ITINERARI E LUOGHI
Una Madonna a seno nudo e una pietra misteriosa: in Sicilia c'è il borgo dei guaritori
Vi portiamo alla scoperta di un borgo, oggi disabitato, ma un tempo "regno" di guaritori (e storie strane). Da qui puoi anche ammirare un panorama pazzesco
Borgo Pantano, a Rometta (foto di Santo Forlì)
In effetti nel 965 fu l’ultima città dell’isola a cadere in mano ai saraceni che avevano sconfitto i bizantini. Il suo territorio situato a un’altezza di circa 550 s.m. di natura sedimentaria deve essere particolarmente fertile perché vi abbiamo notato una grande quantità di erbe alimurgiche, finocchietto selvatico in primis, altrove assenti dato il periodo di grande siccità.
Più esattamente ci trovavamo nella frazione di San Cono e abbiamo camminato per un tratto sulla strada rotabile sormontata da alti platani. Dopo, invece, l’abbiamo abbandonata per inoltrarci su un suo sentiero laterale in salita scavato nella roccia e delimitato da una staccionata in legno, l’abbiamo percorso e siamo giunti sulla sommità del colle del Palostrico, dal greco Paleo e Kraston, antica fortezza.
Ridiscesi, ci siamo diretti alle grotte saracene, così chiamate perché pare che alcune di esse siano state scavate da questo popolo mentre cingeva d’assedio i romettesi che stavano più in alto. Ci siamo pervenuti attraverso una stradina lastricata delimitata da un muro a secco costituente un campionario di rocce sedimentarie varie: arenarie, calcareniti, gneiss occhiadino simile al granito.
Poi abbiamo incominciato ad ammirare nude pareti di levigata roccia color mattone con delle striature viola prodotte dalle concrezioni. Abbiamo visto antri scavati grandi come dei vani. C’erano degli ambienti ancora più ampi con colonnati, uno di questi aveva ospitato una chiesa rupestre paleo cristiana. Ma sorprendente è stato constatare la natura sedimentaria di queste rocce formatisi in fondo al mare e poi emerse.
Abbiamo osservato infatti conchiglie marine grandi e ben visibili incastonate ed emergenti dalla roccia e innumerevoli buchi che l’avevano sforacchiata che erano stati causati dai litodomi, datteri di mare, molluschi bivalve capaci di forarle.
A fare da contrasto con la roccia giallo ocra in varie zone stavano pendenti ed appoggiati a lei gigantesche piante di cappero dal colore verde intenso. Ma eravamo escursionisti e pertanto il nostro cammino era ancora lungo, piedi e gambe ben allenate costituiscono un formidabile strumento per vedere.
Camminare è una voce del verbo conoscere.
Pertanto attraverso una sterrata ben tracciata ma in forte ascesa siamo giunti ai ruderi del castello Federiciano di cui comunque permangono possenti bastionate. Da lì ancora uno sguardo al vasto panorama, laggiù in pendio ormai tutto rischiarato dal sole: tappeti di tenera erbetta, alberi frondosi, giardini coltivati e il solco fluviale. Poi abbiamo visto, ancora intatti, le mura e gli archi delle porte conducenti al centro cittadino.
Ci siamo inoltrati per le vie principali: linde, tranquille, silenziose. Tutto un senso di pace, di libero respiro.
Case riparate dalla pubblica via da un cortiletto, strade ampie. Alcune piazzette, una piazza grande quadrangolare su cui si affacciava la Chiesa madre con il suo portale litico ben scolpito in rilievo, più in là l’alto campanile non accostato alla chiesa madre come di consueto, ma sorto ad alcuni metri di distanza a delimitare l’ampio spazio. Più di lato una bella fontana zampillante con i giochi d’acqua.
Più giù fra vari ripiani i giardini comunali. Nell’insieme una vista davvero riposante.
Discesi per una stradina in pendenza siamo giunti ad un pianoro in cui sorge una chiesa bizantina con i muri rustici ma ben conservati, col disegno delle finestre, ma cieche: chiuse da innumerevoli croci greche lascianti solo delle fessure. Siamo entrati, abbiamo visto l’altare ben rilevato e l’inusuale per noi fonte battesimale costituita da una grande vasca ricavata da un incavo nel pavimento e che doveva servire per abluzioni complete.
Abbiamo ancora proseguito questa volta in automobile per giungere a borgo Pantano più defilato rispetto agli altri centri abitati e attualmente completamente disabitato. Siamo stati accolti dal sig. Orazio Bisazza che ci ha permesso di visitarlo e ce ne ha raccontato la storia.
Qui oltre ad un gruppo di case in pietra arenaria vi abbiamo trovato una chiesetta. Essa ha l’altare rivolto a Nord, cosa insolita per una chiesa cattolica. In realtà in un lontano passato essa era una sinagoga perché quivi risiedeva una comunità di ebrei dediti all’aspergia, ovvero erano dei guaritori che curavano con le erbe. Ciò secondo una tradizione che in realtà risale all’antica Grecia in cui la scuola pitagorica distingueva le Herbae mirabilis fra queste la malva e l’asfodelo erano ritenute formidabili per nutrire il corpo e lo spirito.
Ma si ritiene che queste comunità di ebrei le usasse per fini curativi come erbe medicinali. Essi probabilmente saranno stati convertiti forzatamente e la sinagoga è diventata una chiesa cattolica. Vi abbiamo trovato una statua della Madonna che allatta Gesù bambino molto particolare perché si vede il seno nudo. Questa statua sarà anteriore al Concilio di Trento (13-12-1545) molto severo in tal senso.
Comunque a partire da una determinata data non vi è stata più celebrata la messa perché il corpulento sacerdote vi si recava in groppa ad un asino che faticava nell’impervio tragitto e ogni tanto puntava le zampe. Per stimolarlo a muoversi gli veniva introdotto un cardo nel deretano, fino a quando la bestia si irrigidì e disarcionò il prelato. «Ogni limite ha la sua pazienza»: direbbe il mitico Totò.
Il signor Orazio ha pure raccontato che per reperire notizie ha dovuto mettersi in contatto con gli emigrati australiani e americani poiché i locali non sono stati in grado di fornire alcuna informazione: ignoranza o reticenza. Chissà?
Coloro che hanno scelto questo luogo per stabilirsi avranno captato un’energia positiva perché questo signore ci ha pure spiegato che più a valle vicino all’alveo del torrente Pantano esiste una pietra circolare su cui se una persona si siede ha la sensazione di girare vorticosamente.
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