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Capanne, ciambelle e disco per l'estate: tra Mondello e Capaci c'era la "villeggiatura"
A cavallo tra gli anni 70 e 80, a Palermo, intere famiglie trascorrevano tre mesi di sole presso le loro "capanne" dove dentro non mancava niente
Una foto storica delle cabine a Mondello
Sono gli anni '70 e gli anni '80, anni di semplicità e felicità. Rumori di pescura della "Dr Scholl", sdraio sottobraccio, borse frigo a tracolla, magliette e pantaloncini.
Era piu' o meno questo il "corredo" dei palermitani che d'estate facevano ingresso nel loro lido preferito per trascorrere le vancanze al mare a due passi dalla città.
E cosi al Lido di Mondello (a suo tempo gestito dalla società Italo-Belga) o al Lido Tropical di Capaci (prima del suo recente restauro), giusto per fare un paio di esempi, intere famiglie siciliane trascorrevano 3 mesi di sole presso le loro "capanne", delle vere e proprie "case" di pochi metri quadri dove dentro non mancava niente.
Uno specchio appeso ad un chiodo per potersi spalmare un po' di crema solare in viso; tegami, pentole e un fornello da campeggio, un bidone di acqua ghiacciata di quelli con il rubinetto sopra una sedia logora; tavoli di plastica e sgabelli pieghevoli; appendiabiti e servizi da tavola.
La capanna con il terrazzino era la "casa di villeggiatura" per molti, e alcuni si divertivano prima dell'inizio delle vacanze a tinteggiare le pareti o addirittura a rivestirle con carta da parati personalizzata.
A Mondello prima di accedere alle capanne si passava davanti il "mercatino" dei ragazzi che esponevano per terra i loro giocattoli di qualche anno prima e che a poche lire avrebbero venduto ai piu' piccoli. Soldatini, Barbie, cavalli, piste, treni, gioielli in caucciù.
Scene di infanzia che sapeva di istinto, spontaneità, creatività. Desiderio di sentirsi grandi.
A Capaci, invece, all'ingresso del Lido c'era un amatissimo juke box dove con 50 lire si poteva ascoltare "il disco dell'estate", il tormentone per dire, quello che magari avrebbe vinto il Festivalbar, la canzone che si sapeva già a memoria e che si cantava a squarciagola in costume e con i piedi sporchi di sabbia.
E con 100 lire di canzoni se ne potevano ascoltare anche tre. Tra una canzone e l'altra si poteva giocare a "bigliardino" e al "flipper" con un gettone del lido, di quelli che si cambiavano alla cassa. Adulti e bambini giocavano con entusiasmo con le stesse cose.
Erano i tempi di "Ti amo" di Umberto Tozzi, "Bravi ragazzi" di Miguel Bosè, "Un'estate al mare" di Giuni Russo ", "Luna" di Gianni Togni. Quanto era bello fare su e giu' dall'ingresso del Lido con 50 lire in mano, una canzone nel cuore da far suonare in quel juke box e sognare.
Ma spostiamoci in spiaggia.
Il "cortile" di sabbia era come un condominio, un residence dove si andava tutti d'accordo. Quei vicini erano "gli amici del mare". Quelli della "capanna accanto" erano un po' come parenti o forse a volte lo erano davvero. Il thermos del caffè era per tutti, specie quando si sistemavano i tavolini apri e chiudi per giocare a carte. Pomeriggi interminabili di partite.
A giocare erano spesso i padri, e i bimbi tra un bagno e l'altro amavano osservare, imparare guardando. Tavoli dappertutto in quel cortile sabbioso dove a fare ombra c'era una fila di ombrelloni. Gran parte degli uomini di quelle capanne, al pomeriggio si riunivano per giocare insieme.
Scala 40, Briscola, Canasta, Ramino e Scopa erano i giochi che regnavano nelle mani dei palermitani in ferie. C'era un'idea di conviavilità che ha determinato un'epoca felice e che adesso amiamo ricordare con gli occhi carichi di nostalgia. Avevamo poco ma avevamo il meglio.
Era l'epoca quando dopo pranzo occorreva aspettare almeno 3 ore per fare un altro bagno per evitare il rischio della congestione come da saggezza popolare.
Del resto, i pranzi siciliani, al mare, erano composti da teglie di pasta al forno, contenitori di cotolette alla palermitana accuratamente protette da uno strofinaccio salvacalore e panini con la frittata avvolti in della carta stagnola.
Nelle pause i bambini facevano "combriccola", non si lasciavano prendere dalla noia ma inventavano mille giochi. Il più comune, ma anche il piu' affascinante, era il "castello" nel bagno asciuga. Tanti piccoletti in ginocchio cercavano di non farlo cadere giù rimpinguando sempre con sabbia bagnata, la piu' pesante.
Quei bambini di 40 anni fa sognavano di potere essere principi e principesse di un castello appena costruito viaggiando di fantasia. Fantasia pura e incontaminata nelle spiagge siciliane. I piu' curiosi, inoltre, scavavano sotto le capanne per scoprire l'acqua che affiorava in profondità.
I ragazzi, ovvero i teenagers, giocavano a tamburello e a pallavolo a riva, ma quando il sole faceva capolino si ritrovavano a cavalcioni in uno dei terrazzini delle capanne, magari in una di quelle abbandonate distanti dal cortile dei familari, e in quei momenti sguardi timidi e abbronzati si incontravano con un cuore di panna in mano.
Ci sarebbe scappata una carezza e un bacio. Era puntuale il tizio degli ascaretti che faceva il giro del lido con quella borsa frigo sempre a spalla, in quella spalla che già a giugno era nera.
C'era il venditore di "pollanche" con le sue inconfondibili cantilene come: "Signora Enza lei si mancia a me pollanca e poi mi pienza" oppure "Signora Maria a pollanca chiu bella è chidda mia!".
Oppure ancora, in caso di sete, bastava andare dal tizio che lamentava un "Acqua, acqua raggia" per uno shoppettino d'acqua. E poi le ciambelle fritte ricoperte di zucchero "abbanniate" con un tono semplice, dolce, e calante: "ciambelle"; dice così quel veditore che porta a spalla una grande zuppiera per la merenda di molti bagnanti.
E con la stessa postura arriva quello di "Cocco, cocco bello" con un'altra bella cantilena che va su e giù per la spiaggia e che si infila sotto ogni ombrellone per rubare un po' d'ombra.
Quella "villeggiatura" era così bella che spesso si restava fino a sera. All'imbrunire, non veniva voglia di andar via.
Quel cortile si illuminava di lanterne e di nuovo fuori tutti i tavoli con gli avanzi del pranzo e le pizze comprate in paese. E di nuovo sarebbe stata allegria, euforia, compagnia.
E con due accordi di chitarra guardare la nostra luna sapeva di buona fortuna.
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