Non smettere mai di andare avanti, in nessun caso: lo spettacolo "L'ammazzatore" al Biondo

Salvatore Nocera e Rosario Palazzolo in "L'ammazzatore"
Una storia che è emblema dei dubbi e delle incertezze che possono attanagliare ognuno di noi: nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo dal 19 al 24 febbraio arriva lo spettacolo "L'ammazzatore".
Inquadrato nella stagione artistica "[De]generazioni" (leggi l'articolo di approfondimento) lo spettacolo, di Rosario Palazzolo, è diretto da Giuseppe Cutino ed è prodotto da A.C.T.I. Teatro Indipendente e Teatro Biondo Palermo in collaborazione con Teatrino Controverso, T22 e M’Arte Movimenti d’Arte.
In scena Salvatore Nocera e Rosario Palazzolo raccontano la storia di Ernesto Scossa che, nato in una Palermo che non concede vie d’uscita, si trova a dover uccidere per mestiere, fino a quando la consapevolezza di una scelta gli offrirà un vago spiraglio di luce.
Lo spettacolo, che nasce dall’incontro tra il drammaturgo Rosario Palazzolo e il regista Giuseppe Cutino, non è una storia di mafia, è una storia minuscola di un uomo minuscolo capace di pensieri minuscoli, un uomo che si fa emblema dell’umanità tutta: disorientata e meschina, delicata e derelitta, ironica e corrosiva.
Ma è anche un inno alla vita, nonostante tutto, perché è un’invenzione continua, il moto di chi non smette mai di andare avanti, persino davanti al baratro.
Ed è anche una lingua, divaricata e poetica, fatta di parole uscite come da un carillon piccolissimo, capace solo di pensieri mignon, e che sottende gesti delicati, tenuti nascosti nelle pieghe di trame arricciate. Come se del vivere bisognasse vergognarsi.
Inquadrato nella stagione artistica "[De]generazioni" (leggi l'articolo di approfondimento) lo spettacolo, di Rosario Palazzolo, è diretto da Giuseppe Cutino ed è prodotto da A.C.T.I. Teatro Indipendente e Teatro Biondo Palermo in collaborazione con Teatrino Controverso, T22 e M’Arte Movimenti d’Arte.
In scena Salvatore Nocera e Rosario Palazzolo raccontano la storia di Ernesto Scossa che, nato in una Palermo che non concede vie d’uscita, si trova a dover uccidere per mestiere, fino a quando la consapevolezza di una scelta gli offrirà un vago spiraglio di luce.
Lo spettacolo, che nasce dall’incontro tra il drammaturgo Rosario Palazzolo e il regista Giuseppe Cutino, non è una storia di mafia, è una storia minuscola di un uomo minuscolo capace di pensieri minuscoli, un uomo che si fa emblema dell’umanità tutta: disorientata e meschina, delicata e derelitta, ironica e corrosiva.
Ma è anche un inno alla vita, nonostante tutto, perché è un’invenzione continua, il moto di chi non smette mai di andare avanti, persino davanti al baratro.
Ed è anche una lingua, divaricata e poetica, fatta di parole uscite come da un carillon piccolissimo, capace solo di pensieri mignon, e che sottende gesti delicati, tenuti nascosti nelle pieghe di trame arricciate. Come se del vivere bisognasse vergognarsi.
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