AMBIENTE
Osservare i Grifoni sui cieli siciliani: sentieri, colonie e attività legate ai rapaci
Oggi la colonia di grifoni sui Nebrodi conta oltre cento esemplari e costituisce una potenziale base di partenza per la ricolonizzazione dei cieli della Sicilia
Un Grifone
A riprova di ciò, la Sicilia sembra essere tra le regioni italiane quella che ha sofferto maggiormente le estinzioni animali: nell’arco di poco più di un secolo risultano estinte ben 21 specie appartenenti alle classi dei mammiferi e uccelli, con un tasso di estinzione di almeno una specie ogni sei anni circa.
Per far fronte a questa catastrofe ambientale, l’istituzione di aree protette ha giocato certamente un ruolo importante nella conservazione delle specie e anche nella ricostituzione dei loro habitat naturali.
Dunque, con l’obiettivo di ricostruirne l’areale storico di distribuzione, dal 1997 la LIPU (Lega italiana protezione uccelli) ha avviato con gli Enti Parco delle Madonie e Parco dei Nebrodi un progetto di reintroduzione del Grifone (Gyps fulvus), splendido rapace necrofago un tempo habitué delle montagne siciliane e sparito dai nostri cieli negli anni Sessanta.
Gli uccelli sono stati tutti inanellati con codici identificativi alfanumerici, così da distinguerli singolarmente. Sono seguiti dunque progressivi rilasci in entrambi i siti e lunghi periodi di osservazione che hanno portato, tra il 2005 ed il 2008, a decretare il successo della formazione di una prima colonia in Sicilia proprio sulle Rocche del Crasto.
Un risultato probabilmente legato a una maggiore vocazione del sito nebroideo rispetto alle Madonie, da dove molti degli esemplari rilasciati sono volati via per raggiungere i monti del messinese.
Oggi la colonia di grifoni delle Rocche del Crasto conta più di cento esemplari e costituisce una potenziale base di partenza per la ricolonizzazione dei cieli della Sicilia. Con queste premesse, a fine 2016, l’Ente Parco delle Madonie ha avviato un progetto in collaborazione con Federparchi e coordinato dallo zoologo Antonio Spinnato per cercare di attirare i grifoni del Parco dei Nebrodi sulle montagne del palermitano.
Il progetto è in pieno sviluppo e ha visto la realizzazione di due carnai (stazioni artificiali per l’alimentazione di uccelli necrofagi) in zone strategiche del Parco, ovvero dove il grifone era di casa fino agli anni Cinquanta: a Piano Farina, vicino le ripide pareti di Fosso Canna, e in località Terra dei Poveri, nei pressi di Cozzo Balatelli.
L’obiettivo è quello di collocare regolarmente cibo (interiora e carne animale) con il fine di attirare uccelli necrofagi e rapaci. Esattamente come avviene in natura, l’affollamento di corvi imperiali, gazze, taccole e cornacchie grigie su una carcassa dovrebbe rappresentare un richiamo per i grifoni che vedrebbero anche a grande distanza un notevole movimento.
I carnai potrebbero fungere da richiamo anche per altre specie come l’Aquila reale, che pur essendo un superpredatore non disdegna all’occorrenza di nutrirsi di carogne, e soprattutto il Capovaccaio, un raro avvoltoio presente in Sicilia con pochissimi esemplari.
I carnai delle Madonie rappresentano inoltre siti preferenziali per il birdwatching; a tal riguardo, recentemente l’Ente Parco ha realizzato "il Sentiero del Carnaio", itinerario d’accesso all’area di Piano Farina con pannelli informativi che illustrano l’attività degli uccelli necrofagi e il progetto di richiamo dei grifoni sulle Madonie.
Il Parco ha contestualmente avviato un progetto di informazione e sensibilizzazione del territorio, mirato ad ampliare le conoscenze su questi straordinari rapaci nell’attesa di un loro ritorno.
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