"Le stanze di Ulrike" al Biondo: in scena la storia dell'attivista e giornalista tedesca sessantottina

L'attrice Silvia Ajelli
A cinquant’anni dal 1968 sul palco del Teatro Biondo di Palermo va in scena la vicenda personale, storica e politica di Ulrike Meinhof, con uno spettacolo in programma fino al 25 novembre.
Inquadrato nella Stagione "[De]generazioni" (leggi l'articolo di approfondimento), "Le stanze di Ulrike" è prodotto dal Teatro Biondo in collaborazione con le Orestiadi Di Gibellina, ed è di e con Silvia Ajelli.
Lo spettacolo racconta la storia di Ulrike Meinhof, giornalista tedesca e attivista che a partire al ’68 orientò il suo pensiero verso una posizione sempre più radicale, fino ad entrare in clandestinità e a votarsi alla lotta armata contro il proprio paese.
La giornalista diventò membro attivo della RAF, Rote Armee Fraktion (Frazione dell’Armata Rossa), comunemente nota come Banda Baader-Meinhof e venne accusata, insieme agli altri membri, di quattro omicidi e 34 tentati omicidi.
Fu processata, incarcerata e infine vittima, insieme ad alcuni compagni, di una morte violenta le cui cause non furono mai del tutto chiarite. Lo spettacolo non intende dare un giudizio storico o politico, ma raccontare la storia singolare di una donna che, da personalità impegnata politicamente, abbandona il suo ruolo per dedicarsi alla lotta armata.
Cinquant’anni dopo il ’68, in un contesto storico e sociale apparentemente molto distante da quello di allora, l’autrice e il regista Rosario Tedesco si interrogano sulle dinamiche ideologiche ed esistenziali che possono condurre alla violenza.
Inquadrato nella Stagione "[De]generazioni" (leggi l'articolo di approfondimento), "Le stanze di Ulrike" è prodotto dal Teatro Biondo in collaborazione con le Orestiadi Di Gibellina, ed è di e con Silvia Ajelli.
Lo spettacolo racconta la storia di Ulrike Meinhof, giornalista tedesca e attivista che a partire al ’68 orientò il suo pensiero verso una posizione sempre più radicale, fino ad entrare in clandestinità e a votarsi alla lotta armata contro il proprio paese.
La giornalista diventò membro attivo della RAF, Rote Armee Fraktion (Frazione dell’Armata Rossa), comunemente nota come Banda Baader-Meinhof e venne accusata, insieme agli altri membri, di quattro omicidi e 34 tentati omicidi.
Fu processata, incarcerata e infine vittima, insieme ad alcuni compagni, di una morte violenta le cui cause non furono mai del tutto chiarite. Lo spettacolo non intende dare un giudizio storico o politico, ma raccontare la storia singolare di una donna che, da personalità impegnata politicamente, abbandona il suo ruolo per dedicarsi alla lotta armata.
Cinquant’anni dopo il ’68, in un contesto storico e sociale apparentemente molto distante da quello di allora, l’autrice e il regista Rosario Tedesco si interrogano sulle dinamiche ideologiche ed esistenziali che possono condurre alla violenza.
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