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"Quanto resta della notte" ai Cantieri: un uomo e i ricordi che svelano verità nascoste

  • Spazio Franco - Palermo
  • Dal 10 al 11 marzo 2023 (evento concluso)
  • 21.00
  • 10 euro
  • Biglietti acquistabili online o fisicamente alla biglietteria dello Spazio Franco. Info al numero 379 2876196 spaziofrancozisa@gmail.com
Balarm
La redazione

Salvatore Arena

Nuovo appuntamento di "Scena Nostra", la rassegna dedicata al meglio della creazione contemporanea, che si svolge fino al 19 maggio a Palermo, allo Spazio Franco dei Cantieri Culturali della Zisa.

Questa volta, in scena c'è Mana Chuma, la compagnia calabrese di teatro contemporaneo, diretta da Massimo Barilla e Salvatore Arena, impegnata nell’ambito della nuova drammaturgia e del teatro civile, vincitrice del Premio della Critica 2019 ANCT. 

La compagnia porta in scena venerdì 10 e sabato 11 marzo, alle 21.00 un atto d'amore dal titolo "Quanto resta della notte", di e con Salvatore Arena. 

"Mana Chuma" sceglie fin dal principio di confrontarsi soprattutto con l’identità culturale e storica del territorio meridionale, provando a far convergere il recupero di storie, figure, moduli e stili attinti dalla tradizione culturale locale e mediterranea, con l’utilizzo di forme artistiche innovative, sviluppando un proprio approccio alla drammaturgia legato alla contaminazione tra linguaggi differenti, e curando in particolar modo la ricerca sullo spazio e la sperimentazione di luoghi "altri" per il teatro.
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Il testo nasce dalla necessità di andare oltre la notte per immaginare un tempo dedicato all’amore, per vivere la malattia come guarigione, la morte della madre come riavvicinamento di un figlio alla vita.

"Mi piacerebbe mangiare un gelato al limone, disse mia madre. Le tre di notte e tutto chiuso. Un figlio torna a casa dopo tanto e lui che fa? Che fa? Disse mia madre. Va di notte a cercare un gelato fatto di limone, per sua madre".

Vi è in questa conversazione il bisogno di ogni uomo di superare i drammi le morti le contraddizioni, di cercare una fede, una collina che sia luogo di salvezza, dove credere, dove chiedere un’assoluzione. La storia è un susseguirsi di ricordi, che risvegliano nel cuore del protagonista, Pietro, la verità nascosta.

Migliaia di parole collocate nell’arco quotidiano di tre giorni, una via crucis, una madre che va spegnendosi perché rinasca il figlio, come a partorirlo due volte a questo mondo.

Un attore, in scena, immobile su una sedia, ancorato, vincolato al racconto, inchiodato, costretto in quello spazio e in quel tempo a non distogliere il corpo da ciò che gli accade dentro, senza alcuna via di fuga. "Quanto resta della notte" è un urlo muto, quieto-inquieto, cosparso di lacrime e rimorso, sacrificio necessario, gesto estremo nel silenzio.

È un appellarsi alla coscienza, all’ascolto degli altri per consegnarsi al perdono. È croce da portare, è fratello da cullare al centro del cuore, è madre da accompagnare all’ultimo gradino.

Non vi è fuga, dunque, nè spazio per la finzione. L’immobilità è essa stessa confronto estremo con la vita che si muove, attraverso un parlare con altri che altri non sono che se stesso.lare con altri che altri non sono che se stesso.
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