STORIA E TRADIZIONI
Adolescenti seminudi ma anche Franca Florio e la sua luce: i "quadri viventi" in Sicilia
Il Tableau Vivant, dalla pittura alla fotografia, non è più apprezzato ai nostri giorni. Nonostante qualche performance, è stato completamente dimenticato nella sua forma originale
Dettaglio della foto tableau vivant " Idillio pastorale" del barone di Taormina Wilhelm von Gloeden
Poteva essere una Venere, o una dama sdraiata su una dormeuse nell’atto di mostrare le sue grazie. L’importante era stupire l’amante all’ingresso di piccole e deliziose boiseries. Fondamentale era rimanere in posa, in silenzio, per tutta la durata della visione, che nell’incontro clandestino non doveva durare a lungo, esaurendosi nell’arco di uno stupore e compiaciuto apprezzamento, che anticipava l’intimità del convegno amoroso.
Il Tableau Vivant è un termine francese e indica un quadro vivente, dove un soggetto o più, riproducevano fedelmente dipinti, rappresentazioni mitologiche, allegorie. I Tableux Vivants hanno attraversato la storia, dall’ellenismo, dove venivano impersonate scene mitiche durante “Convivi” nei quali si disquisiva di arte, poesia e filosofia; al medio evo, che convertì questa forma d’arte in riproduzione di eventi sacri; il più famoso quello di Francesco d’Assisi, a Greccio dove per la prima volta venne rappresentata la Natività. Senza dimenticare le numerose Passioni di Cristo, come quella del 1437 quando un Tableau Vivant fu realizzato per Carlo VII a Parigi.
Nel Rinascimento sino al XIX secolo questi quadri viventi erano un momento d’intrattenimento per feste o rappresentazioni presso nobili casati. I modelli o artisti potevano essere a seconda del tema riccamente abbigliati o anche seminudi (in questo caso erano coperti da una calzamaglia color carne, la nudità era ritenuta scandalosa negli spettacoli), l’importante è che fossero immobili e muti. Questi quadri viventi aprivano o chiudevano rappresentazioni o concerti.
Con l’avvento della fotografia, il Tableau Vivant visse un’ulteriore momento magico, attraverso il Pittorialismo. La fotografia all’inizio della sua storia era vista con sospetto, così riproduceva in foto, quadri e immagini artistiche. Che la fotografia non fosse all’inizio riconosciuta come espressione d’arte lo dimostrano le parole di Baudelaire, che nel 1859, affermava che la fotografia era il rifugio di tutti i pittori mancati.
Un esempio di come la fotografia utilizzò i Tableau, in Sicilia, furono i modelli del Barone di Taormina Von Gloeden. Adolescenti e poveri pescatori che all’inizio del 900 posavano nudi agghindati come pastorelli arcadici e inseriti in una scenografia opportunamente studiata. Foto ambite e ricercate da intellettuali, molti omosessuali, per i quali in visita a Taormina, erano proposti Tableux Vivants ( non solo foto), a casa del Barone.
Ai ragazzi era chiesto di impersonare quadri viventi , è ancora in dubbio se vi sia stata una qualche forma di perversione o solo semplice edonismo e ricerca di una bellezza e grazia perduta, non vi furono mai denunce.
Le foto dei Tableaux di capolavori, saranno inseriti in una raccolta di Magritte, David, Dalì, Klimt e il più riprodotto di tutti, Caravaggio. Anche il cinema utilizzerà questa forma espressiva, indimenticabile l’episodio di Pasolini “ La Ricotta” dove fu realizzato il Tableau Vivant della Deposizione dalla Croce di Rosso Fiorentino, e il Trasporto di Cristo di Jacopo da Pontormo.
Ma torniamo ai quadri viventi agli inizi del 900, questi impreziosivano, le serate di beneficienza organizzate dai nobili per raccolte fondi, o per ricevimenti aristocratici, la stessa Franca Florio ne fu protagonista. Il più straordinario la vide come protagonista al centro della scena attorniata da nobildonne riccamente vestite e agghindate. Fu una rappresentazione allegorica dove la Signora di Palermo impersonò “Il trionfo della Luce, L’Apoteosi”.
Nella foto Donna Franca ha un prezioso “vestito in lamé con diadema a raggiera con brillanti e topazi” tra le mani uno scettro simbolo del dominio della luce sull’oscurità. Preparato e realizzato con estrema attenzione, questo quadro vivente fu accompagnato dalle note dell’Inno al Sole di Mascagni.
Neanche i giovani rampolli siciliani furono risparmiati da questo diletto artistico. Benché piccoli, crearono quadri viventi presso le abitazioni o nei circoli, per feste organizzate più che per loro, per le loro illustri mamme e nonne. In una nobile dimora a Palermo, mi è capitato di vedere in foto, uno di questi: in un fondale che ricordava una selva fiorita, una damina del 700 in parrucca e crinolina, con sguardo accigliato e ventaglio provava ad allontanare un cicisbeo con calzamaglia e parrucca, immortalato nell’atto di sfoderare uno spadino, mostrando alla damina vigore e determinazione.
Erano forme d’arte i Tableaux Vivants che richiedevano grande perizia, da quelli statici che vedevano la frenesia dei partecipanti prima dell'apertura del sipario per poi rimanere statici pronti a raccogliere entusiastici applausi, ai più difficili da realizzare quelli che prevedevano all’apertura della scena, l’entrata uno alla volta dei protagonisti che andavano a occupare posto realizzando così la straordinaria composizione.
Non più apprezzato ai nostri giorni, nonostante qualche performance, è stato quasi completamente dimenticato nella sua forma originale. Qualche analogia la potremmo trovare con il “ flash mob”, quelle composizioni che hanno come scopo trasmettere messaggi civili e sociali sfruttando un alto impatto visivo.
Una società orientata alla tecnologia e al just in time, non può concedere spazi e tempo a immagini oniriche, simboli, allegorie, preludi amorosi. Tutto viene “bruciato”e consumato, la preparazione e la cura dei particolari è diventato un lusso che non possiamo più permetterci. Purtroppo.
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