiragli il nome provenisse dalla Medaglia o Miraglia (o Miragghia).
Ed a proposito di Medaglia, il Marchese di Villabianca fa riferimento all'insegna della regia Accademia de' Cavalieri d'armi istituita nel 1566 in cui si vedeva il ponte insieme al fiume, senza dimenticare, poi, quasi a conferma della dizione “Miraglia” che nel 1734 le zone indicate "di Sant’Eramo" e, appunto, “della Miraglia” divennero riserva di caccia del Re poiché poco coltivabile ma piene di selvaggina.
Insomma, tutte supposizioni ovviamente che fanno nascere qualche dubbio ma, comunque, il Ponte è dell’Ammiraglio, poi si viri.
Però a prescindere dall'identità del costruttore possiamo affermare che è una struttura di alta ingegneria e di grande bellezza e funzionalità (almeno per l'epoca).
Il ponte, come lo descrive il dottor Fatta, "è composto da 12 campate a sesto acuto alternate tra ampie e ristrette" è formato da grandi blocchi di calcarenite intagliata e, particolare fondamentale, il ponte non aveva solo uno scopo funzionale ma doveva rappresentare l'ingresso in Città, quindi, aveva anche uno scopo pubblicitario se così possiamo definirlo.
Il fiume ovviamente viaggiava a regimi ed incappava spesso in periodi di forte magra con improvvise piene che causavano spesso, nel tempo, spostamenti dei rami del fiume; nel 1407, per esempio, sotto il ponte non passava più acqua e la popolazione utilizzava il letto del fiume a proprio comodo, ma all'epoca le cose funzionavano bene ed il "Comune" deliberava multe salate a chi sostava, sfruttava o passava con i carri sotto il ponte.
Nel 1577 avvenne la prima ristrutturazione operata dal Senato di Palermo per recuperare la strada del Ponte dell’Ammiraglio, esattamente nel tratto che da Porta Termini conduceva a Bagheria, e la contestuale riparazione della struttura (e noi siamo ad aspettare il Ponte Corleone); in questo stesso periodo venne costruito il ponticello limitrofo al Ponte dell’Ammiraglio, ma di questo ne parleremo in separato articolo.
Nel tempo, comunque, il ponte presentava dei problemi, soprattutto per il percorso obbligato; chi doveva utilizzare il ponte andava in contro a forti pendenze nonché allo sdrucciolamento del piano stradale il quale creava molte difficoltà, soprattutto per le carrozze.
Per far fronte a questo problema nel 1785, su progetto dell’Ingegnere della Città, Pietro Raineri, e su iniziativa di Francesco Natale dei Marchesi di Monterosato, si costruì un ponticello leggermente arcuato che permetteva di superare il braccio di fiume a monte del ponte dell’ammiraglio, facilitando così il percorso delle carrozze ed evitando l’usura della sovrastruttura dell’antico e monumentale ponte che, contestualmente, subì opere di restauro; durante questi lavori si pensa che sia stato spostato un cippo lapideo posto all’ingresso della rampa che portava al ponte dell’Ammiraglio.
Infine, nel 1833 per far fronte a diversi problemi sia igienici che economici il Governo Borbonico decise di incanalare il fiume Oreto ed in quella occasione il Senato ebbe accreditate 400 onze annuali per lavori di manutenzione necessarie al mantenimento dei beni, quindi anche del Ponte.
Poi ci fu la battaglia del 27 maggio 1860 e la presa Garibaldina, per il resto è storia e pittura recente. Cosa aggiungere miei cari lettori? Per entrare a Palermo prima dovevi passare dal glorioso Ponte dell'Ammiraglio! Ora t'ascantari a passari dalla via Oreto.
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