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Ci trovi pitture, stucchi e pure un principe: tour in un cimitero sotterraneo della Sicilia

Un viaggio fra cripte e gallerie sotterranee ma anche stucchi e decorazioni. Un luogo importante che è testimone di un pezzo di storia sociale e religiosa

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 4 ottobre 2024

Le Catacombe del Convento del Santissimo Crocifisso dei Cappuccini a Castelvetrano (foto Salvatore Di Chiara)

Centocinquantottomila! È il numero (per l’esattezza 158.042) dei beni storici e artistici facenti parte dell’inventario dei beni ecclesiastici. Tra questi fanno parte le numerose catacombe presenti nel territorio. Seppur il sito ufficiale delle stesse promuova “solo” cinque “grandi” cimiteri sotterranei nel suolo regionale (tre a Siracusa, uno a Palermo e Carini), sono tante le cripte e aree che possono essere visitate.

Anche la città di Castelvetrano si distingue per gli accessi “consentiti” in quei luoghi che apparentemente destano timore e paura. A pochi passi dal centro storico - presso il Convento del Santissimo Crocifisso dei Cappuccini in Sant'Anna - l’intrepido curioso può imbattersi in un “pezzo di storia sociale e religiosa”.

Un percorso lungo e dalle mille contraddizioni.

Sin dai primi decenni del Settecento furono emanati dei decreti regi affinché fosse proibito seppellire i cadaveri dei defunti all’interno del perimetro urbano, compreso le chiese. In città la pratica continuò indisturbata fino al 1840 quando, finalmente, venne istituito il cimitero comunale (alle spalle dello stesso convento).
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Nonostante il cambiamento epocale, le trasgressioni, nonché il mancato rispetto delle regole, continuarono per diverso tempo. Infatti, le chiese castelvetranesi furono vittime delle inumazioni (ripetute) fino al termine del XIX secolo. Una ritualità (consuetudine) per quelle famiglie che interagivano con le salme degli estinti il giorno della commemorazione dei defunti.

Una volta aperte le botole d’accesso alle sepolture, dai primi ai secondi vespri si addobbavano i rispettivi altari. Poi si attendeva che l’officiante con un numero ristretto di frati scendessero negli avelli assieme ai familiari e parenti (dei defunti) per impartire le benedizioni (compreso i suffragi con i riti funebri e la Santa Messa).

Originariamente era presente un primo accesso alla cripta dalla stanza che un tempo ospitava la Confraternita dei Trentatrè (la prima porta a destra una volta entrati in chiesa). Nella suddetta è presente una botola che immette alla galleria sottostante mediante una scala a chiocciola che si ferma sul pianerottolo di una più antica scala scavata a roccia. Oggi viene utilizzato un accesso secondario attraverso una gradinata che si diparte dal perimetro esterno della chiesa.

Durante la visita si incontrano alcuni vani. Il primo introduce nella stanza dove le mummie dei defunti potevano essere sedute lungo un sedile scavato nella roccia per essiccarsi. Da questa stanza si diparte una scala che porta all’importante sepoltura del principe di Castelvetrano Giovanni III Tagliavia Aragona e Pignatelli.

Morto di peste (fu deposto nel 1629), fu un grande benefattore dei Cappuccini. Un ulteriore vano sotto la cappella del SS. Crocifisso ha impresso la data del 1633. Presumibilmente fa riferimento ai lavori di ampliamento della cripta.

Le catacombe sono costituite principalmente da una serie di vani contigui che terminano in una piccola cappella con il proprio altare. Quest’ultima è rifinita in stucco, pitture policrome e decorazioni a rosette applicate sulla piccola e bassa botte. Lungo i muri del corridoio sono presenti numerose nicchie e le aperture delle cappelle che si trovano sotto la navata della chiesa e della sacrestia.

Alcuni di questi accessi immettono nelle stanze dove preparavano la mummificazione dei cadaveri (colatoi). In questi ambienti erano allocate delle vasche scavate nella roccia e nelle quali erano incastrate trasversalmente delle tegole per formare dei letti. Sugli stessi venivano adagiati i cadaveri per “spurgare” (circa un anno).

Una volta passato il periodo, il cadavere era immesso nell'essiccatoio per essere trattato con oli e balsami aromatici. Successivamente veniva imbottito di paglia, rivestito del proprio saio e collocato in una delle numerose nicchie presenti. In ultimo, veniva “appeso” con due chiodi (alla nicchia stessa), oppure adagiato in un loculo o cassa. Attualmente, i resti ossei sono conservati in appositi contenitori, in attesa di una migliore collocazione.

A partire dal 2017, grazie all’operato del frate cappuccino Giuseppe, è stato possibile utilizzare le catacombe per allestire il presepe vivente e rendere fruibili le visite (nonostante le difficoltà). Un modo per conoscere la storia, le opere e l’importanza rivestita dal convento nella storia castelvetranese.
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