ITINERARI E LUOGHI
Un palazzo diventa una foresta: una delle visioni di Andrea Bartoli, il Don Chisciotte di Favara
Un progetto che ridefinisce il "significato" di un edificio storico-monumentale. Una giungla, un luogo mentale, un ambiente laico-sacro per l’incontro
Se fosse stato così ne avrebbe avuto tutto il diritto e invece Andrea Bartoli appena varcata la soglia del Farm Cultural Park a Favara in provincia di Agrigento, ci ha fatto sentire immediatamente a casa nostra e lui ha aperto tutte le porte per noi. Con me c'era Antonio Macaluso, videomaker. Spesso lavoriamo insieme.
Io e lui abbiamo un gravissimo difetto, siamo degli entusiasti sognatori. Lavorativamente parlando questo non è un merito perché se ci troviamo a raccontare una cosa che ci piace, perdiamo completamente il senso del tempo, per non parlare di quello del denaro. Con Andrea Bartoli è finita anche peggio, perchè tra i tre, lui, è, senza alcun dubbio, quello più entusiasta, visionario e sognatore.
Tra le mille idee di Andrea Bartoli, c'è anche quella di trasformare un palazzo storico in una foresta, ed è proprio qui che ci accoglie. "Non voglio più essere un palazzo ma una foresta", così il progetto ridefinisce il significato fisico e teorico di un edificio storico-monumentale.
Palazzo Miccichè adesso aspira a diventare altro: una foresta, una giungla, un luogo mentale, un ambiente per l’incontro, uno spazio laico-sacro. Tante le opere d'arte, tra cui Eden di MOG che vede il verde delle foglie arrampicarsi fino ai tetti irraggiungibili di Palazzo Miccichè.
La terrazza, che regala una magnifica vista sull’intera città di Favara, contribuisce con il suo respiro all’idea di rinascita, di volontà di resistere e costruire nuovi mondi e nuove relazioni.
Favara è la prova che la cultura, l’incontro di persone e l’amore per un luogo, sono catalizzatori di trasformazioni, cambiamenti e nuove fioriture. Uno spazio che era stato abbandonato acquisisce nuova vita e accompagna l’uomo verso una ridefinizione di sé stesso e dell’ambiente circostante, imparando a entrare in sintonia con il pianeta praticando l’ascolto a discapito dello sfruttamento.
Negli anni sono state tante le batoste prese e contraddizioni con le quali si è dovuto scontrare e forse la lotta più grande è contro la mentalità dei siciliani. Adesso però, dopo tredici anni, Favara e la sua iniziativa è conosciuta in tutto il mondo, in questi anni sono tantissimi gli artisti internazionali che hanno lasciato la loro impronta in quel paesino sperduto della Sicilia.
Adesso Favara è conosciuta in tutto il mondo come fucina di arte e idee rigeneratrici di un tessuto territoriale completamente spento e periferico
E infatti non è stato facile e non lo sarà, eppure lui continua, come la goccia che piano piano scalfisce la roccia, lui piano piano ha sconvolto un paese, i cittadini di quel paese, l'amministrazione di quel paese, la burocrazia di questa regione, e ha portato al centro del dibattito culturale internazionale la grande trasformazione di un dimenticato paese siciliano.
Chissà se rifarebbe nuovamente questa scelta se potesse tornare indietro nel tempo, e cioè quella di abbandonare la vita da benestante notaio per donarsi anima e corpo alla fondazione di questa utopia.
Sono tantissime le altre idee che piano piano sta mettendo a dimora, proprio come si fa con le piante, una su tutte sta occupando gran parte della sua attenzione, ed è il nuovo progetto su Mazzarino, un altro paese siciliano da rigenerare. Un'altra storia che presto sentirete. Un'altra sfida.
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