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Raffaele Lombardo replica: "Mi dimetto il 31 luglio"
Mario Monti scrive al presidente della Sicilia, Raffaele Lombardo, per avere conferma della dichiarazione pubblica di dimissioni. La replica del governatore
«A seguito della nota inviata da Palazzo Chigi - replica il governatore Raffaele Lombardo - ho parlato al telefono con il primo ministro Mario Monti rassicurandolo del fatto che, nonostante le criticità segnalategli, peraltro precedute da una campagna mediatica mirata alla delegittimazione e fondata su dati palesemente mistificati e funzionali a interessi politico lobbistici ben evidenti, gli rassegnerò formalmente, oltre all'immane impegno riformatore svolto in questi quattro anni, tutti gli elementi utili a dimostrare la sostenibilità della finanza regionale. Al presidente Monti - prosegue il presidente della Regione - parlerò anche della scelta di dimettermi per consentire agli elettori l'esercizio al diritto democratico di scegliere un nuovo governo e un nuovo parlamento, entro un tempo costituzionalmente previsto, nel corso del quale viene assicurata la piena funzionalità dell'esecutivo».
Sarà che la Sicilia è un mondo a sè, o che l'autonomia speciale di cui la Regione gode molto spesso l'autorizza alla libera interpretazione di leggi, di modi e soprattutto di promesse che, tra gli uomini destinati ad una carica politica in questa terra, hanno un margine di rispettabilità assai vago: il capo del governo italiano Mario Monti martedì 17 luglio ha scritto al presidente della Sicilia, Raffaele Lombardo, per avere conferma dell'intenzione, dichiarata pubblicamente, di dimettersi il 31 luglio. Tanto per esser chiari, tanto per ricordarne l'impegno.
Nel comunicato di Palazzo Chigi la richiesta era associata alle «gravi preoccupazioni riguardo alla possibilità che la Sicilia possa andare in default». «Le soluzioni che potrebbero essere prospettate per un'azione da parte dell'Esecutivo non possono non tener conto della situazione di governo a livello regionale - continuava la nota del Governo - ma anzi devono essere commisurate ad essa, in modo da poter utilizzare gli strumenti più efficaci e adeguati».
Già a chiedere l'intervento del capo del Governo era stato Gianpiero D'Alia, leader dell'Udc, mentre solo qualche giorno fa Ivan Lo Bello, vicepresidente di Confindustria, sentenziava per la Sicilia un destino assai simile alla Grecia.
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