LE STORIE DI IERI
Chiare fresche ed anche magiche le acque della Città felice
I maestri d’acqua, gestori d’una infinità di catusi d’argilla e delle quasi misteriose torri che svettano ancora nel tessuto urbano, furono molto più che operai addetti alla distribuzione idrica. E l’esistenza di tali specialisti è ulteriore prova, se ce ne fosse bisogno, del rispetto che per le nostre vitali linfe si nutrì dai tempi più lontani, passando per il solco della rinomata tradizione araba. Perché se la città fu per secoli undique felix et ferax, felice e fertile in ogni sua contrada, ciò fu certo dovuto all’utilizzazione sapiente e accorta delle sue numerose fonti e dei suoi corsi d’acqua. Tutti amorosamente censiti dal Marchese di Villabianca nella preziosa "Fontanografia Orotea" ora reperibile in libreria. Acque, peraltro, tutte in qualche modo riconducibili alla storica e grande arteria che fu il fiume Oreto, alimentato da ben undici affluenti lungo i suoi pittoreschi venti chilometri di percorso. Dalle alture di Aquino, Pioppo e Altofonte fino alla foce sulla quale un tempo volarono gli aironi e i falconi barbareschi di molti viceré cacciatori. Fu così inevitabile che tradizioni e leggende contribuissero a fare attribuire a fontane e pozzi giustificate salutari virtù ma anche magiche qualità. A cominciare da una delle occasioni perdute di Palermo che è rappresentata dall’acqua minerale e risanatrice che sgorgava nella solare borgata dell’Acquasanta . E che ormai, irrimediabilmente inquinata, continua a perdersi dentro un super attrezzato porticciolo turistico sul quale si affacciano i ruderi di una rinomata stazione termale gestita fino ai primi del novecento da due intraprendenti sacerdoti. Una realtà curativa dalle mille virtù e che avrebbe potuto fare del posto una località apprezzata e fiorente quanto Montecatini e Fiuggi. Quanto, poi, alla magia di innumerevoli pozzi e sorgenti occorrerebbe un grosso volume a volerla ricordare insieme con tante storie inevitabilmente miste di reale e soprannaturale. Basti qui citare le fonti scaturite dal sangue dei due mitici guerrieri che si disputarono le virtù della bianca ninfa Baida.
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