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C'è un "castello dei misteri" a due passi da Palermo: tra i suoi ruderi videro la Madonna
Con questo video, vi portiamo in un'antica fortezza dalle origini incerte. Negli anni Sessanta fu protagonista del mistero dell'apparizione, divenendo meta di pellegrini
Con questo video realizzato da Carmelo Di Salvo per il suo progetto "In giro con Milo", vi sveliamo il Castello di Cefalà Diana, paese in provincia di Palermo.
Il castello sorge nei pressi della vecchia Magna via Panormi, la strada che una volta collegava Agrigento alla capitale dell’isola. Posizionato sopra un costone roccioso in un punto strategico per il controllo del passaggio delle merci che dall’entroterra venivano portate in città, il castello fu abitato quasi esclusivamente da guarnigioni militari.
La sua origine è piuttosto incerta, i più antichi documenti risalgono al 1525 con riferimenti a Federico Chiaramonte e poi al 1639 e 1684 quando il feudo fu concesso ai Nicolò Diana da cui proviene il nome del sito. Ma la fortezza doveva già esistere già nel XIV secolo per via delle similitudini architettoniche di costruzioni simili in Sicilia.
Dal paese di Cefalà Diana, famoso anche per i bagni arabi, percorrendo una strada lastricata si giunge quasi ai piedi del complesso. Non è il percorso originale questo: quello antico non esiste più perché è stato ingoiato dalla vegetazione.
Il castello è edificato direttamente sulla roccia ed è chiuso da una cinta muraria che ne determina la forma triangolare che si adatta alla configurazione del terreno. Il muro di recinzione era coronato da una merlatura, ancora visibile in alcuni punti, e presenta spessori diversi a seconda della parte che doveva difendere.
Alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, il castello di Cefalà Diana salì agli onori della cronaca per la vicenda di quattro bambini, tra i 9 e gli 11 anni, che avrebbero visto apparire la Madonna proprio mentre giocavano tra i ruderi della fortezza (Vi abbiamo parlato di questa storia in un nostro articolo). Era il 26 maggio 1967 e nei mesi a seguire ci fu un via vai di giornalisti, molti anche stranieri, e la collina su cui sorge l'edificio divenne meta di pellegrinaggio di fedeli e curiosi.
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