STORIE
A 26 anni salva gli animali, dalla Sicilia all'Amazzonia: Marcella, veterinaria "wild"
Una preziosa e affascinante testimonianza di un mondo di giovani impegnati, altruisti e coraggiosi: vi raccontiamo la storia di una veterinaria marsalese
Veterinaria della Foresta Amazzonica
Giovani portatori della loro originalità e della loro libertà, che non si scoraggiano e pretendono il proprio futuro, che potranno, così, donare alla società.
La storia di Marcella è un piccolo e prezioso terrazzo con vista privilegiata sulla natura, sull’ambiente e sugli animali, gli argomenti che le stanno più a cuore, e il cui interesse predominante l’ha portata fino alla Foresta Amazzonica, da volontaria, e adesso in Perù, per il lavoro della sua vita. Marcella Ritondo ha 26 anni, è marsalese, e si è laureata in Veterinaria, a Padova, nel dicembre 2023.
Alla luce del fatto che solo dopo sette mesi, e cioè a luglio di quell’anno, avrebbe potuto sostenere l’esame di Stato per l’abilitazione, ha deciso di regalarsi un’esperienza che includesse, appunto, gli animali, la natura e il volontariato, trovando un centro di recupero di animali selvatici salvati dal traffico illegale in Bolivia, di nome ‘ONCA’, dove è rimasta per cinque settimane.
La città più vicina al centro si chiama Rurrenabaque: ho preso una barchetta e sono arrivata praticamente in mezzo alla giungla, vicino al fiume Rio, con il mio zaino e un trolley che ho trasportato con non poche difficoltà in quel contesto.
Lì ho avuto piena contezza dei miei limiti umani e provato un senso di prostrazione e rispetto per tutto quello che avevo davanti. Purtroppo devo dire che sono andata via quando era appena iniziato il mio rapporto sia con le persone che con la giungla.
Il traffico illegale di animali – aggiunge - è un problema enorme e i centri che si occupano di questo fenomeno sono tanti. Importante è il recupero, la riabilitazione e la reimmissione in natura, e dove ero io, per fortuna, erano comprese tutte e tre le fasi.
Il recupero avviene banalmente tramite dei cittadini di animo buono che si rifiutano, ad esempio, di mangiare la carne di tartaruga o di scimmia, come si usa fare, e denunciano, oppure in collaborazione con la polizia locale. La riabilitazione è lunga e dipende dall’animale, dalla sua età e dalla presenza o meno di determinate specie.
C’è l’area delle scimmie ragno, del giaguaro, delle scimmie scoiattolo - precisa Marcella - c’è la scimmia urlatrice, e il mio centro si preoccupava di contattare altri centri in cui ce ne fossero delle altre, perché stare in gruppo è fondamentale per la riabilitazione.
Io aiutavo nella zona della quarantena, dove gli animali sostano per un breve periodo di tempo, e oltre al nutrimento si controllava che non venissero bullizzati dagli altri animali. La reimmissione avviene quando si è sicuri che possono sopravvivere in natura, allora gli si dà la libertà».
Marcella lì preparava il cibo, puliva le gabbie, sistemava quello che manualmente serviva, e viveva in comunità con altra gente. Mangiava assieme al gruppo e a turno preparava il pranzo e la cena.
«Così – aggiunge – mi sono resa conto di essermi innamorata di questo mondo, della nuova prospettiva del mio ruolo lavorativo in mezzo alla la natura, dove non c’era il wi-fi e avevo un solo giorno libero a settimana, in cui potevo allontanarmi e sentire la mia famiglia».
Finita quell’esperienza ha fatto gli esami di stato, ha lavorato nella clinica veterinaria del padre, a Marsala, da aprile a novembre, e meditato di operare a un livello più ampio nel sociale. Marcella è figlia d’arte. Suo padre Marcello le ha trasmesso, forse inconsapevolmente, questa passione e questa professione.
«Da bambina e fino alla fine del liceo – racconta - accompagnavo mio papà nelle visite a domicilio, e una volta cercavamo un cane vittima di un sospetto avvelenamento trovato poi in un pozzo abbandonato con una sedia conficcata nel torace.
Vedere mio padre prendere con prontezza la sua valigetta e tentare di salvarlo in tutti i modi, con la calma e la compostezza che sapeva mostrare nei casi di emergenza e che da sempre lo caratterizzano, mi ha fatto capire che non potevo più sentirmi così impotente di fronte al dolore degli animali.
Lui mi ha dato l’approccio positivo, corretto e di curiosità nei confronti degli animali. Seguendolo ho visto gli interventi effettuati sugli animali, e i loro rispettivi padroni in qualche caso svenire letteralmente, ma per me era tutto "normalizzato". Ecco: da piccola sapevo che i libri erano di mamma, e gli animali di papà».
E sua madre, Katia, già libraia, grande lettrice e autrice a sua volta di testi sia di lettura che per il teatro, conferma che sin da bambina il suo slancio nei confronti degli animali tutti – formiche comprese – ma per quelli sofferenti o trascurati in modo particolare, era irrefrenabile.
«Sono rientrata in Italia – dice Marcella - con l’idea di poter tornare nella giungla, ho messo i soldi da parte e mandato curriculum».
Adesso in Perù, dove si trova da dicembre e dove starà per tre mesi, fino a febbraio, è assistente veterinaria per le attività cliniche. Vuole imparare e fare esperienza.
Ha due giorni liberi a settimana ed è impegnata a ricreare l’habitat degli animali per poterli far esprimere nel loro comportamento naturale. Al momento si occupa di un bradipo orfano che ha 7 mesi, e che hanno provato a cacciare per cui ha dei proiettili in una delle due gambe.
«Aspettiamo di aumentarne il peso corporeo per affrontare la chirurgia – dice - . Qui tengo anche delle lezioni per gli studenti veterinari che vengono da tutte le parti del mondo.
A loro abbiamo mostrato un altro bradipo che non è rilasciabile per un’insufficienza cardiaca che non lo farebbe sopravvivere in natura. Vengono anche dei bambini locali peruviani dagli 8 ai 10 anni di età, per attività educative all’approccio con la fauna silvestre.
Facciamo educazione del territorio, spiegando che la sopravvivenza della fauna silvestre può avvenire solo grazie alla lontananza dagli esseri umani.
Il mio vuole essere un intervento transitorio e con il minor impatto possibile sulla vita degli animali. Desidero rimediare a quello che gli animali umani stanno facendo, cosa che dovrebbe essere responsabilità di tutti.
Quest’esperienza mi sta facendo capire che voglio continuare a scoprire quali sono le offerte del mondo veterinario e anche che non si può discernere l’educazione dall’attivismo.
A me soddisfa risolvere il problema a valle - racconta con passione Marcella - ma mi interessa anche quello a monte, e questo si può fare solo con l’educazione, ma prima mi devo auto educare io, perché non essendo queste le mie radici so che dovrei stare qui per almeno dieci anni prima di poter capire come vanno le cose.
Con la mia professione voglio fare qualcosa nel sociale, e anche se mi sento cittadina del mondo, so che devo tornare a casa mia per trovare questo senso di allineamento con la realtà, proprio là dove sento di poter parlare perché ci sono cresciuta».
Tra gli obiettivi di Marcella c’è quello di esercitarsi a imparare le sterilizzazioni e le castrazioni degli animali domestici in autonomia, perché nei paesi in via di sviluppo ci sono molti progetti e molte associazioni che grazie a questo servizio offerto dai veterinari possono controllare un po' di più il fenomeno del randagismo.
«Qua – conclude - ho partecipato, grazie al centro, a una campagna antiparassitaria. I cittadini senza spendere soldi hanno potuto avere questo servizio.
Parliamo di 122 animali tra cani e gatti in una mattina, ovviamente non da sola”. Ecco: senza smettere di investire nelle mie competenze vorrei acquisire capacità che un domani possano essere utili a livello sociale nei paesi in via di sviluppo.
E anche le missioni per vaccinare gli animali contro la rabbia mi ispirano molto. So che per cambiare davvero le cose bisogna mettersi il cuore in pace che tutto non può succedere nel giro di pochi mesi o di pochi anni.
Se qualcuno me lo avesse detto sarei arrivata un po’ più preparata nei posti in cui sto andando. Adesso ho la consapevolezza che si è una goccia nell’oceano. Ci si può scoraggiare, e invece bisogna abbandonare qualsiasi maschera e mettersi in ascolto. Per i primi anni è l’unica cosa che va fatta per capire davvero».
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÚ LETTI
-
CINEMA E TV
È palermitana e la vedi ancora su Rai 1: chi è la nuova attrice in "Mina Settembre"
-
STORIA E TRADIZIONI
In Sicilia solo un'altra parola vale quanto questa: perché un "suca" è per sempre