Musica classica e Opera dei Pupi: il maestro Cuticchio narra un "insolito" Don Chisciotte
Il maestro Mimmo Cuticchio
Quando l'Opera dei Pupi incontra e si intreccia con la musica classica, può nascerne solo una magia. Se poi aggiungiamo uno dei capolavori della letteratura di tutti i tempi, il gioco è fatto.
È così che domenica 19 gennaio prende vita sul palco del Politeama Garibaldi di Palermo "El Retablo de Maese Pedro" (letteralmente "Il teatro di Pupi di Mastro Pietro), un'opera sui generis che inscena in un insolito connubio di musica e Opera dei Pupi un episodio del celebre "Don Quixote de la Mancha" di Miguel de Cervantes.
Uno speciale "fuori programma" della nuova stagione dell'Orchestra Sinfonica Siciliana, diretta per l'occasione dal siciliano Salvatore Percacciolo, organizzato con la prezione collaborazione dell'associazione Figli d'Arte Cuticchio.
Sulle note di Manuel de Falla e con il magistrale accompagnamento del mezzosoprano Sandra Pastrana, del tenore Alessandro Liberatore e del baritono William Hernandez, il maestro Mimmo Cuticchio narra i capitoli 25 e 26 del Don Chisciotte.
Succo dell’invenzione di maese Pedro è la storia della liberazione di Melisendra, sposa di Don Gaiferos, imprigionata dal re moro Marsilio in un castello di Saragozza.
Tra gli spettatori presenti allo spettacolo ci sono Don Chisciotte e il fedele servitore Sancho, ambedue attratti dalla voce di un ragazzo che narra lo svolgimento dell’azione: sul minuscolo palcoscenico si vedono la corte di Carlo Magno al gran completo e con essa l’infelice Gaiferos, deciso a liberare la propria sposa; l’Alcazar di Saragozza con Melisendra in attesa del suo liberatore, e di nuovo Don Gaiferos, che giunge tra mille difficoltà al castello e rapisce sua moglie: viene dato l’allarme e il re Marsilio raccoglie il proprio esercito gettandosi all’inseguimento dei fuggiaschi.
A questo punto Don Chisciotte, particolarmente eccitato dal dramma al quale sta assistendo, sguaina la spada e pronuncia parole di condanna nei confronti degli inseguitori, lanciandosi sul teatrino e distruggendolo tra le proteste e le invocazioni di aiuto di maese Pedro.
Soltanto quando il teatrino è completamente sfasciato l’hidalgo si placa, invocando la sua Dulcinea ed esaltando i principi della cavalleria, trionfante sulle meschinerie dei poveri mortali.
È così che domenica 19 gennaio prende vita sul palco del Politeama Garibaldi di Palermo "El Retablo de Maese Pedro" (letteralmente "Il teatro di Pupi di Mastro Pietro), un'opera sui generis che inscena in un insolito connubio di musica e Opera dei Pupi un episodio del celebre "Don Quixote de la Mancha" di Miguel de Cervantes.
Uno speciale "fuori programma" della nuova stagione dell'Orchestra Sinfonica Siciliana, diretta per l'occasione dal siciliano Salvatore Percacciolo, organizzato con la prezione collaborazione dell'associazione Figli d'Arte Cuticchio.
Sulle note di Manuel de Falla e con il magistrale accompagnamento del mezzosoprano Sandra Pastrana, del tenore Alessandro Liberatore e del baritono William Hernandez, il maestro Mimmo Cuticchio narra i capitoli 25 e 26 del Don Chisciotte.
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Al centro della vicenda c’è maese Pedro, abile burattinaio, il quale in una scuderia di un albergo della Mancia d’Aragona mette su un teatrino per rappresentarvi uno spettacolo di marionette recitanti un dramma cavalleresco con l’intervento dei paladini di Carlo Magno, di re mori e di principesse, tutti coinvolti in una successione di rapimenti, di fughe e di inseguimenti. Succo dell’invenzione di maese Pedro è la storia della liberazione di Melisendra, sposa di Don Gaiferos, imprigionata dal re moro Marsilio in un castello di Saragozza.
Tra gli spettatori presenti allo spettacolo ci sono Don Chisciotte e il fedele servitore Sancho, ambedue attratti dalla voce di un ragazzo che narra lo svolgimento dell’azione: sul minuscolo palcoscenico si vedono la corte di Carlo Magno al gran completo e con essa l’infelice Gaiferos, deciso a liberare la propria sposa; l’Alcazar di Saragozza con Melisendra in attesa del suo liberatore, e di nuovo Don Gaiferos, che giunge tra mille difficoltà al castello e rapisce sua moglie: viene dato l’allarme e il re Marsilio raccoglie il proprio esercito gettandosi all’inseguimento dei fuggiaschi.
A questo punto Don Chisciotte, particolarmente eccitato dal dramma al quale sta assistendo, sguaina la spada e pronuncia parole di condanna nei confronti degli inseguitori, lanciandosi sul teatrino e distruggendolo tra le proteste e le invocazioni di aiuto di maese Pedro.
Soltanto quando il teatrino è completamente sfasciato l’hidalgo si placa, invocando la sua Dulcinea ed esaltando i principi della cavalleria, trionfante sulle meschinerie dei poveri mortali.
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