STORIE
Arance e fico d'india: come nasce in Sicilia l'alternativa (sostenibile) alla pelle animale
"Ohoskin" è il nome del materiale innovativo, frutto dell'ingegno dell'imprenditrice catanese Adriana Santanocito che ha creato così un prodotto cruelty-free. La sua storia
Uno scatto della campagna di presentazione del progetto Ohoskin
Ohoskin è frutto dell’ingegno di Adriana Santanocito (già ideatrice di Orange Fiber) e, oltre ad essere un prodotto cruelty-free, e sostenibile rispetto alla pelle di lusso, genera di fatto processi di economia circolare per il bene degli animali, del pianeta e delle persone.
Dopo aver lanciato il progetto Orange Fiber, la fibra tessile a base di arance, nel 2019 l'imprenditrice catanese ha deciso di lasciare ogni ruolo operativo e amministrativo all’interno di quel progetto, dedicandosi a una nuova idea che oggi comincia a muovere i primi passi nel mondo.
Ohoskin ha visto la luce alla fine dello stesso anno quando, con il supporto dell’Università degli Studi di Milano e grazie al bando Smart Fashion&Design della Regione Lombardia, ha confermato la fattibilità dell’idea.
Il nome Ohoskin - ci ha detto Adriana - mette insieme O-H-O le iniziali di biomasse che usiamo per produrre il nostro materiale bio based (come Orange e Opuntia) e skin, per sottolineare il concetto di involucro che avvolge la vita.
La nostra pelle si rigenera naturalmente per proteggere i nostri organi e la nostra vita. Allo stesso modo Ohoskin rigenera sottoprodotti del settore agroindustriale per creare un un materiale alternativo alla pelle che protegge la vita degli animali e genera un processo di economia circolare».
Il 2020 è stato l’anno che ha visto la registrazione del brevetto internazionale e l’inizio della sua produzione grazie agli accordi e al supporto di partner industriali del calibro della Novartiplast Italia spa (storica azienda lombarda nella produzione di alternative sintetiche alla pelle) e la Sicilbiotech srl, alleanza tra 4 aziende italiane nei settori della chimica, impiantistica industriale e della trasformazione agroindustriale.
«Sono molto orgogliosa dei tanti risultati raggiunti da tutta la squadra che lavora in Ohoskin. Da febbraio 2021, da quando abbiamo presentato per la prima volta il progetto durante l’evento Women2027, siamo stati selezionati insieme a sole altre due startup italiane per la sessione For a Better World, il panel dedicato alle imprenditrici che vedono oltre e hanno il coraggio di innovare.
E questo è solo uno dei risultati. Il nostro ambizioso obiettivo è quello di raggiungere il mercato dell'auto entro il 2022».
In tutti i suoi progetti Adriana affianca da sempre la passione per la sua Sicilia e i materiali che possono contribuire a creare un mondo migliore.
«I miei progetti imprenditoriali sono sempre stati alimentati dall'amore per la mia terra e per i materiali tessili. Sapevo già, da esperienze imprenditoriali passate, che gli scarti dell’agricoltura siciliana erano un fattore di crisi per il settore ma che potevano anche essere una risorsa eccezionale, se usati con la giusta tecnologia e il giusto approccio».
Messi insieme, dunque, ciò che resta dalla lavorazione delle arance, a livello industriale, sia per l’industria alimentare che per quella cosmetica, con il residuo della lavorazione delle pale di ficodindia, il risultato è stato Ohoskin.
«Il processo per ottenere Ohoskin comincia in Sicilia, con le sue risorse e le sue imprese, e si articola in due fasi.
Grazie a Sicilbiotech Srl, un’alleanza tra Ohoskin e aziende del settore agroindustriale e chimico, abbiamo contribuito a far vivere un polo industriale di economia circolare nel comune di Butera, nel Nisseno, rivitalizzando una zona economicamente depressa.
Qui vengono lavorati i rifiuti di arance e pale di ficodindia delle industrie alimentare e cosmetica, fino a diventare il biopolimero che darà vita a Ohoskin. A questo punto, il semilavorato viene spedito in Lombardia.
Negli stabilimenti di Novartiplast, un'azienda storica nella produzione di pelli sintetiche, Ohoskin prende definitivamente forma diventando il seme di un nuovo lusso, un prodotto di alta qualità che rappresenta un'alternativa vegana al cuoio di origine animale, per sensazione tattile, texture, impatto visivo e performance».
Questo innovativo materiale potrebbe, entrando nel mercato, soddisfare le esigenze legate ai settori dell’automotive, dell’interior design e degli accessori moda che vogliono offrire un lusso sostenibile e 100% cruelty-free.
Tutti i parametri codificati legati al rispetto degli animali sono stati rispettati (non contiene Ftalati, è in linea con le normative EU-REACH e PROP65 USA ed è stata insignita dalla LAV del marchio Animal Free Fashion Label con il punteggio di VVV+, il più alto).
«Spero di non perdere mai la mia voglia di creare, inventare e contribuire. Voglio continuare a dare il mio contributo a una transizione ecologica del mondo della moda grazie all’innovazione e alla tecnologia al processo di cambiamento».
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