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Coste siciliane a rischio: il nuovo studio che svela come stanno (veramente) le cose

Una ricerca dell’Università di Palermo rivela la crescente fragilità delle coste siciliane, minacciate da cementificazione ed erosione. L'allarme dei ricercatori

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 25 ottobre 2024

Il lungomare della Bandita a Palermo

Le coste siciliane non sono in salute e a chiarirlo è un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports (affiliata a Nature) da alcuni ricercatori d’ingegneria marittima e costiera del Dipartimento di Ingegneria dell'Università degli Studi di Palermo.

Questo studio ha cercato di determinare il cambio di uso del suolo delle coste siciliane nel periodo che va dal 1988 al 2022, confrontandosi fra l’altro con diverse sfide logistiche e di tipo ambientale, come per esempio gli effetti del cambiamento climatico e dell’erosione della costa in alcuni tratti litoranei della nostra isola.

Dal resoconto finale di questa ricerca sappiamo che attualmente le coste siciliane sono molto più antropizzate e cementificate rispetto a oltre 35 anni fa, con un’enorme perdita di biodiversità e di aree naturali che rende tali ecosistemi molto più fragili del previsto.

Ciò, quindi, obbligherebbe le amministrazioni locali e regionali ad adottare politiche ambientali che favoriscano un recupero del territorio, non solo per favorire quello sviluppo sostenibile previsto dalle convenzioni internazionali, ma anche per rendere la Sicilia più resiliente ai sempre più distruttivi processi climatici che colpiscono ambiente e cittadini.
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Fra gli autori di questo lavoro è possibile menzionare Pietro Scala, Giorgio Manno e Giuseppe Ciraolo, ricercatori dell’Università di Palermo, e i ricercatori Alexandra Toimil e lvarez-Cuesta Moise's dell'Istituto di Idraulica Ambientale dell'Università di Cantabria.

Gli studiosi hanno utilizzato le immagini satellitari Landsat e Sentine e metodologie innovative, basate sui modelli delle reti neurali, per definire lo status di salute delle coste siciliane.

Questi metodi hanno inoltre permesso ai ricercatori di conoscere il trend evolutivo spaziale e temporale delle comunità costiere che, con l’andare degli anni, si sono espanse in direzione del mare, inglobando spiagge e scogliere.

Ad ogni modo, non sempre è stato possibile osservare una correlazione diretta tra la crescita urbana, la crescita demografica, gli indicatori economici e la cementificazione delle coste, dimostrando che sono necessari ancora nuove ricerche sul campo per indagare approfonditamente la complessità del fenomeno.

Tra l’altro non sarebbe neppure la prima volta che i ricercatori dell’Università di Palermo segnalano l’importanza della tutela delle coste siciliane nei confronti dei pericoli derivanti dall’antropizzazione del territorio.

Gli studi del professore Renato Chemello, docente Ordinario del Dipartimento di Scienze della Terra e del Mare, incentrati sugli ecosistemi dei trottoir a vermeti del palermitano, legati principalmente all’azione di due specie di molluschi gasteropodi, indicano infatti che, tutelando poche specie di organismi marini, si potrebbero difendere lunghi tratti di costa dall’azione corrosiva delle onde, risparmiando ingenti quantità di fondi finanziati per il recupero delle scogliere e delle spiagge.
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