"Il muro trasparente" con Paolo Valerio: al Teatro Biondo il tennis come metafora della vita

Una scena de "Il muro trasparente"
Un insolito match con il pubblico, "Il muro trasparente. Delirio di un tennista sentimentale" va in scena al Teatro Biondo di Palermo. Lo spettacolo di di Monica Codena, Marco Ongaro e Paolo Valerio debutta mercoledì 9 marzo, alle ore 21.00 nella Sala Strehler.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e dal Teatro Stabile di Verona, è una pièce molto particolare che vede come unico protagonista Max, interpretato da Paolo Valerio.
Questo personaggio affronta la crisi più profonda della sua vita come ha sempre fatto nei momenti di difficoltà: giocando a tennis. Si misura con la passione verso questo sport e con la passione amorosa. Gioca, pensa, racconta, si dibatte. Emergono così emozioni ed ossessioni che si alternano a momenti di silenzio, a urla di sfida disperate, proprie di un uomo alle prese con gerarchie di sentimenti che si travasano l’una nell’altra.
A mano a mano che la partita va avanti, le soluzioni si fanno problemi, l’“agonismo” dell’innamoramento trascolora nella rivalità tra solitudine e vita. Max scandisce il suo sfogo palleggiando centinaia di volte contro il pubblico, che però osserva protetto da un muro di plexiglas, un muro trasparente: avrà il fiato necessario per portare a termine la partita?
Ecco l’altro elemento curioso dello spettacolo. Se il dibattito sulla “quarta parete” ha animato una parte importante della storia del teatro, qui la quarta parete è tangibile e, in tempi di pandemia, si ammanta di ulteriori significati: divide e protegge, inquieta e rassicura, stupisce come il “muro” con il quale ci siamo rapportati negli ultimi mesi. Il muro trasparente che divide la sala dal palcoscenico difenderà dai potenti “servizi” di Max, ma non dalla corrente di emozioni che scorreranno fra l’attore e la platea.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e dal Teatro Stabile di Verona, è una pièce molto particolare che vede come unico protagonista Max, interpretato da Paolo Valerio.
Questo personaggio affronta la crisi più profonda della sua vita come ha sempre fatto nei momenti di difficoltà: giocando a tennis. Si misura con la passione verso questo sport e con la passione amorosa. Gioca, pensa, racconta, si dibatte. Emergono così emozioni ed ossessioni che si alternano a momenti di silenzio, a urla di sfida disperate, proprie di un uomo alle prese con gerarchie di sentimenti che si travasano l’una nell’altra.
A mano a mano che la partita va avanti, le soluzioni si fanno problemi, l’“agonismo” dell’innamoramento trascolora nella rivalità tra solitudine e vita. Max scandisce il suo sfogo palleggiando centinaia di volte contro il pubblico, che però osserva protetto da un muro di plexiglas, un muro trasparente: avrà il fiato necessario per portare a termine la partita?
Ecco l’altro elemento curioso dello spettacolo. Se il dibattito sulla “quarta parete” ha animato una parte importante della storia del teatro, qui la quarta parete è tangibile e, in tempi di pandemia, si ammanta di ulteriori significati: divide e protegge, inquieta e rassicura, stupisce come il “muro” con il quale ci siamo rapportati negli ultimi mesi. Il muro trasparente che divide la sala dal palcoscenico difenderà dai potenti “servizi” di Max, ma non dalla corrente di emozioni che scorreranno fra l’attore e la platea.
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