Al Cineteatro Golden di Palermo la musica del bassista jazz Marcus Miller
Arrivano al Teatro Golden di Palermo le note del bassista jazz Marcus Miller con la tappa del tour "Laid Black". Sul palco con lui Alex Han (alto sax), Russell Gunn (tromba), Julian Pollack (tastiera), James Francies (tastiere) e Alex Bailey (batteria).
Viene davvero da stropicciarsi gli occhi se si volge lo sguardo alla discografia di Marcus Miller: una carriera solista lunga 35 anni, collaborazioni durature con David Sanborn e Miles Davis, un album con Michael Petrucciani e collaborazioni con personaggi dello spessore di Eric Clapton, Aretha Franklin, Jay-Z, Elton John, George Benson, Herbie Hancock e Wayne Shorter.
Marcus Miller è sì un jazzista che predilige il sottogenere fusion o quello funk. Ma non è un purista del jazz tout-court perché ha l’ambizione di voler travalicare i fittizi muri che separano i generi e di poter suonare ogni spartito, ben assecondato da una band che ha la sua stessa visione e malleabilità. "Laid Black" é una lunga suite per lo più strumentale composta da nove brani dalla lunghezza minima, come si conviene, di almeno cinque minuti. L'artista riesce con la grande classe di cui dispone a far convivere felicemente le mille sfumature di cui sono composti generi musicali all’apparenza dissimili rischiando sì di fare impazzire la maionese ma riuscendo in realtà a rendere più pop e fruibile a un pubblico più largo una musica che altrimenti rischierebbe di essere etichettata come alta, come colta e confinata nel recinto degli "iniziati".
Viene davvero da stropicciarsi gli occhi se si volge lo sguardo alla discografia di Marcus Miller: una carriera solista lunga 35 anni, collaborazioni durature con David Sanborn e Miles Davis, un album con Michael Petrucciani e collaborazioni con personaggi dello spessore di Eric Clapton, Aretha Franklin, Jay-Z, Elton John, George Benson, Herbie Hancock e Wayne Shorter.
Marcus Miller è sì un jazzista che predilige il sottogenere fusion o quello funk. Ma non è un purista del jazz tout-court perché ha l’ambizione di voler travalicare i fittizi muri che separano i generi e di poter suonare ogni spartito, ben assecondato da una band che ha la sua stessa visione e malleabilità. "Laid Black" é una lunga suite per lo più strumentale composta da nove brani dalla lunghezza minima, come si conviene, di almeno cinque minuti. L'artista riesce con la grande classe di cui dispone a far convivere felicemente le mille sfumature di cui sono composti generi musicali all’apparenza dissimili rischiando sì di fare impazzire la maionese ma riuscendo in realtà a rendere più pop e fruibile a un pubblico più largo una musica che altrimenti rischierebbe di essere etichettata come alta, come colta e confinata nel recinto degli "iniziati".
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