CURIOSITÀ
Ci sono gli "sciarriati cu l'acqua" e i "nemici ra cuntintizza": fobie che trovi solo in Sicilia
I siciliani sono un popolo affetto da molte paure, alcune bellissime e divertenti, altre meno. Un racconto (dissacrante) su quelle "paure" diventate modi di essere
Gli attori palermitani Franco Franchi e Ciccio Ingrassia
da quando te ne sei andato la situazione è precipitata. Non so cosa sia successo nello specifico, ma la gente sta male. Il fenomeno si manifesta con molta trasversalità e sembra in grado di allargarsi a macchia d’olio, interessando senza alcuna distinzione ora i più abbietti, ora i più probi.
Qualcuno, in stadio più avanzato, citando una celebre frase di Martin Luther King, è arrivato perfino ad affermare di essere un cocktail. Altri, in stadi ancor più irreversibili, girano per la Sicilia attribuendo il celebre capolavoro "Il Gattopardo", di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ad un quantomai fantomatico Lucchini.
Il popolo non se la passa meglio. Anzi, sembra che il morbo si sia abbattuto in forma ancor più brutale tra la gente.
Fobie, fobie dappertutto! Crediamo, dopo svariate ricerche, di poter attribuire al ceppo siculo tutta una serie di fobie particolari e autoctone che ne condizionano la vita, contraddistinguendone forma e carattere.
Alcuni, sciarriati cu l’acqua, soffrono di ablutofobia, paura di lavarsi, altre, invece, di rupofobia, paura dello sporco, e lo combattono facendo pulizie ra matina a sira.
Mi è capito di assistere a casi in cui la fobia riesca addirittura ad aumentare il quoziente intellettivo e l’ingegno dell’affetto. Sto parlando degli achluofobici che temono il buio.
Pare, altresì, che pur di non restare al buio riescano ad attuare una manomissione del contatore elettrico, operazione che nel loro gergo chiamano “intrallazzo”. Dovresti vederli, mio caro amico, in questo sono dei maestri!
Particolare è l’acerofobia, terrore per l’acidità. Questo capita in maggioranza il 13 di dicembre, per il giorno di Santa Lucia, specialmente dopo aver ingurgitato quintali di palle di riso ripiene di ragù di alla carne o ripiene di burro e prosciutto.
Ultimamente mi è capitato di leggere un articolo, balzato agli onori della cronaca, a proposito di un’epidemia di agyrofobia, paura delle strade.
Sempre, leggendo i risvolti, sembra sia accertato che la sua diffusione sia stata implementata dalle strade di Palermo ridotte a colabrodo. In pratica come il formaggio svizzero.
Questo ha influito nei rapporti sociali, Sigismund. Non ci si fida più di nessuno, e non pochi sono i casi di blennofobia, paura del viscido. Gli affetti da questa particolare fobia tendono, infatti, ad esternare sentimenti di sfiducia etichettando il prossimo come: "fangu" o "catu i lippo".
Diffusissime sono anche la bibliofobia (paura dei libri), la cenofobia (paura delle idee), Didaskaleinofobia (paura della scuola), Kopofobia (paura della fatica) e Sinofobia (paura dei cinesi).
Categoria a parte fanno i cherofobici (paura della felicita), che qui vengono chiamati "nemici ra cuntintizza".
Abbiamo, ahimè, avuto anche un periodo ancor più triste e oscuro. Un gruppo di scalmanati senza scrupoli, ed affetti da Dikefobia (paura della giustizia), ha tentato di tenere in pugno tutta l’isola per anni e anni, esercitando l’ignobile dittatura del terrore.
Per fortuna nostra sono intervenuti due dottori della legge, che, pur di debellare il male, sono morti saltando in aria con le bombe.
No, non è vero, ho detto una bugia, Sig. In realtà non sono morti, anzi, sono più vivi che mai, ed uno di loro lo aveva anche previsto, infatti diceva sempre: «Gli uomini passano, le idee restano».
È così, la vita continua, e munnu ha stato e munnu sempre sarà….
Pensa che questo popolo per molti anni, e molto tempo fa, è stato malato di Francofobia (paura della Francia). Pare, però, che la colpa fosse dei francesi, gli angioini, che sfruttavano, usurpavano, gestivano e condannavano questa terra a loro comodo.
E fu così, che nel 1282, il giorno di Pasquetta, un soldato angioino di nome Droetto tentò di insidiare una donna, presso la chiesa di Santo Spirito, dove i palermitani erano soliti riunirsi in quella ricorrenza. Il compagno della donna, stufo di subire e calare la testa, sottrasse la spada al francese e lo uccise con la sua stessa ignominia.
Era il 30 marzo 1282, e i palermitani chiamarono quell’evento "Vespri Siciliani", il giorno in cui tutti gli abitanti dell’isola guarirono dalla Francofobia, cacciando appunto gli angioini.
Ora sono stanco di scrivere, Sigmund.
La verità è questo popolo è affetto da molte fobie, alcune brutte, alcune bellissime. Ma se te le raccontassi tutte in una volta, magari non avrei più scuse per scriverti di nuovo. Facciamo che te ne riparlo la prossima volta, eh?
Distinti saluti, Sig, e di fare qualcosa per la tua onirofobia. Questa cosa dei sogni ultimamente ti sta scappando un po’ di mano.
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