AMBIENTE

HomeNewsAttualitàAmbiente

Cosmetici, creme e mangimi dagli scarti dell'uva: parte in Sicilia il progetto "Smiling"

L'obiettivo del progetto, che ha tra i partners l'Università degli studi di Palermo, è la valorizzazione dei sottoprodotti della lavorazione delle uve autoctone biologiche

Federica Cortegiani
Giornalista pubblicista
  • 16 maggio 2021

Mangimi per animali in allevamento intensivo, maschere di bellezza ad uso cosmetico, scarti dell’uva. In apparenza non sembra esserci alcun nesso logico tra questi tre soggetti.

Eppure, in Sicilia, c’è chi li sta mettendo insieme per un’idea che fa spuntare un sorriso solo a pronunciarla.

Non è un caso se il progetto che stiamo per descrivere si chiama "Smiling". Un acronimo, ma anche un modo per far emergere sin dall’inizio lo spirito ottimistico che c’è dietro di esso.

Alla base del progetto di ricerca e sviluppo Smiling infatti c’è il concetto dell’anti-spreco che è il fondamento della cosiddetta economia circolare, quella cioè del "non si butta via niente".

Qui infatti tutte quelle materie di scarto che solitamente vengono smaltite ed eliminate, vengono invece utilizzate per la realizzazione di nuovi prodotti che hanno una doppia valenza, quella economica e quella sostenibile.
Adv
A spiegare meglio di cosa si tratta è Vincenzo Arizza, professore di Scienze e Tecnologie Biologiche, Chimiche e Farmaceutiche, dell’Università degli Studi di Palermo che cura la parte scientifica del progetto.

«Tutto quello che abbiamo fatto è aver recuperato quelle tonnellate di materiale di scarto che solitamente vengono eliminate e utilizzarle per dare vita a nuovi prodotti – spiega il professore -. Abbiamo separato le bucce dalle bacche con i semi e abbiamo estratto dai vinaccioli la loro componente oleosa.

Una volta estratto l’olio, lo abbiamo analizzato per capire il tipo di molecole che contiene e da lì abbiamo iniziato l’iter per la determinazione delle attività biologiche». Guarda il video per saperne di più.

E i risultati sono stati entusiasmanti. Dall’olio dei vinaccioli infatti verranno realizzati cosmetici, creme, maschere di bellezza e integratori.

Qui entra in campo l’azienda capofila del progetto – la Bono & Ditta S.p.a. - che dal 1959 a Campobello di Mazara si occupa della produzione e dello sviluppo di prodotti che hanno come cardine proprio la lavorazione dell'uva.

«Dalla spremitura dell’uva ricaviamo – aggiunge il professore - il mosto che non viene però utilizzato per la realizzazione del vino, ma viene lavorato per farne delle argille particolari che hanno la capacità di "fermare" i polifenoli, responsabili della colorazione del mosto.

Lo step successivo consiste nell’unire questa argilla con i polifenoli estratti per ricavarne delle maschere di bellezza che hanno tutte le caratteristiche dei fanghi naturali, con capacità anti-età che – ricordiamolo sempre – provengono esclusivamente dagli scarti d’uva che altrimenti andrebbero persi».

Ma non è finita qui. Tornando alle bucce dell’uva, «abbiamo utilizzato anche il resto del seme, formato da cellulosa, e ne abbiamo ricavato la farina di vinaccioli che useremo per la realizzazione di mangimi per animali in allevamento intensivo, in particolare per i polli».

Questa fase del progetto è affidata al gruppo Leocata Mangimi S.p.A., di Modica e tra le più grandi aziende siciliane produttrici di mangimi per animali.

«Il mangime che vogliamo proporre è formato da prodotti che hanno un alto contenuto di molecole costituite da polifenoli – continua Arizza -. L’idea è quello di inserirci in campo zootecnico con mangimi che riescono ad attivare il sistema immunitario di difesa degli animali in maniera quasi "naturale", permettendo così un minore uso di antibiotici negli allevamenti intensivi e un conseguente miglioramento del prodotto finale».

Chiude il cerchio dei partners del progetto il Polilab srl, il laboratorio di Analisi chimico cliniche che rappresenta una realtà nel panorama della Patologia Clinica, operando principalmente sul territorio della Sicilia orientale; e Gesan, l’azienda che mira a sviluppare e produrre reagenti liquidi di Alta Qualità, e di facile utilizzo per l’utente finale.

Tutto questo si inserisce in quello che è l'obiettivo principale del progetto, ossia la valorizzazione dei sottoprodotti della lavorazione delle uve autoctone biologiche.

Il progetto, che prevede una durata di 30 mesi, si articola in 7 fasi ognuna distinta in diverse attività:

Fase 1 Isolamento dei polifenoli dal mosto proveniente da uve biologiche.
Fase 2 Produzione dell'olio dai vinaccioli.
Fase 3 Produzione di cosmetici per la pelle e dispositivi medici per l'igiene e la salute della cavità orale.
Fase 4 Produzione di integratori alimentari.
Fase 5 Valorizzazione degli scarti della industria viticola utilizzati per l'alimentazione di animali in allevamento.
Fase 6 Disseminazione e valorizzazione dei risultati del progetto.
Fase 7 Analisi normativa e brevetto
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI