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L'estate è arrivata: il conto alla rovescia del terrone fuori sede ingabbiato in ufficio

Qualunque sia il motivo che ti ha spinto ad andare oltre lo Stretto a un certo punto arriva l'estate e per te inizia il conto alla rovescia per "scendere", e la voglia è tanta

  • 6 giugno 2018

Una illustrazione di Yaoyao Mva

Puoi essere andato via dalla Sicilia per qualsiasi motivo: perché così desideravi, perché altrove avresti avuto un lavoro, per crescere, per migliorare, per darti una seconda occasione o per non lasciartene scappare una che ti avrebbe cambiato la vita.

Ma qualsiasi sia il motivo che ti ha spinto ad andare oltre lo Stretto, devi ammetterlo: quando l'estate inizia a farsi strada e la nebbia è ormai diluita, un ricordo di settimane fa, quando le giornate iniziano ad allungarsi, quando inizi a prendere le magliette estive dalla scatola che tieni sotto il letto, quando inizi a pensare che è arrivato il momento di fare il “cambio stagione” dei vestiti, ecco, in quel momento scatta il tuo conto alla rovescia.

Quanto manca per tornare giù? Per passare nuove giornate in spiaggia? Per staccare dalla routine dell'ufficio? Per riabbracciare i propri cari e amici o – semplicemente – per tornare a gustare quei piatti che solo tua madre o tua nonna sa cucinare in quel modo?
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Inizi a cercare i biglietti aerei più convenienti o economici, inizi a mandare messaggi ad altri amici – migranti come te – per chiedere loro che programmi hanno per l'estate. «Tu quando scendi? A luglio? Mannaggia, io ad agosto. Ah, i primi di agosto ci sei ancora? Ok, allora forse riusciamo a beccarci».

È l'attesa del ritorno, di quel ritorno che sa di mare, di salsedine, di tramonti in riva al mare, di gelato e brioche per colazione e di cocktail freschi dopo cena.

È l'attesa del ritorno, di quel ritorno che ti ricorda serate trascorse a ballare in locali sulla spiaggia, che ti ricorda quella sabbia che si incastrava tra i piedi e la suola delle scarpe.

È l'attesa del ritorno, di quel ritorno che ha il profumo delle creme doposole spalmate sulla pelle, e il colore di pelli che diventano più scure. È l'attesa del ritorno di baci rubati alla luce della luna – quella spiona, sempre pallida.

Tutto questo – lo sai bene – sarà una breve parentesi prima di riempire di nuovo la valigia di conchiglie, di piccoli contenitori con dentro sabbia, di conserve della nonna o di barattoli con le polpette al sugo appena preparate dalla mamma «Così quando arrivi a Milano hai la cena già pronta» ti sussurra infilando furtivamente il barattolo in valigia, anche se continui a dirle che «Non ci entra più niente! Così non passerò i controlli!».

Ma ammettilo: quel barattolo di sabbia, quel sacchetto di conchiglie e quelle polpette al sugo non le lasceresti mai giù. Preferisci rinunciare a un maglioncino, da lasciare sul tuo letto e che sarà rispedito al nord con i famosi pacchi da giù.

Ci penseranno loro a risolvere tutto. Ma prima di pensare al ritorno nella tua seconda casa, ci saranno ancora tanti giorni da vivere e da assaporare nel luogo in cui sei nato.

E già immagini i giovani del tuo paese che si alzeranno la mattina presto, perché sarà il periodo della raccolta dei pomodori.

E passeranno la giornata con la schiena piegata sotto il sole. Oppure, subito sotto il ferragosto, ti ritroverai anche tu sotto un mandorlo per acchiappare i frutti secchi che cadono giù quando si alza il vento o quando tuo padre dà ai rami un colpo lieve, ma deciso, con un lungo bastone.

Oppure ti immagini già tra le file ordinate dei vigneti, a raccogliere grappoli e ad assaporarli lì, in mezzo alle colline e alle vallate in cui sei cresciuta. E anche qualche grappolo si infilerà, chissà come, dentro la tua valigia.
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