"Inventario. Gli oggetti ci guardano": gli scatti di Beatriz Ruibal in mostra a Palermo
Una selezione di 25 fotografie che rappresentano oggetti personali appartenuti a importanti autori letterari.
Tra questi Federico García Lorca, Zenobia Camprubí, prima traduttrice ispanica di Rabindranath Tagore, e alcuni dei vincitori del Premio Cervantes come Juan Ramón Jiménez, Antonio Gamoneda e María Zambrano.
Si intitola "Inventario. Gli oggetti ci guardano", la mostra ad opera della visual artist, regista e fotografa Beatriz Ruibal che da giovedì 21 novembre (inaugurazione alle ore 18.00) e fino al 31 gennaio 2025 viene allestita nella Chiesa di Sant’Eulalia dei Catalani, in via Argenteria, 33 a Palermo, e promossa dall'Instituto Cervantes.
Si tratta di un progetto al quale l'artista lavora da 10 anni.
Utilizzando un metodo quasi “archeologico” e un attento processo di ricerca, l'artista ha catturato attraverso le fotografie l’essenza di queste esistenze, permettendo allo spettatore di avvicinarsi agli universi intimi degli autori e scoprire i molteplici strati che compongono la loro eredità vitale, rivelando il legame emotivo e la trascendenza della loro eredità nel tempo.
Nel corso della sua carriera, Ruibal ha sviluppato un proprio linguaggio visivo, creando opere che invitano a riflettere su eredità, identità ed ecologia. Queste tematiche sono presenti sia nella serie Inventario (Work in Progress) che nella sua ricerca sui danni all’ambiente e sulla crisi climatica causata dall'uomo.
Questo approccio le ha fatto ottenere importanti riconoscimenti come il Secondo Premio di Fotografia della Fondazione Enaire (2024) e il Premio BMW per l’Arte Digitale (2023). La sua installazione audiovisiva "No lo encontraréis en los mapas", che ha rappresentato la Spagna al G20 Art Project in India (2023), è un esempio del suo impegno nel rapporto tra arte ed ecologia.
Ha inoltre realizzato residenze artistiche presso la Real Academia de España a Roma (2016/2017) e presso il C3A di Cordoba (2023/2024).
Il suo lavoro più recente "Caída Libre" è stato esposto al Panteón de los Hombres Ilustres_ Patrimonio Nacional nell'ambito di PhotoEspaña 2022.
L’esposizione, che giunge a Palermo dopo la tappa a Budapest, rimane fruibile fino al 31 gennaio 2025 (da lunedì a giovedì dalle ore 10.00 alle 13.30 e dalle 15.00 alle 17.30; venerdì dalle ore 9.30 alle 14.00). Ingresso libero.
Durante la mostra vengono organizzate visite guidate in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Palermo e 4 laboratori (il 2, 9 e 16 dicembre 2024 e il 13 gennaio 2025), che offrono agli studenti delle scuole superiori un'esperienza immersiva unica per scoprire come gli oggetti degli autori spagnoli del XX secolo si trasformino in simboli e diventino occasione per una narrazione storica.
«Nel corso degli anni Beatriz Ruibal ha creato un corpus di opere, sia fotografiche che cinematografiche, in cui evoca l’assenza e riflette sulla memoria, sull'oblio e sul ricordo - ha scritto Oliva María Rubio nel testo critico a corredo della mostra -.
E lo fa non attraverso una narrazione chiusa ma in modo frammentario e soggettivo, scavando tra i diversi strati, perché, come sottolinea Walter Benjamin nel testo Scavo e memoria, "la memoria non può avanzare come costruzione narrativa, tanto meno come resoconto, ma deve, nel senso più strettamente epico e rapsodico, indagare in nuovi contesti e, nei vecchi, scavare ancora più a fondo"».
«I primi piani segnano lo stile di "Inventario" e la decontestualizzazione delle scene, evitando la contaminazione con altri livelli di informazione. Ruibal si concentra sulle qualità dell'oggetto stesso: dettagli, tracce del tempo, singolarità - aggiunge la storica dell’arte, Cristina Vives -. L'oggetto è ora un soggetto fotografico e definisce la sua personalità, diventa unico e autonomo.
La luce, naturale nella maggior parte dei casi o retroilluminata su tavoli luminosi in altri, conferisce quest'aura di autosufficienza a ciò che viene ritratto. La scala quasi reale di queste fotografie emula le dimensioni reali degli originali e aggiunge una forza che le rende ancora più vicine e suggestive.
Abiti, scarpe, capi intimi, sono disposti imitando il movimento dell'uso: più strutturati quelli maschili, liberi e sensuali quelli femminili».
Tra questi Federico García Lorca, Zenobia Camprubí, prima traduttrice ispanica di Rabindranath Tagore, e alcuni dei vincitori del Premio Cervantes come Juan Ramón Jiménez, Antonio Gamoneda e María Zambrano.
Si intitola "Inventario. Gli oggetti ci guardano", la mostra ad opera della visual artist, regista e fotografa Beatriz Ruibal che da giovedì 21 novembre (inaugurazione alle ore 18.00) e fino al 31 gennaio 2025 viene allestita nella Chiesa di Sant’Eulalia dei Catalani, in via Argenteria, 33 a Palermo, e promossa dall'Instituto Cervantes.
Si tratta di un progetto al quale l'artista lavora da 10 anni.
Utilizzando un metodo quasi “archeologico” e un attento processo di ricerca, l'artista ha catturato attraverso le fotografie l’essenza di queste esistenze, permettendo allo spettatore di avvicinarsi agli universi intimi degli autori e scoprire i molteplici strati che compongono la loro eredità vitale, rivelando il legame emotivo e la trascendenza della loro eredità nel tempo.
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Le opere più personali di Beatriz Ruibal rimandano l’esigenza della rappresentazione dell'assenza attraverso spazi, scenari e oggetti, concetti che sono legati alla fragilità dell'esistenza contemporanea.Nel corso della sua carriera, Ruibal ha sviluppato un proprio linguaggio visivo, creando opere che invitano a riflettere su eredità, identità ed ecologia. Queste tematiche sono presenti sia nella serie Inventario (Work in Progress) che nella sua ricerca sui danni all’ambiente e sulla crisi climatica causata dall'uomo.
Questo approccio le ha fatto ottenere importanti riconoscimenti come il Secondo Premio di Fotografia della Fondazione Enaire (2024) e il Premio BMW per l’Arte Digitale (2023). La sua installazione audiovisiva "No lo encontraréis en los mapas", che ha rappresentato la Spagna al G20 Art Project in India (2023), è un esempio del suo impegno nel rapporto tra arte ed ecologia.
Ha inoltre realizzato residenze artistiche presso la Real Academia de España a Roma (2016/2017) e presso il C3A di Cordoba (2023/2024).
Il suo lavoro più recente "Caída Libre" è stato esposto al Panteón de los Hombres Ilustres_ Patrimonio Nacional nell'ambito di PhotoEspaña 2022.
L’esposizione, che giunge a Palermo dopo la tappa a Budapest, rimane fruibile fino al 31 gennaio 2025 (da lunedì a giovedì dalle ore 10.00 alle 13.30 e dalle 15.00 alle 17.30; venerdì dalle ore 9.30 alle 14.00). Ingresso libero.
Durante la mostra vengono organizzate visite guidate in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Palermo e 4 laboratori (il 2, 9 e 16 dicembre 2024 e il 13 gennaio 2025), che offrono agli studenti delle scuole superiori un'esperienza immersiva unica per scoprire come gli oggetti degli autori spagnoli del XX secolo si trasformino in simboli e diventino occasione per una narrazione storica.
«Nel corso degli anni Beatriz Ruibal ha creato un corpus di opere, sia fotografiche che cinematografiche, in cui evoca l’assenza e riflette sulla memoria, sull'oblio e sul ricordo - ha scritto Oliva María Rubio nel testo critico a corredo della mostra -.
E lo fa non attraverso una narrazione chiusa ma in modo frammentario e soggettivo, scavando tra i diversi strati, perché, come sottolinea Walter Benjamin nel testo Scavo e memoria, "la memoria non può avanzare come costruzione narrativa, tanto meno come resoconto, ma deve, nel senso più strettamente epico e rapsodico, indagare in nuovi contesti e, nei vecchi, scavare ancora più a fondo"».
«I primi piani segnano lo stile di "Inventario" e la decontestualizzazione delle scene, evitando la contaminazione con altri livelli di informazione. Ruibal si concentra sulle qualità dell'oggetto stesso: dettagli, tracce del tempo, singolarità - aggiunge la storica dell’arte, Cristina Vives -. L'oggetto è ora un soggetto fotografico e definisce la sua personalità, diventa unico e autonomo.
La luce, naturale nella maggior parte dei casi o retroilluminata su tavoli luminosi in altri, conferisce quest'aura di autosufficienza a ciò che viene ritratto. La scala quasi reale di queste fotografie emula le dimensioni reali degli originali e aggiunge una forza che le rende ancora più vicine e suggestive.
Abiti, scarpe, capi intimi, sono disposti imitando il movimento dell'uso: più strutturati quelli maschili, liberi e sensuali quelli femminili».
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