Una favola antica dai contorni noir: al Biondo il macabro racconto di "Barbablù"

Una scena da "Barbablù"
Una produzione di Teatro della Città- Catania, questo "Barbablù" è diverso da quello che la letteratura ci ha tramandato negli anni: si apre e si confida, racconta di essere stato – e di continuare ad essere – nella sua essenza un uomo, un bambino ferito, un amante frustrato, un figlio non amato. Eterno insoddisfatto, cruento assassino, instancabile amante.
Nel suo intenso monologo, Barbablù racconta la sua storia di cattivo per eccellenza, i suoi sette amori vissuti, le sette vite distrutte fino all’ultima, l’unica per la quale valeva la pena fermarsi.
«Barbablù è una favola antica, che affonda, come molte favole, le sue radici in una lontana verità storica – spiega l’autrice Costanza DiQuattro – Perrault, nel XVII secolo, non fa altro che tradurre e raccontare la storia di Gilles de Rais, condottiero al seguito di Giovanna d’Arco, uomo crudele e perverso ossessionato da una idea bigotta e superstiziosa di Dio.
Le sette mogli dello uxoricida sono lievemente tratteggiate da Perrault, come se la loro esistenza fosse semplicemente funzionale al racconto, una giustificazione per le nefandezze di Barbablù. Ho, pertanto, provato a guardare la favola da un’altra prospettiva, ho cercato di dare voci, nomi, personalità e anima alle creature uccise e a quell’ultima che forse rivendica, salva e scuote un intero universo».
Le musiche sono di Mario Incudine eseguite dal vivo da Antonio Vasta. Le voci fuori campo delle donne di Barbablù sono quelle di Marianella Bargilli, Roberta Caronia, Lella Costa, Mirella Mastronardi, Elisabetta Pozzi, Amanda Sandrelli, Silvia Siravo, Pamela Villoresi. Scene e costumi sono di Elisa Savi mente le luci sono di Daniele Savi.
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