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Un sito archeologico (a cielo aperto) in pieno centro: dove si trova l'area di San Girolamo

I reperti vennero alla luce negli anni Settanta durante degli scavi che hanno fatto emergere importanti elementi stratificati in diverse epoche storiche. Come vederli

Jana Cardinale
Giornalista
  • 20 agosto 2022

L'area archeologica di San Girolamo a Marsala

Un’area archeologica in pieno centro città. Che stupisce, ricorda le incredibili testimonianze storiche e i gioielli che Marsala custodisce, e invita al rispetto e alla cura, mai sufficienti, per tutelare i resti artistici e l’identità della comunità locale.

«Interessante da vedere, e non porta via molto tempo. È un sito a cielo aperto di rilievo e uno dei luoghi più suggestivi del centro storico di Marsala, che dovrebbe essere maggiormente valorizzato. Comunque consigliato».

È uno dei commenti che riflettono le impressioni dei viaggiatori e di chi si trova a scoprire l’area archeologica di San Girolamo, tra la Chiesa del Purgatorio e l’omonimo monastero di San Girolamo, innesto naturale tra il paesaggio urbano, che si impone agli occhi dei passanti grazie agli scavi che hanno riportato alla luce importanti elementi stratificati in diverse epoche storiche, e resti di pavimentazione e strutture murarie di tradizione fenicio-punica con la tipica tecnica “a telaio”.
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La piazza San Girolamo, costituita da un’area pedonale arredata con panchine in pietra, è stata pensata con la presenza di tipici agrumi locali, segnaletica esplicativa e un impianto di illuminazione che di notte valorizza ed esalta l’intera area.

Durante la sistemazione dello spazio adiacente alla scuola attigua e piena di detriti della chiesa risalente alla seconda guerra mondiale, negli anni 70 vennero alla luce i reperti di questa zona che si possono datare in due diverse epoche: la prima risale al periodo punico con interessanti ritrovamenti utili a ricostruire l'epoca della vita di Lilibeo, la seconda si può datare come medievale, con alcuni pozzi e l'angolo di un edificio.

A quest’area, che è collocata al di sotto del piano stradale, si accede tramite una scala, anche se non è possibile camminare tra la vera e propria zona archeologica, potendola ammirare soltanto da dove sono apposti dei pannelli didascalici, e anche dall'alto, essendo attorniata da una struttura a protezione in acciaio inox.

La scoperta delle testimonianze archeologiche nell’area compresa fra le vie Garraffa, San Lorenzo e Cammareri Scurti, risale proprio alla fine degli anni ’70, quando il Comune decise di costruire una nuova ala per la scuola elementare “Garibaldi”, sostituendo le macerie che occupavano la zona circostante alla chiesa omonima, distrutta durante l’ultimo conflitto mondiale.

Quest’area archeologica, fra le pochissime allora rimesse in luce nel centro della città, assieme all’isolato di via delle Ninfe, resta fondamentale soprattutto per quanto riguarda le conoscenze dell’abitato antico.

A seguito del suo completo diserbamento e delle “pulizie” successive, sono stati rimessi in luce quasi completamente molti ambienti e strutture antiche, trent'anni dopo le prime ricerche.

A corredare il sito ci sono opere di arredo urbano: al posto del muro che prima divideva il monastero dall’area archeologica è stato realizzato un cancello per l’ingresso al chiostro dalla piazza e una vetrata con struttura in acciaio inox e vetro, a separazione dello spazio dell’adiacente convento, mentre a protezione dello scavo è stata collocata una ringhiera verso le stesse vie Garraffa, Cammareri Scurti e San Lorenzo.

E a testimonianza dello stato dei luoghi prima e dopo i lavori di restauro, sono stati elaborati pannelli informativi, con testi divulgativi che raccontano al pubblico di passaggio questi frammenti di storia che l’archeologia ha permesso di documentare in questo contesto cittadino.

Studi e attività che hanno messo in luce, per la prima volta a Marsala, una parte di abitazione appartenente alla fondazione punica della città, collocata nella prima metà del IV sec. a. C. di cui non è possibile definire l’estensione ma solo immaginare che gli edifici successivi rispettarono l’orientamento di questo primitivo vano.

Lo scavo effettuato ha fornito altri elementi importanti per la ricostruzione della vita dell’antica Lilibeo tra cui la spina di un grande edificio che attraversa da nord a sud l’area e racchiude un grande isolato sepolto dal convento, dentro il quale erano conservate grondaie in ceramica grezza che incanalavano l’acqua piovana.

Un sito incastonato nel cuore del centro storico cittadino, ammirato dagli appassionati di storia, fotografato dai turisti, ma talvolta "profanato" dalla noncuranza e dall’incapacità di soffermarsi sul prestigio del passato di chi lo ferisce con gesti di quotidiana inciviltà.

È successo di recente, infatti, che ad opera di ignoti, sono state divelte le catene cui erano ancorate due grossi massi di marmo che facevano parte dell’arredo urbano di San Gerolamo, poi fatti rotolare lungo la scala che immette nell’area archeologica sottostante, provocando la rottura di diversi gradini in pietra.

Un "dolore" per il patrimonio archeologico della città, e per un sito che è sempre stato biglietto da visita ammirato e fruibile da tutti in pieno centro in modo gratuito.

Sull’episodio si è espresso con amarezza il sindaco, Massimo Grillo, interessato a porre fine a quello che potrebbe diventare un triste fenomeno e a identificare chi, per indolenza o noia, ha provocato quei danni.

Negli anni l’area, culla ideale per iniziative culturali suggestive e dal valore simbolico, ha ospitato anche un presepe artistico in ricordo della natività a cura di alcune associazioni di promozione sociale che hanno voluto renderla punto di incontro per la città: una mangiatoia quale installazione che diventa faro luminoso, utile a indicare anche i valori di rispetto e tutela dei beni collettivi.
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