ITINERARI E LUOGHI
Ad Agrigento c'è un museo naturalistico tra ipogei e caverne: un "giardino" con 20.000 piante
Non stiamo parlando di vegetazione, più o meno spontanea, bensì di una distesa di circa 20 mila piante, con una varietà di 300 colture, dislocate su un terreno di sette ettari
Uno scorcio del Giardino Botanico di Agrigento
Non stiamo parlando di vegetazione, più o meno spontanea, bensì di una distesa di circa 20 mila piante, con una varietà di 300 colture, dislocate su un terreno di sette ettari complessivi.
A rendere ancor più speciale questo giardino botanicamente ricchissimo sono la presenza di ipogei e caverne naturali.
Il Giardino Botanico si trova a due passi dalla famosissima Valle dei Templi e rappresenta, a tutti gli effetti, un museo naturalistico a cielo aperto.
Questa realtà, nata a fine anni ’90 (nel 1999 per la precisione) ha un nome scientifico - Hortus Botanicus Acragantini - e si estende lungo il versante sud di Agrigento, tra viale della Vittoria e via Demetra.
Al suo interno si riscontrano una serie di habitat dedicati alle diverse collezioni di piante, con variazioni di quota, rocce, grotte e anfratti, potenziale eccellente per coltivare specie forestali, agrarie, officinali e ornamentali che lo rendono unico questo luogo.
Varcare la soglia di questo luogo incantato equivale a circondarsi di alberi di ogni tipo: ulivi, mandorli, banani, e poi ancora fichi d’India ed erbe essenziali, espressioni tipiche della vegetazione mediterranea e tropicale.
Rappresenta un prezioso polmone verde che riserva, come dicevamo, anche interessanti sorprese.
È presente tra le altre un erbario, con diverse centinaia di essenze erbacee essiccate e catalogate, di cui alcune risalenti al XIX secolo.
Tornando alle “sorprese” di cui parlavamo, tra le specie botaniche si trovano diversi cunicoli scavati, in tempi lontanissimi, dagli uomini per estrarre cocci di calcarenite o effettuare opere idrauliche.
In particolare questi ipogei, strutture cuniculari, sono stati dedicati al reperimento delle acque in falda.
L’escavazione di queste cavità artificiali viene fatta risalire dagli storici al periodo che va dal 480 a.C. in poi.
In particolare, Diodoro Siculo ne dà una collocazione storica molto attendibile attribuendo la realizzazione di queste opere all’architetto Feace, nel periodo in cui regnava, nell’antica Akragante, Terone.
Secondo Diodoro fu Terone a volerne la costruzione utilizzando le migliaia di schiavi cartaginesi catturati durante la vittoriosa guerra di Imera, appunto nel 480 a. C..
In periodi successivi queste cavità hanno subito continue variazioni, adattandosi alla esigenze delle popolazioni presenti.
Se dunque vi trovate a visitare la Valle dei Templi mettete in programma anche una visita a questo eccezionale giardino, di sicuro non ve ne pentirete.
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